22) Un mondo migliore

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“Cambio della guardia, giovane!”

Manuel si alza dalla sedia appena Simone arriva da lui e da Irene dopo la doccia.

Quel perfettone che passa il tempo libero a sistemare casa vorrebbe urlare per tutto il casino che c’è sul tavolo, dove sua figlia sta cercando di realizzare un lavoretto di Natale con rotoli di carta igienica finiti e tempera verde. E i brillantini, i dannati brillantini. L’ha visto in tv, in uno di quei programmi per bambini in cui creano cose meravigliose e che poi, quando vai a replicarle, escono fuori uno schifo.

“No, Manu. Ho fatto la doccia e ho messo la tuta pulita. Abbi pietà”
“Me l’avevi promesso! E poi devo preparà la cena!”
“Te l’avevo promesso prima di vedere la porporina verde. Cucino io!”

Irene alza lo sguardo verso di lui, per poi girarsi verso Manuel che la guarda compassionevole. “Lo so, amore di papà. Lo so. Non è molto bravo a cucinare… che ci dobbiamo fare?”

“Ma la smettete, voi due? Ire, guarda che so fare delle cose buonissime”
“I bastoncini?”

Manuel ride, con la mano davanti la bocca perché l’espressione di Simone in questo momento è impagabile.

“Ok, ho capito. Va bene. Non faccio niente, mi metto qua e grazie mille ad entrambi, davvero. Non mi offenderò”

Si stende sul divano, contando fino a dieci in attesa di una reazione che sa già ci sarà.
Lo sa che non è corretto far sentire in colpa una bambina di cinque anni, ma è stato più forte di lui, anche perché un po’ permaloso lo è davvero.

Manuel e Irene, nel frattempo, si mettono d’accordo a bassa voce per fargli un agguato e il più grande ha deciso che vuole far incazzare fortemente suo marito. Con le mani ancora sporche di tempera e brillantini gli saltano addosso, Irene sopra Simone e Manuel subito dopo, tenendosi con le braccia per non schiacciarla.

“Ti sporchiamo tuuuutta la faccia se fai il cattivo con noi!”
E lo fa davvero, Irene. Passa le sue dita sul viso di Simone che serra gli occhi e vorrebbe tantissimo uccidere Manuel per quest’idea malsana.

“Ah, io faccio il cattivo?”
“Sì, non è vero che non sai cucinare. Io stavo dicendo uno scherzo” Simone adesso sorride, riaprendo gli occhi e trovandosi il viso di Irene attaccato al suo. Buffo, dolce, bellissimo. Ogni giorno lui si sveglia e pensa che sua figlia sia la più bella del mondo.

“No, non scherzavi. Però hai ragione, non so cucinare… io invece scherzavo, volevo fare un po’ l’offeso così venivi ad abbracciarmi”

“Adesso hai tutti i brillantini in faccia, papo!” ride, e dietro di lei ride anche Manuel che sa benissimo di aver fatto fare alla bambina un qualcosa per il quale Simone, se potesse, urlerebbe e darebbe di matto.

“Io non vorrei interrompere questo meraviglioso momento, ma mi state schiacciando un po’ troppo”

“Ma tu sei gigante e io sono piccola!”

“Tu sì, ma papà no.”

“Dai Ire, alziamoci che dobbiamo finire il lavoretto. Attenta al divano!” non lo sa nemmeno Manuel come gli sia venuto in mente di farla avvicinare al divano con le mani sporche di tempera, ma si sente pronto per ricevere da Simone tutte le punizioni che quest’ultimo potrebbe infliggergli.

No Hero [Simuel] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora