Capitolo 12: La mia casetta e III anno

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Tornai nella mia amata casetta nelle campagne inglesi, misi giù i bagagli con calma e mi sedetti sul divano per un secondo riprendendo la sensibilità alla schiena

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Tornai nella mia amata casetta nelle campagne inglesi, misi giù i bagagli con calma e mi sedetti sul divano per un secondo riprendendo la sensibilità alla schiena.
Decisa la destinazione da visitare quell'estate, la mia adorata dimora si spostò direttamente nel luogo desiderato in un batter d'occhio: Le montagne del Canada.
Precisamente avete letto bene, andai sulla punta di una montagna che regnava su una valle vuota troppo sperduta per accogliere della vita moderna.
Liberai Bullet che spalancò le ali enormi e cominciò subito ad esplorare il territorio, si beh la natura selvaggia o quello che c'era in giro.
Lo vidi fare qualche giro vicino casa per poi sparire il cielo con fare orgoglioso.
Dopo un paio d'ore di fatica e sudore che avevo usato per sistemare i bagagli e pulire casa, che non usavo da più di 9 mesi, decisi che era proprio ora di una bella doccia rinfrescante.
Mi lanciai sotto il getto di acqua fresca e uscii completamente nuda o quasi, con addosso solo l'intimo e respirai aria fresca e pulita.
Mi misi un vestitino fresco ed uscii fuori a leggere quando Bullet planò dal cielo ad una velocità sorprendente e si posò davanti a me sul piccolo tavolino con fare accusatorio.
Capii all'istante, fu allora che scoppiai a ridere, avrebbe dovuto fare chilometri su chilometri per portare le lettere ai miei amici, cavolo non ci avevo pensato -Avanti Bullet non fai mai niente durante l'anno per una volta almeno fai un po' di movimento su!- dissi scherzosamente -Che se no mi ingrassi!- ma il suo sguardo rimase lo stesso, e risi ancora. 
L'aria era pura e pulita senza smog o qualunque altro inquinante e all'inizio mi scompensò leggermente, non ero abituata a tutto quell'ossigeno e quindi mi girava un po' la testa, ma piano piano mi adattai.
Ne capii l'importanza e mi stupii di come io riuscissi a respirare l'altra aria, mi domandai se avessi vissuto lì cosa sarebbe successo se io fossi tornata poi in società?
...
Quei mesi mi sperimentai da cima a fondo ero sola con Bullet e non dovevo aver la paura e la sensazione di essere vista o giudicata.
Solo Dio poteva farlo se uno ci crede...
Insomma potevo stare tranquilla e sola con i miei pensieri e le mie stranezze che avevo imparato ad accettare e ad amare.
Gli incubi che tanto temevo smisero di tormentarmi il sonno che tanto agognavo ma piano piano scoprii però che non avevo bisogno di dormire tanto, per stare bene tutto il resto dei giorni.
Mi sembravo una batteria, mi bastava qualche volta riposare tranquilla e profondamente, per poi essere a posto, cioè può sembrare assurdo eppure era così.
Il mio corpo non aveva bisogno di riposare ogni sera senza un motivo quindi anche le bellezze dalla notte erano a mia piena disposizione, e me le gustai al 100%.
La notte infatti li sulla vetta della montagna in mazzo al niente a al tutto, era uno spettacolo mozzafiato, il cielo era limpido e le stelle si vedevano con chiarezza senza sforzi.
Mi innamorai del colore del cielo, così profondo e calmo che mi regalava una pace ineguagliabile, sentivo quasi un vuoto di tristezza che andavo a riempire con gioia.
La notte delle stalle cadenti espressi vari desideri per le persone a cui tenevo, riuscendo a scorgere quelle luci grazie alla purezza dell'atmosfera.
Alle volte mi sarebbe piaciuto attaccarmi a quelle cose luminose e sparire nello spazio profondo, anche se sapevo non funzionasse così.
Non mi persi neanche le albe e i tramonti, quei colori così puri e vividi, li porterò con me per sempre, rendendomi con di quanto fosse impossibile immortalare in un dipinto o immagine tali colori o composizioni.
La mattina sentivo la natura svegliarsi con i suoi diversi modi di comunicare, ad esempio uccelli o animali vari che non conoscevo, ce ne erano così tanti che mi arresi a capire che cosa fossero, anche se a volte avrei voluto che stessero zitti ma li amavo lo stesso.
Sentivo un collegamento con la natura così solido e forte che per un momento mi sembrò di essere parte di quel cerchio che tanto i filosofi decantano.
Il cerchio della vita... dicono, ma io non lo avevo mai compreso, ma un giorno nel quale avevo preso coraggio e avevo dormito fuori sotto il cielo, un lupo era sbucato dal bosco e mi si era avvicinato.
Avevo tremato ed ero pronta con la bacchetta a mandarlo via e a difendermi ma... lui si accucciò accanto a me a guardare le stelle.
Rimasi immobile gustando quella sensazione di appartenenza ad un qualcosa di così profondo e potente...
Scoprii un girono di riuscire a capire le bugie e le emozioni degli altri, sentivo il loro disagio o la loro felicità, sentivo se mi mentivano o se erano sinceri.
Lo capii andando nel paese più vicino per fare la spesa, cioè okay che non dormivo ma non è che mi cibavo di luce come il budda.
Al supermercato più vicino un giorno soleggiato incontrai una signora che si trascinava tra gli scaffali come se non sapesse perché era lì.
Non che fosse ammalata o poco agile con dei problemi di deambulazione, semplicemente piegata dal peso della vita.
Avevo bisogno della salsa per il pomodoro ma non lo trovavo da nessuna parte -Buongiorno signora scusi mi saprebbe dire dove trovare...- venni colpita da una un proiettile dritto al petto era una tristezza infinita.
Premendomi il petto trattenni un verso di dolore rimasi ferma con la testa alta, quella tristezza però mi travolse come uno tsunami -Signora si sente bene?- le chiesi avvisandomi -Si si cara- disse con un sorriso, io le posai un amano sulla spalla delicata non era vero non stava bene, lei cerco di mantenere il sorriso ma lei scoppiò a piangere.
Le lacrime le solcarono il viso segnato dagli anni e le esperienze, -Signora si sieda...- dissi portandole uno sgabello, accettò.
Quando si ricompose mi sorrise e mi accarezzò il viso -Sei una così brava persona...-, io sorrisi e le porsi un fazzoletto.
Lentamente si apri e mi raccontò di aver perso suo marito da poco e che si sentiva così incompleta che le sembrava che vivere non valesse più la pena.
Era consapevole che non era così che il dolore era una cosa che con il tempo si allieva ma in quel momento si sentiva sprofondare nelle sabbie mobili.
Io le stetti accanto lasciando che buttasse fuori tutto quello che aveva dentro.
-Signora. Non voglio sembrare chi sa chi ma di recente ho scoperto che la vita è fatta anche di questo, il dolore. Le esperienze iniziano e ci completano collegandosi alle esperienze degli altri, ma quando qualcuno come suo marito ha terminato la sua esperienza di vita, la sua adesso signora prenderà un'altra strada essendo incompleta può imparare anche adesso qualcosa.- dissi mettendole una mano sopra la sua -Alla fine quando sarà il suo momento si riunirà alla sua metà- le dissi poi sorridendole -Sa le belle cose le possiamo vedere come tali perché esistono anche quelle brutte che probabilmente ci segnano di più, ma la forza sta nel ricordare e venerare quelle belle. So che è difficile mi creda lo so... ma la prego non si butti giù- dissi con un sorriso triste, -Alla fine suo marito non l'ha mai lasciata e sempre qui con lei che la protegge- dissi.
-Dio... sei una benedizione del signore- disse lei commossa -No signora semplicemente sembro più giovane di quello che mi sento; ho vissuto cose che non avrei dovuto- dissi -Però se posso permettermi vorrei fare una cosa per lei... finiamo la spesa e poi la porto in un posto...- dissi con un sorriso a 32 denti, -Va bene- sussurrò.
Prendemmo le ultime cose e pagammo, -Venga...- dissi porgendole il braccio, -Ma perché siamo davanti ad un negozio di animali?- chiese con un sorriso, -Perché oggi lei si prenderà una animale che non ha una casa o nessuno e lo porterà con lei- dissi ridendo.
-Ma sono veccia per prendere un cucciolo e...- -Signora si fidi la prego, so che non ne ha motivo ma...- dissi portandola dentro.
Salutammo e poi passammo dai cani, fu un colpo di fulmine, un enorme pitbul appena vide la signora cominciò a piangere e cominciò a fissarla.
Lei se ne accorse e sorrise, lui pianse ancora e quando la commessa apri ma gabbia lui le si accucciò ai piedi.
-Bene prendo questo!- dissi io alla ragazza -Va bene ma non deve pagare, deve solo compilare un foglio dove si impegna a custodirlo- disse guardai la signora che lo accarezzava e gli parlava e compilai al suo posto.
Quando uscimmo il meraviglioso cane non tirava e stava accanto alla signora facendo le cose da cane certo ma senza metterla in difficoltà.
Sembrava che lui sapesse che lei era vecchia ed era pronto a proteggerla, li accompagnai a casa e la signora per ringraziarmi mi ospitò a cena.
Così verso sera tornai a casa distrutta dalla stanchezza e mi addormentai subito dopo aver messo via la spesa.
Insomma scoprii così tante cose di me che i tre mesi volarono via letteralmente, perché mandai Bullet a fare spesa dei libri di Hogwarts con suo enorme entusiasmo.
Sì sì lo so che l'ho sfruttato ma stava diventando un po' pigro allora per un'estate lo feci lavorare un po', voglio dire non gli farà certo male un po' di cardio.
Come fa bene a me fa bene anche a lui e se quelle meravigliose ali non le muove diventerà una statua!
...
Allo scadere delle vacanze, con mia somma tristezza mi trasferii con la mia intera casa a Londra per essere vicina alla stazione.
Naturalmente avevo salutato la signora e le avevo dato il mio indirizzo così se voleva scrivermi avrei risposto, naturalmente presi il suo così nel caso le avrei scritto io.
Fu un addio commuovente ma obbligatorio.
Il giorno della partenza ero diversa, davvero diversa un po', come dire... trasformata dall'arrivo e mi presentai a Kings Cross serena e pronta a cominciare, ignara delle cose che avevo da scoprire ancora.
Vestita il modo semplice: un pantalone a zampa nero e una maglietta bianca con una piccola scollatura, uno zainetto con dentro le cose essenziali come il libro quaderno e matita, andai al binario 9 3/4.
Attraversai la parete e misi via il baule che non volevo più tra i piedi e liberai Bullet così che potesse andare direttamente a scuola visto che era veloce e la strada la sapeva.
Con un abbraccio affettuoso salutai i miei amici che mi erano mancati parecchio e salutai con rispetto le rispettive famiglie.
Kevin venne ad abbracciarmi, fu un po' imbarazzante ma lasciai correre non amavo gli abbracci in realtà ma non mi lamentavo mai quando li ricevevo.
Ero un po' fredda con il contatto anche se a parole ero il contrario, la maggior parte delle volte avevo sempre qualcosa di utile da dire alle persone mentre con i gesti di affetto facevo ancora fatica.
Invece a gesti concreti... beh avevo davvero la forza di farli, io dimostravo il mio affetto o amore ad una persona tramite dei gesti importanti non come gli abbracci.
Saliti sul treno ci scambiammo le informazioni sulla nostra estate -Emma sei cambiata molto sai questi tre mesi anche di viso!- disse Alec osservandomi con attenzione io sorrisi "spero in meglio" pensai ma rimasi zitta e feci una risatina tranquilla.
-Beh Ragazze comunque Roma è stupenda, ho scoperto che il Colosseo non è fatto con la Magia ma costruito mattone per mattone dai Babbani usando tecniche...- venne interrotto bruscamente da Kate -Alec ti prego abbiamo capito che è stato meraviglioso... mi fai venire voglia di piangere perché ho passato un'estate di inferno. Non vedevo l'ora di tornare a Hogwarts!- disse arrabbiata pestando a terra trattenendo le lacrime -Kate avanti non arrabbiarti non è colpa sua se ha passato una bella estate!- dissi seria -Si lo so scusate io...- -Va bene è okay- disse Alec comprensivo.
-Ah comunque Kevin continuava a chiedermi di te si è innamorato proprio!- disse, io sentii le guance tingersi di rosso per l'imbarazzo -Non dai non penso non credo che... ci vediamo solo come amici Kate questo te lo assicuro- -Si come vuoi Watson! Comunque sono così felice di vedervi ragazzi!- disse Kate felice -Si anche noi- disse Alec che tra noi era diciamo così il diplomatico paziente che lasciava correre molte cose senza innervosirsi o irritarsi mai. Alle volte sbottava quando la cosa degenerava ma il resto del tempo era calmo e pacifico come un panda.
-Allora volevo condividere con voi una cosa quest'estate ho scoperto una parte di me stessa che sinceramente beh..., allora da dove incomincio...- dissi torturandomi gli anelli -Non ho bisogno di dormire spesso cioè tutte le notti, sento se le persone mi mentono o le loro emozioni...- dissi tutto d'un fiato.
Alec e Kate mi fissavano -Emma ma davvero?- chiese Alec guardandomi un po' scettico come non capirlo -Già- dissi a disagio -Aspe allora ora se ti dico che da piccola avevo i capelli scuri è una bugia o la verità?- chiese Kate provando -Ma dai Kate come fa a saperlo...- -È vero Alec non sta scherzando- dissi ridendo ad un certo punto facevo fatica a immaginare una Kate mora, loro però non risero -Scusa ma come facevi a saperlo?- io non risposi.
Rimanemmo 10 min in silenzio poi però Kate curiosa mi chiese -Cosa sto provando ora?- sorrisi comprensiva -Hai un po' paura di me ma...- non finii la frase perché mi interruppe -Non mi interessa... ti voglio bene comunque anche se fossi deforme- disse con voce allegra e sorridente, e non mentiva.
Alec rimase tranquillo sentivo che non aveva smesso di volermi bene ma rimase silenzioso a rimuginare per conto suo, lui aveva bisogno di tempo, immagino.
Il viaggio finì presto con mia immensa felicità e noi andammo direttamente nella sala Grande per assistere allo smistamento e all'abbuffata.
Silente però disse due parole iniziali -Benvenuti e bentornati ragazzi e ragazze ad Hogwarts! Quest'anno avremo come ospiti un nuovo professore di difesa contro le arti oscure il professor Lupin...- un applauso breve e poco emozionante -E i dissennatori perché come saprete Sirius Black è scappato da Azkaban e il ministero li a posti a fare la guardia al castello per la vostra sicurezza.
I dissennatori non sono creature che conoscono il perdono quindi non infastiditeli in nessun modo e non dategli nessun pretesto per avvicinarsi. Detto questo si Mangia!- disse con un sorriso.
Il nuovo professore era vestito un po' strano con abiti un po' rovinati e grigi non ero una che determinava il valore di una persona da questo, perciò rimasi ad osservare come si atteggiava.
Notai però lo sguardo di fuoco nero che Piton lanciò al nuovo arrivato, non mi sfuggì neanche la rabbia che lui covava personalmente verso quel povero professore, "poverino" non potei fare a meno di pensare.
Andammo, dopo cena nella nostra sala comune dei Serpeverde e rimanemmo lì un po' accanto al fuoco a parlare poi io e Kate andammo a letto stanchissime.
La mattina dopo ci svegliammo riposate e tranquille, ci vestimmo per andare a fare colazione e ci trovammo con Alec a tavola, -Alec come hai dormito?- chiesi per cortesia -Mah benino anche se mi sono incastrato nelle coperte un paio di volte!- disse lui con una faccia buffa, io risi.
Ci consegnarono l'orario i nostri prefetti naturalmente notai che ci vennero aggiunte delle materie, -Uffa come se non avessimo altro da fare!- dissi scocciata, ma proprio in quel momento passava Piton dietro di me, ero stata così bene senza quel cubetto nero di ghiaccio ambulante.
-Watson è il primo giorno e già ti lamenti?- disse freddo lui -Si professore mi lamento perché le materie dell'anno scorso non bastavano?- dissi irritata e infastidita per la sua intrusione al mio spazio ma Piton non si degnò di rispondere e con il suo mantello svolazzante sparì.
Le prime sue ore avevamo divinazione una delle nuove materie, io non commentai perché se avessi aperto bocca probabilmente adesso sarei espulsa.
Non ho mai fatto niente di più inutile nella mia vita, era chiaro come la professoressa Traweling si inventasse tutto, perché il futuro non si può predire non esistendo ancora!
O almeno questa è la mia versione delle cose.
Rimasi tutta la lezione a trattenermi dallo scoppiare a ridere per le castronerie evidenti che diceva e ricevetti un paio di calci sugli stinchi da parte di Kate che provava ad aiutarmi a trattenermi.
Le ore successive le passammo a pozioni un incubo anche lì, Piton era di malumore e mi fece sbroccare, mi portò al limite di sopportazione.
-Watson ti pare giusta questa pozione? Dio mio... Hai mescolato 7 volte in senso orario?- chiese duro e maligno con uno sguardo disgustato -Evidentemente se viene a rompere no professore!- sbottai incazzata posando pesantemente il mestolo sul banco alzandomi, a guardarlo negli occhi neri "possibile che non sia capace di farsi i cavoli suoi?".
-Alle 20:00 nel mio ufficio Watson!- disse con un tono sprezzante e duro che si univa allo sguardo di fuoco e rabbia allo stato puro.
Pazzesco il primo giorno di scuola e già in punizione mi ha messo!
Mi ero proprio superata! Davvero!
E poi con quel rompi scatole, avrei preferito andare con la McGonagal, già mi mancavano le vacanze dove non avevo visto la sua faccia o quella di nessuno.
Quella sera a cena ero nervosa mangiai poco e parlai anche poco, alle 20:00 in punto come una svizzera mi presentai davanti alla porta nera e bussai allo studio di Piton, -Avanti!- disse freddo -Buona sera professore- -Ah Watson!- disse crudelmente con un ghigno -Si sono io signore...- dissi ironica -Sistema questi fascicoli in ordine alfabetico, quello che non finisci oggi lo farai domani- detto ciò rimase in silenzio.
Io mi misi all'opera e in poche ore di fatica e male alla testa e alla schiena finii e alle 23:00 tornai nella sala grande a leggere siccome di sonno non ne avevo.

POV Piton
Era arrivata puntuale non me lo sarei aspettato di solito gli studenti non sono in grado di guardare l'orologio e capire cosa dicono i numeri e le lancette, sono stupidi fino a prova contraria.
E c'è ancora qualcuno che non mi crede!
Arrivò tranquillamente senza ansia o paura e mi salutò cortesemente, "questa è nuova" pensai, datogli il compito di risistemare i fascicoli delle verifiche richinai la testa sulle pergamene che stavo correggendo.
Dopo circa un'ora di silenzio assoluto rotto dal rumore dei foglio e della mia penna sulle pergamene, feci l'errore di alzare la testa e guardarla.
La osservai attentamente e notai quanto fosse cresciuta in quell'estate, la maglietta le cingeva il petto con eleganza, non era grande ed esagerato ma era bello e sinuoso, scesi con gli occhi fino al fondoschiena, l'estate fa miracoli pensai sogghignando dentro di me.
Lei si girò di scatto cogliendomi in flagrante come se avesse sentito il mio sguardo sul suo corpo meraviglioso -Ha bisogno di qualcosa professore?- chiese dura e fredda come il ghiaccio, -Lavora- la ribeccai gelido per avermi beccato distratto dal mio lavoro, non alzai più gli occhi dalla pergamena.

POV Emma
Avevo deciso di comportarmi diversamente con lui, non serviva a niente andargli contro con il modo che aveva di approcciare alla cose.
Avrei provato a rimanere più calma possibile quell'anno e cercare di essere gentile in partenza e vedere la sua reazione.
Magari sarebbero cambiate le cose, non potevo saperlo se non provavo.
Mi ero accorta ad un certo punto che c'era qualcosa che non andava, sentivo il mio corpo scaldarsi come se qualcuno mi stesse guardando con insistenza.
Avevo alzato lo sguardo e lo avevo visto guardarmi con qui suoi occhi neri come la notte, lo avevo lasciato fare per un attimo.
La sensazione di essere osservate in quel modo da una persona più grande e già adulta era... piuttosto eccitante.
Poi quando mi ritrovai a sentirmi a disagio lo rimbeccai.
Quella sera rimasi a leggere su divano per un bel po ma alla sensazione del suo sguardo mi aveva davvero scombussolata...


Buon jour!!!💜 Spero vi stia piacendo questa storia, fatemi sapere!!! Ringrazio chi commenta e lascia una stellina!!!

Severus Piton: Innamorata di un eclissiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora