Capitolo 42: Tensione per gli esami sciolta

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L'inverno passo in fretta senza che me ne accorgessi e poco a poco la neve si sciolse lasciando spazio a fiori e piante che ripresero a crescere.
L'erba crebbe più velocemente e gli animali facevo capolino dal letargo e altri dalle loro tane attirate dal caldo nuovo che cominciava ad arrivare in quel periodo.
La bellezza e la calma della natura che avevo modo di osservare era in contrasto con l'angoscia e l'irritazione che provavo in quel momento; mancavano neanche due mesi agli esami, i G.U.F.O e avevo paura di non sapere abbastanza.
Mi sembrava che gli insegnanti aggiungessero sempre cose nuove senza lasciarmi il tempo di studiare quelle prima.
Avevo gli appunti pronti ma li aggiornavo sempre, mi sembrava non finire mai come un cerchio infinito di conoscenza.
Ero nervosa e preferivo stare sola che in compagnia e Piton se ne accorse; non lo andavo più a salutare tanto spesso e se potevo votavo anche i miei amici.
La solitudine mi dava modo di pensare con più attenzione e profondità, non solo per gli esami che alla fine si limitavano a quello ma anche per gli eventi recenti.
Sentivo di aver perso qualcosa, pensai ad un ricordo, eppure avevo tutto, le immagini e la mia mente lo provava.
Quella sensazione di vuoto non mi lasciò per parecchie settimane e mi rendeva una persona poco abbordabile dal punto di vista sociale; chiusa e scorbutica mi aggiravo nei corridoi come un fantasma.
Alle volte perdevo il controllo su qualche oggetto e lo ritrovavo vagare per le stanze o distrutto senza che me ne accorgessi.
Una sera mentre ero sola nella sala comune a ripassare gli appunti di pozioni, Piton entrò vestito con dei pantaloni della tuta e una maglietta nera che risaltava il suo fisico stupendo, -Buona sera- dissi senza staccare gli occhi dal quaderno concentrata -Ti va di venire con me un po'?- mi chiese piano e gentilmente lui, probabilmente aveva capito che sarei esplosa da un momento all'altro dal nervoso -Cosa dobbiamo fare?- chiesi distrattamente -Sorpresa- disse.
Misi via il quaderno e feci una faccia poco convinta ma mi alzai comunque -Ti conviene che sia una cosa seria perché...- -Non preoccuparti- disse mettendomi una mano sui fianchi e ci incamminammo fianco a fianco.
Sentivo il bisogno di stare con lui, ma a volte la frustrazione e l'abitazione che provavo era tanta e non volevo anche solo per sbaglio trasmetterla lui.
Mi condusse tra i corridoi bui della scuola senza accendere mai la bacchetta -Non possiamo accendere la bacchet...- -No- mi interruppe lui tranquillo, poco dopo riconobbi le scale della torre di astronomia, sorrisi non sapevo se ne sarebbe valsa la pena ma decisi di fidarmi di lui non avevo dubbi che non mi avrebbe fatto perdere del tempo a caso.
Quando arrivammo in cima rimasi ferma immobile, stesa per terra c'era un materasso con cuscini e coperte, un cestino con del cibo e la temperatura era calda al contrario del fuori, il panorama era mozzafiato.
La luna risplendeva della sua luce riflessa in cielo e illuminava tutto quanto; mi voltai verso di lui -Ma...- lui mi prese il viso e disse -Tu ti meriti il meglio e soprattutto un po' di calma- con le mani scese e mi sfilò il maglione di lana seguito dalla maglietta e i pantaloni lasciandomi in intimo.
Mi sfiorò piano ovunque facendomi venire la pelle d'oca e le farfalle allo stomaco, -Sdraiati- disse io obbedii mi sdraiai e lui mi si avvicinò e con le mani calde cominciò a massaggiarmi, mise un po' di olio profumato sulle mani e andò avanti per circa mezz'ora andò avanti così piano e forte toccando i punti giusti con la giusta intensità sciogliendo i nodi tesi.

POV Piton
Prima la sfioravo leggermente poi premevo con le dita per sciogliere la tensione che aveva in corpo, scivolavo sul suo corpo sodo con maestria lo ammetto.
Avevo deciso di farle un massaggio perché di recente notai che era poco rilassata e nervosa non volevo vederla così rigida.
Dopo un po' che andavo avanti finii la schiena e passai le mani sul suo sedere, mi venne un brivido e la pelle d'oca mi diede solletico, lo massaggiai e lo palpai era sodo e morbido al contempo.
Lentamente le slacciai il reggiseno -Girati-  le ordinai con un tono gentile lei stordita e rilassata obbedì senza fare domande non rendendosi conto di quello che stavo per fare.
Giratosi con il seno libero e ad occhi chiusi non vide subito che passai le mani anche lì stringendo e rilasciando con ritmicità quel seno morbido, lei sorrise soddisfatta ma trattenne il respiro quando le strinsi i capezzoli facendola sospirare di piacere -Ma cosa fai...- disse languida ma anche indignata con il suo solito modo impertinente, sentii il mio corpo tendersi e irrigidirsi la desideravo, -Un massaggio- risposi piano andai avanti per un po' così.
Poi quando finii -Adesso rimani con gli occhi chiusi e ti metto una coperta è essenziale che tu stia così- dissi piano per evitare che aprisse gli occhi lei obbedì stranamente senza fare domande.
Io mi alzai e mi spogliai velocemente rimanendo nudo, notai che ero già eccitato e più la guardavo più peggioravo la situazione, mi risedetti e attesi qualche minuto che mi sembravano un eternità.
Poco a poco le tolsi la coperta e ripresi il massaggio sul ventre, scesi piano fino al pube massaggiando con gentilezza, le presi l'elastico degli slip e lo feci scivolare verso il basso, -Ma cosa...- disse piano stupita -Tu rimani ad occhi chiusi- dissi tranquillo -Lasciami fare- lei sorrise; le feci scivolare le mutandine giù fino a piedi e gliele sfilai, mi misi a cavalcioni su di lei non facendoglielo sentire perché non volevo che lo sapesse, poi misi i due pollici sul l'inguine, lei fremette, lo massaggiai con gentilezza ma decisione scivolando verso l'interno della sua intimità.
Le scappò un gemito io sorrisi, prima che lei potesse dire qualunque cosa di impertinente o rompiscatole le strinsi il clitoride arrossato e pulsante, sospirò gemendo e strinse i cuscini.
Ruotò il bacino verso di me spingendo vogliosa ma io mi fermai pur rimanendo lì, fermo -A cosa stai pensando- chiesi curioso con un ghigno sul viso, lei ansimante disse spontanea e sincera come era solita fare -A te- disse sincera e aprì gli occhi ambra lucidi e dilatati, io sorrisi e ripresi a stringere e spingere facendole sfuggire un gemito che provo a trattenere poco prima che venisse mi fermai, volevo vedere la sua reazione da insoddisfatta -Ma che fai...- disse irritata ma ansimante con un'espressione assassina, io sorrisi -Vado avanti?- -Si ti prego- mi implorò poi  io ridacchiai, spinsi e la velocità aumentò facendola gemere e poco dopo venire tra spasmi e gemiti tra le mie mani.
Io sorrisi soddisfatto per il mio operato e scesi da lei che tutta tremante riprendeva fiato, -Severus?- -Si?- risposi -Grazie- disse lei alzandosi e appoggiandosi languida al mio petto, -Sei bellissima sai?- dissi guardandola negli occhi -Anche tu- disse mentre con la mano mi accarezzava i pettorali, la presi con forza e la spostai sugli addominali contratti per il piacere, ad un suo tocco io mi attivavo.
Lei però scese e sfiorò il mio membro già duro sgranai gli occhi sorpreso e lei sorrise maliziosa e andò avanti ma io mi alzai all'improvviso con un felino e le salii sopra ancora a pancia in giù con il sedere sodo all'aria -Alzati- dissi lei sorrise confusa -Perché?- chiese con il suo fare da impertinente -Zitta e obbedisci- dissi sussurrandole nell'orecchio suadente.
Lei obbedì, ero consapevole che in quel momento mi aveva soggiogato bastava un suo gesto e avrei fatto qualunque cosa qualunque.
Rimase in ginocchio con me dietro, la spinsi con le mani a terra a quattro zampe e le presi i fianchi strusciandomi tra le sue pieghe.
-Severus cosa vuoi fare?- chiese maliziosa e divertita -Come fanno gli animali...- dissi con tono gruttale per la tensione lei ridacchiò e non c'è a feci più -Mmh non è una brutta idea, caprone!- mi prese in giro lei ridendo.
Le afferrai i fianchi con prepotenza e la penetrai con un colpo di reni potente, con forza facendole sfuggire un gemito che non riuscì a trattenere perché concentrata prendermi in giro, si pentì.
Io strinsi i denti ansimando forte, ero entrato del tutto e la sentivo muoversi e contrarsi, mi agitai e cominciai a spingere con forza e costanza, la sentivo gemere di piacere, mentre il rumore della nostra carne in contatto riempiva l'atmosfera; mi piegai in avanti palpandole il seno mentre lei mi veniva incontro strusciandosi vogliosa, scesi sul ventre fino al clitoride pulsante, quando glielo toccai lei aumentò la velocità e venne con un gemito e il rilascio dei suoi muscoli spasmodico facendomi venire con un grugnito gruttale e profondo.
-Come mi hai chiamato?- le dissi adesso con un ghigno, non rispose troppo rilassata e provata.
Le tremavano le gambe e le braccia infatti si piegò in avanti con il sedere in alto per c'ero ancora io dietro dentro di lei, le presi i fianchi e scendendo sui talloni la feci sedere su di me mentre ero ancora in lei, la sua testa si appoggiò sulla mia spalla languida, -Con quale animale mi vedresti?- chiesi curioso adesso ma serio mentre riprendevo fiato -Un caprone- disse ansimando mentre mi morse l'orecchio in segno di ribellione, io in tutta risposta le strinsi il clitoride caldo e bagnato.
Sospirò con un piccolo gemito stanca -Una pantera- disse con semplicità cercandomi con una mano, io sorrisi intrecciando le dita con la sua.
-Tu in cosa mi vedresti?- chiese lei, non lo sapevo, non ci avevo pesato.
Chiusi gli occhi la vidi sinuosa e sensuale sotto le mie mani tonica e forte, combattiva e alle volte gelosa.
-Non lo so- dissi facendo una pausa d'effetto -Ma penso un Ghepardo, elegante e coraggioso, veloce se pur esile nelle sue forme è perfettamente in grado di combattere- risposi, lei sorrise e mi accarezzò distrattamente la mascella -Mi piace come risposta- disse -Ma perché la pantera?- chiesi lei ridacchiò con fare misterioso.
-Dai sono curioso- insistetti -Tu sei silenzioso, regale e nel tuo modo di fare vedo e quella punta di diversità che ha la pantera...- disse -Devi sapere che le pantere sono Leopardi con troppe macchie, e in te vedo la bellezza dell'essere unico e perfetto- io rimasi in silenzio mentre mi assaporavo quelle sue parole.
Mi risvegliai mentre lei lentamente si strusciò su di me e si allontanò facendomi uscire da lei, facendomi sfuggire un gemito gruttale dopo il quale languidamente si appoggiò a terra sdraiata su un fianco.
Poi si alzò elegantemente e con sinuosità andò al parapetto appoggiandosi con i gomiti alla ringhiera di ferro battuto e ammirò il panorama.
Mi imposi di guardarlo anche io ma lei in controluce così appoggiata e assorta nei suoi pensieri mi distrassero; mi alzai e piano da dietro le misi le mani sui fianchi accarezzandole le cosce. 
L'aria fredda ci colpì eravamo fuori dal luogo caldo che avevo creato, i suoi capelli mi vennero in faccia e annusai il suo profumo leggero ma inebriante, mi appoggiai a lei sia con il viso che con il resto del corpo che probabilmente sentì che ancora una volta ero eccitato, la circondai con le braccia per proteggerla dal freddo; appoggiò la testa sulla mia spalla lasciando che le miei mani senza controllo le scivolassero sul corpo caldo per esplorarlo.
Si girò verso di me cuore contro cuore e mi guardò negli occhi, -Hai voglia di raccontarmi cosa hai pensato quando mi hai vista la prima volta?- chiese curiosa, sorrisi -Perché?- -Non lo so sono curiosa di vedere che visione avevi di me- -Va bene, ma voglio sentire anche la tua opinione su di me- dissi io di rimando mise le mani sul mio petto appoggiati alla ringhiera iniziai il racconto.

Severus Piton: Innamorata di un eclissiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora