Un anno prima.
Si erano detti dopo poco, anni prima del matrimonio, che avrebbero tanto voluto diventare genitori. Era stato Manuel il primo a dirglielo: Simone lo pensava, ma aveva paura che Manuel potesse scappare lontano, spaventandosi alla sola idea.
Invece erano sul letto dopo aver fatto l’amore, abbracciati e con Simone che gli accarezzava i capelli con una dolcezza di cui Manuel, invece, non era mai stato spaventato. Innamorarsi di lui era stata la cosa più importante della sua vita, l’unica in grado di farlo sentire se stesso in ogni momento, con la possibilità di essere fragile, romantico, innamorato perso oltre che il testardo e stronzo Manuel Ferro.
“Te ce pensi mai a un piccoletto o a na piccoletta qua co’ noi?” gli aveva chiesto.
“Tu sì?” non era stato in grado di rispondere altro, perché l’agitazione aveva superato ogni cosa.
“Spesso, Simò. Me piacerebbe na femminuccia, ma va bene pure un maschietto. Je vorrei da’ tutto, tutto quello che io non c’ho mai avuto. La vorrei vizià, deve esse la più viziata de Roma. Non deve mai avecce l’ansia de me, io vorrei esse er padre che avrei voluto io. Non adesso, mo non potrei darle niente… tra qualche anno però sì”Simone aveva riso, perché la sua idea non era proprio uguale a quella di Manuel.
“Ai bambini servono anche regole, Manu…”
“E va be, quelle je le dai te. Se no che ce stai a fa?”
“Ah, beh. Giustamente… la parte dello stronzo devo farla io”Si erano guardati, con il sorriso sulle labbra e l’amore vivo negli occhi, quello dei vent’anni, quello che ti fa credere di poter superare qualsiasi cosa.
“Ma quindi te ce pensi, Simò?”
“Ci penso. Penso a tante cose, con te. A tutto, in realtà. In ogni cosa che immagino del mio futuro, tu ci sei sempre”.Non è andata, alla fine, come avrebbero voluto. Tutto l’iter per l’adozione lo hanno iniziato da tempo. Anni. Appena dopo il matrimonio.
Da settimane si trascinano in casa con l’angoscia e l’incapacità di restare lucidi dopo l’ennesimo fallimento, l’ennesimo spiraglio di luce verso una lettera del tribunale dei minori per un pre-affido che si è spento subito.E Manuel non ce la fa più, vorrebbe solo piangere dalla mattina alla sera, prendere suo marito e chiedergli pietà, dirgli che se non la smette di focalizzarsi così tanto su questo figlio finiranno per rovinarsi loro.
“Simò, dobbiamo parlare”
“Ancora? Manu, ti prego…”
“No, ti prego lo dico io. Mi devi ascoltare, smettila di fare lo stronzo e accendi questo cazzo di cervello”
“Non ti voglio ascoltare! Non voglio ascoltare le tue paranoie perché mi mettono ansia, non voglio parlare di questa cosa. Andrà tutto bene, smettila”Manuel lo guarda, è disperato. Non aveva mai sentito prima ad ora quella orrenda sensazione di dargli fastidio, di essere un peso per lui.
“Ma lo vedi, come fai? Che cazzo di problemi hai? Perché mi devi trattare come uno stronzo qualsiasi e farmi sentire solo, oltre che scemo?”
“Io non ti faccio sentire in nessun modo, evidentemente se ti ci senti è un problema tuo”
“Ma vattene a fanculo, Simò”
“Vattene a fanculo tu. Non ho capito perché tu puoi stare così e io non posso reagire come cazzo mi pare”
“Perché la tua reazione schiaccia anche me! Lo vuoi capire? Invece io ti sto solo chiedendo di parlarne e di starmi vicino. Perché sto vedendo tutto nero ormai e sto di merda. E tu che fai? Anziché dirmi di stare tranquillo, stai lì con i paraocchi perché tu i fallimenti non li sopporti più”“Ne ho considerati e vissuti troppi. Mi sono rotto le palle, di averci a che fare. Se ti fai vedere così, sai dove cazzo finiamo? Nella merda.”
“Ma mi faccio vedere così, come? E da chi? Lo capisci che se invece continuiamo così, finiamo per rovinarci per sempre io e te? E poi sai che cazzo ci facciamo di un figlio? Niente, Simò. Assolutamente niente.”
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No Hero [Simuel]
FanficUn matrimonio messo a dura prova da un errore che sembra insormontabile. Ogni giorno, pezzetto dopo pezzetto, Simone e Manuel dovranno cercare di rimettere in piedi tutto quanto.