Capitolo 26: Beccata

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Le giornate passavano monotone tra lezioni, punizioni e studio sembrava non passare mai il tempo che impiegavo per tutte queste cose.
Mi sembrava assurdo di non avere del tempo per me e i miei amici mentre le lezioni sembravano interminabili.
Voglio dire possibile che il tempo dei compiti e dello studio volesse veloce mentre ero con i miei amici e le lezioni no?
Evidentemente si.
Diciamo che le punizioni della Umbridge ormai stavano giungevano al termine e il mio umore migliorava di volta in volta.
Io e Piton non ci esercitavamo ad ogni punizione ma quando accadeva, piuttosto spesso, che lui entrava e mi faceva il gesto di voler scivolare nello spazio al ritmo del Tango, accettavo anche se lui in realtà non mi ispirava quell'armonia che bisognava avere, ogni volta però distruggeva quel pregiudizio.
Era come che appena mi sfiorasse il contatto tra noi instaurava un legame profondo che ogni volta che accadeva si faceva più forte.
L'ultimo giorno di punizione, per la mia gioia Piton entrò, -Buona sera signore- dissi salutandolo -Buona sera- disse duro mentre mi guardava seduta a leggere mentre i CD si sistemavano da soli.
Ne mancavano davvero pochi e lui li osservò andare ai loro posti, sentii poi la mia pelle bruciare un po', alzai lo sguardo e incontrai il suo gelido che correva per ogni centimetro di me, ne rimasi lusingata ma mi diede anche fastidio.
Ricambiai lo sguardo intensamente e rimanemmo lì a squadrarci ostinati a non voler staccare lo sguardo, poi lui si staccò. Avrei dovuto finire di mettere a posto (cosa che avevo fatto) mentre lui mi porse la mano con galanteria fredda.
Non la presi e mi alzai con eleganza e agilità sentendo il suo sguardo che mi premeva sulla pelle, mi misi difronte a lui che con una faccia impenetrabile, lasciai che scivolasse con le mani sulla mia vita con gentilezza e con fare sensuale e sentii un brivido che mi fece tremare, mentre io dandogli le spalle tranquillamente mettevo in pratica ciò che mi aveva insegnato o almeno ci provavo.
Rimase fermo senza muoversi avvicinandosi con il volto al mio collo e lo sentii inspirare profondamente il mio profumo anche se in silenzio, rimasi ferma immobile ma raddrizzai la schiena tesa -La gamba più in avanti- disse sottovoce, io eseguii.
Mentre mi spinse in avanti e mi fece girare su me stessa fino a che mi trovai con la vita appiccicata alla sua e il suo viso era pericolosamente vicino al mio.
Con una mano sulla mia schiena, con l'altra tirò fuori la bacchetta e con un leggero movimento elementare fece partire la musica e iniziò.
Fu così che nel bel mezzo dell'entrata la Umbridge entrò spalancando la porta con a dir poca prepotenza, Piton ed io ci fermammo poi fece scivolare via la sua mano sulla mia schiena e tolse la mani da me, le mise dietro la schiena e fece un passo in avanti e mi si mise davanti come per proteggermi.
-Piton puoi spiegarmi?!- chiese scioccata la professoressa, lui trattenne un ghigno malefico, perché da dietro, come un fungo comparve dal niente, il Preside -Perché fai quella faccia Piton? Ti pare...- disse stizzita lei non sopportava il fatto che la gente non la temesse, ma venne interrotta.
-Ah Dolores cosa c'è da spiegare- disse il preside introducendosi nella conversazione -Stavano ballando e anche bene se posso aggiungere- disse ridendo facendomi l'occhiolino, io diventai bordò, ma non mi scusai e lui neanche, Piton rimase dov'era senza muoversi di un centimetro.
Poi notai che ad un gesto di Silente lui si spostò da davanti a me e riprese il mantello se lo rimise addosso con un ambio gesto ben osservato dalla Umbridge.
-Bene Dolores da qui ci penso io grazie- disse il preside autorevole e lei con un sorriso forzato se ne andò frustrata -Bene Emma puoi andare e puoi considerare la tua punizione finita! hai fatto una lavoro eccellente- disse vedendo la stanza pulita e ordinata con un sorriso -Grazie signore, buona notte- -Severus tu fermati un attimo per favore- disse fermandolo con una mano sulla spalla e io uscii e corsi nella mia sala comune.

POV Piton
Ma cosa voleva adesso quel vecchio pazzo!
-Mi dica- dissi con cordiale freddezza -Severus non che io voglia sapere ma...- io lo interruppi bruscamente -Non lo so Silente! Non lo so cosa mi è preso! Quella sera l'ho vista seduta le ho chiesto cosa stava facendo e... le ho proposto di ballare con me invece che solo nella sua testa... da quella volta io mi proponevo di insegnarle qualcosa di nuovo perché da curiosa lo vedevo! sempre anche se sapevo che non dovevo! Lo capisce che non ho più il controllo di niente! Sono in balia del niente!- dissi urlando, ero disperato non sapevo cosa fare e la paura mi attanagliava le viscere.
Silente non si scompose anzi mi mise anche l'altra mano sulla mia spalla, il che mi innervosì -Severus non sono qui per riprenderti ma solo per aiutarti nel cammino che ha scelto di intraprendere, lo capisci?- io abbassai la testa -Mi... io non volevo urlare solo che...Io credo di...- mi interruppi e alzai la testa con fiera determinazione non avevo il coraggio di ammetterlo a me stesso, non avevo le palle -Di...- proseguì Silente incoraggiandomi ma non proseguii e con un cenno della testa in saluto uscii dalla stanza senza voltarmi.
Tornai subito nel mio studio con passo felpato e veloce e chiusi la porta alle spalle con forza; rimasi sulla soglia per almeno 3 minuti immobile senza muovere un muscolo.
Decisi di muovermi solo per mettermi un pantalone della tuta e rimasi a petto nudo siccome il fuoco era acceso e riscaldava la stanza, mi stesi sul letto con fare svogliato guardando il soffitto.
Nel silenzio più assoluto scoltai il mio respiro lento, il mio cuore che adesso batteva con il suo battito calmo.
Ripensai alla giornata che da stata piuttosto noiosa ma i miei pensieri scivolarono su di me a alla Watson mentre ballavamo vestiti in modo normalissimo una danza complessa ed elegante.

Severus Piton: Innamorata di un eclissiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora