1. All wrong

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-Credo che sarebbe meglio se ci prendessimo una pausa- professò decisa sostenendo lo sguardo cupo e incazzato di Jeong-guk.

Michelle sapeva cosa ci avrebbe trovato in quegli occhi che avevano il potere di dirle di tutto e di più senza bisogno di parole. Erano occhi che comunicavano, che lasciavano trasparire ogni più piccola emozione ed era così che lei riusciva a capire sempre in anticipo, prima che parlasse, se era felice, triste, pensieroso, geloso o arrabbiato.

Queste due ultime emozioni erano quelle che nell'ultimo periodo si facevano vedere più spesso.

Troppo spesso.

Il suo atteggiamento sempre più sospettoso e possessivo ogni giorno che passava, cominciava ad asfissiarla e Michelle era stanca di doverlo continuamente rassicurare.

Si sentiva privata del poter agire spontaneamente dovendo soppesare ogni mossa o frase prima di compierla o pronunciarla. Erano arrivati al punto che anche un solo sorriso, rivolto ad uno degli amici della compagnia, diventava la causa scatenante per l'ennesimo litigio.

Quel che le dava più fastidio era che lui si sentiva libero di fare lo scemo con qualunque ragazza gli capitasse a tiro, colpevole di possedere un ego talmente smisurato da sentire il bisogno di accrescerlo continuamente.

Era un bel ragazzo, su questo non si poteva discutere, e piaceva a tutte con quel suo modo di fare spavaldo che le faceva sentire al settimo cielo quando dedicava loro qualche attenzione. Era stata appunto la sua impertinenza sfacciata a farla interessare a lui quel giorno di due anni fa.

Se però era Michelle a manifestare gelosia nei suoi confronti ne sorrideva gratificato sminuendo l'accaduto, ribadendole che le altre non contavano nulla e che per lui esisteva solo lei.

Così quella sera, esasperata per l'ennesimo litigio assurdo causato dal fatto che aveva osato togliere una ciglia dalla guancia di Taehyung per poi fargliela soffiare via dal suo dito dopo avergli fatto esprimere un desiderio, aveva pensato di essere arrivata sulla soglia del limite massimo di sopportazione e il dubbio di voler continuare a stare insieme a lui le si insinuò dentro, ma prima di rischiare di dar credito a quel pensiero e darne voce, ritenne che forse servisse prendersi un po' di tempo per riflettere.

-U-Una pausa? N-no... Io non voglio.-

Il tono adirato con cui l'aveva aggredita verbalmente solo qualche secondo prima era completamente svanito lasciando posto ad uno sguardo impanicato e a una supplica quasi sussurrata.

-Ci farà bene Jeong-guk, vedrai... Ci servirà a capire se stare insieme è veramente quello che vogliamo- gli aveva spiegato dolcemente accarezzandogli una guancia.

-Io so già quello che voglio: sei tu- le rispose risoluto con voce ferma ma con gli occhi che iniziavano a velarsi di lacrime.

Jeong-guk non aveva mai creduto alle pause di riflessione, per lui erano solo un modo diverso di dire che era finita temporeggiando quel tanto per indorare la pillola.

-M-Mi stai lasciando? Ti prego, non farlo... Cambierò, te lo giuro.- La voce incrinata e il labbro tremolante lo fecero balbettare mentre cercava di convincerla a desistere da quella decisione per lui inaccettabile.

-Non ti sto lasciando Jeong-guk- lo rassicurò lei contrariata -È solo che ultimamente non facciamo altro che litigare per qualsiasi cosa e ho pensato che forse ci farà bene stare lontani per un po'. Devo recarmi nell'agenzia di Tokyo per i prossimi tre mesi, quando tornerò ne riparleremo e vedrai che, se la nostra storia resisterà a questa lontananza, vedremo il nostro rapporto sotto un'ottica migliore.-

Michelle era stata notata dal fotografo di un'agenzia mentre serviva aperitivi nella caffetteria in cui lavorava e le aveva proposto di sottoporsi ad un provino allungandole il biglietto da visita. Ci aveva pensato qualche giorno, aveva dedotto che fosse una buona opportunità e si era presentata a quel provino, più per curiosità che altro, riponendo poche speranze di essere presa.

All a Lie | KthDove le storie prendono vita. Scoprilo ora