Capitolo 13: Il molliccio

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Seduta a gambe incrociate sul divano meditavo al calore del fuoco, riuscivo a sentire i miei compagni dormire e la sensazione di pace che sentivo era meravigliosa

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Seduta a gambe incrociate sul divano meditavo al calore del fuoco, riuscivo a sentire i miei compagni dormire e la sensazione di pace che sentivo era meravigliosa.
Era raro che io riuscissi a trovare quell'equilibrio che avevo trovato solo in cima alla montagna in Canada, d'altronde non era lo stesso.
All'improvviso la pace si interruppe come se una tela bianca e vergine si fosse squarciata, agitazione e angoscia furono le lame.
Piton entrò nella sala comune lentamente -Watson cosa fai sveglia?!- disse duro -Io dormo quando ne sento il bisogno, adesso non posso stare seduta sul divano la notte?- chiesi irritata -Come scusa?- chiese confuso, io risi prendendolo in giro crudele sapevo che non era normale ma lo avevo accettato ero così e non lo potevo cambiare.
-Si professore funziona così per me- mi guardò con uno sguardo freddo -Ma sul serio?- disse in una domanda retorica che puntava a sminuirmi con crudeltà, sorrisi non mi sarei fatta scalfire dalle sue parole -Si-.
-Posso- disse senza un motivo porgendo una mano verso il libro accanto a me, -No- risposi sentendomi violate nei miei spazi, lui mi colpì con uno sguardo glaciale non sopportava essere contraddetto, -Storia del Quiddich?- chiese dopo avermelo strappato dalle mani, curioso si ma sempre freddo -Vorresti giocare?- chiese, io risi divertita  -No la ringrazio, è solo che non conosco lo sport ne le sue regole e qui tutti ne parlano quindi mi metto in riga- disse semplicemente, annuì e sfogliò il libro, io richiusi gli occhi.
-Ti lascio a meditare- disse calcando particolarmente sulla parola meditare per prendermi in giro e si alzò -Non mi dava fastidio- dissi sempre con gli occhi chiusi, mi ero ripromessa di essere più accomodante e tranquilla non mi piaceva essere come sono; voglio dire che se continuavo così mi sarei fatta piazza bruciata intorno a me, sentii che si risedette. Riaprii gli occhi mi stava osservando -Ma cosa stai facendo?- disse freddo come al solito ma ormai ero abituata -Ascolto.
Professore, se posso perché è ancora sveglio?- chiesi incuriosita squadrandolo da cima a fondo -Non riesco a dormire, neanche con la pozione Watson- disse duro prevenendo la mia domanda -Troppi pensieri?- chiesi sforzando ad essere cordiale ed educata -Si può essere- rispose serio ma vago.
Rimasi in silenzio, -Non so se vuole un consiglio da me professore ma glielo darò lo stesso, perché non prova a diciamo così a meditare un po'?- mi guardò come se avessi detto la cazzata del secolo e sogghignò malefico -Meditare?- sorrisi alla sua diffidenza trattenendo un lunghi diretto alla sua faccia -Si regolare il proprio respiro, vuole provare?- chiesi tranquilla e calma -No- disse con uno sguardo schifato.
-Peccato- dissi indifferente e lo provocai  -Tanto cosa ho da perdere no?- disse crudele ma ironico per prendermi in giro -Allora si sieda con le gambe incrociate, si qua accanto a me dove se no!- lo ripresi con tono canzonatorio e severo -Poi chiuda gli occhi e cominci a fare respiri profondi con la pancia- e mi azzardai mettendo una mano sulla sua pancia e Piton aprì di scatto gli occhi e mi prese la mano con forza -Cosa. stai. facendo.?- disse irritato -Deve respirare con l'addome!- dissi sorridendo con tristezza "che persona problematica" pensai.
-Si fidi non le faccio mica male!- dissi parlando come rivolta ad un animale ferito, con dolcezza e calma, lui lasciò la mano e mi lasciò fare anche se vedevo e sentivo la sua tensione.
Aveva di addominali tesi come il marmo e non si rilassava neanche a pagarlo, allora la tenni un pochino più saldamente e poco a poco si calmò.
Dopo un po' vidi il suo viso distendersi sembrava quasi sereno rimasi stupita di come fosse cambiata la sua espressione. Poco dopo aprì gli occhi neri come l'ossidiana mi guardò fisso e si sedette normalmente, -Allora?- chiesi curiosa, mi guardò e alzò un sopracciglio scuro -Bene- disse semplicemente, non mi diede spiegazioni e non mi disse cosa sentiva niente, prese il libro e cominciò a leggere.
La sua voce quando non era tesa e irritata era morbida e distesa e fluiva come un fiume in piena con una forza meravigliosa, senza ostacoli.
Rimasi ad ascoltarlo per un po' quando però lui finì il capitolo e chiuse il libro e me lo porse, -Leggi tu- disse tranquillamente ma intuii che non fosse una proposta ma un ordine -Va bene- e incominciai a leggere e sentivo il suo sguardo su di me come un faro di luce fredda come la notte, ero un po' tesa e lo notò -Dovresti rilassarti sai non ti mangio se sbagli- disse sogghignando alla vista del mio nervosismo -Mah non ne sarei così sicura!- dissi sorridendo un po' a disagio lui intensifico lo sguardo -Hai paura di me Watson?- chiese crudelmente divertito -No- dissi.
Continuai a leggere tranquillamente finché lui non lo sentii trattenere uno sbadiglio... -Watson sei sicura di non avere sonno?- chiese duro alla fine squadrandomi, io risi divertita dalla domanda -Professore se ha sonno vada a letto!- dissi diretta -Mica deve per forza stare qua! Così mi libera dalla sua presenza no?!- dissi crudele mi guardò negli occhi come per vedere se mentivo ma io non mento a meno che non ne vada della mia vita.
Così si alzò -Buona notte Professore!- dissi delicatamente, lui mi guardò negli occhi  -Buonanotte- rispose rigido -Professore si riposi!- detto ciò si diresse nel suo studio.
Lessi un po' in solitudine e poi arrivò l'alba.
Scesero tutti per la colazione come una massa di pecore, io ero già pronta e carica ma stavo aspettando Kate ed Alec -Ei buongiorno!- esclamò Kate con un sorriso -Ciao dormito bene? Tutti e due?- chiesi -Si dai... ho fatto un sogno terribile però- si lamentò Alec; così scendemmo nella sala grande a mangiare.
A tavola ci accomodammo tranquilli -Allora raccontaci un po' questo incubo!- dissi io guardando Alex un po' turbato, -D'accordo... io ricordo di essere nato senza gli arti... non potevo fare niente da solo e quando i miei mi diedero una badante che si occupasse di me, lei era un mostro.
Mi picchiava e io non potevo fare niente mi violentava e io non potevo fare niente. Un giorno ricordo che aveva visto un coltello in cucina e lo avevo usato non so come per uccidermi... poi mi sono svegliato di soprassalto- disse sorseggiando del succo.
-Mio Dio... che sogno orribile- dissi schifata -Si lo so mi ha veramente stancato... anche perché mi sembrava così reale...-, -D'accordo Alec non ci pensare più, era solo un sogno va bene?- dissi io accarezzandogli la schiena -Si hai ragione... uff- disse con un sorriso.
Quella mattina avevamo difesa contro le arti oscure con il professor Lupin, l'insegnante quello nuovo, -Buongiorno ragazzi sedetevi, sedetevi! oggi dopo un breve giro di nomi per capire chi siete ho una sorpresa!- disse con voce gentile e comprensibile.
Già mi stava simpatico, aveva un sorriso volenteroso e pieno di aspettative, non era pessimista e non dava segni di narcisismo patologico.
Dopo il giro di nomi e presentazioni disse -Non me li ricorderò mai tutti oggi ma mi aiuterete...- disse facendoci ridere con una faccia un po' divertita, -Bene ora spostiamo i banchi tutti di lato della stanza e iniziamo- decise di incominciare con i mollicci, perfetto...
Ci descrisse con calma e sicurezza le varie caratteristiche di quel l'essere, in realtà io lo avevo già studiato in un libro che avevo letto  prima della scuola ma ascoltai curiosa -Chi sa dirmi la forma di un molliccio?- chiese, alzai la mano per prima ero stata un razzo, -Signorina Watson giusto?- -Si professore- risposi se lo era ricordato -Bene illustracela- disse con sguardo curioso -Il molliccio non ha una forma predefinita ma si modifica a seconda della persona che ha davanti, infatti si trasforma nelle grandi paure delle persone- dissi tranquilla, -Bene molto bene signorina Watson! 5 punti a Serpeverde!- disse felice e i compagni della mia casa esultarono il mio nome.
-Possiamo iniziare!- esclamò lui, ci indicò l'armadio di antiche fattezze -Dunque qui dentro ci troviamo il molliccio. Qualcuno mi sa dire perché?- chiese, io alzai la mano annoiata -Watson...?- -Perché in questo modo non pò trasformarsi in niente non vedendo nessuno- dissi con fare accademico -Molto bene altri 5 punti per Serpeverde- disse con un sorriso compiaciuto.
Ci mise in fila indiana per fronteggiare il molliccio a turno e ci insegnò a pronunciare l'incantesimo "RIDDICULUS", assicurandosi che quando usciva il molliccio dall'armadio dovevamo pensare a qualcosa di divertente collegato alla nostra paura e dire l'incanto.
Era bravo a insegnare, coinvolgeva tutti senza esclusione, però mi accorsi che su di me indugiò un po' con lo sguardo.
Non faceva distinzioni tra i più dotati o meno, il suo obiettivo era quello di insegnare a tutti, cosa che dovrebbero fare tutti gli insegnanti.
Io ero la quinta della fila e aspettai con calma e pazienza senza paura, ero impaziente però di mettermi alla prova.
Ognuno di coloro che provò ne aveva una differente di paura che a volte non era del tutto consapevole di avere, la paura dei pagliacci o dei ragni, serpenti o del professor Piton nel caso di Neville di Grifondoro.
La scena fece ridere tutta la classe compreso il professore che in modo simpatico fece passare una situazione imbarazzante in un qualcosa di memorabile.
Quando fu il mio turno non sapevo cosa aspettarmi avevo pensato a cosa di questo mondo creasse in me paura ma non trovai risposta; al mio turno ero un po' nervosa non sapevo cosa aspettarmi vennero fuori due cose per la verità: la prima fu un dissennatore enorme che avevo visto dalla finestra della scuola, un qualcosa di terreno che mi aveva indotto l'idea di paura, avevo letto da qualche parte cosa facevano e quando li avevo visti fuori dal castello mi si era gelato il sangue mi guardò dritto negli occhi io però rimasi immobile.
Il professore fece -Watson?!- per richiamarmi all'attenzione, io non risposi, non sentivo il terrore che scuoteva i miei compagni alla vista dell'incarnazione della paura, il dissennatore poco dopo si trasformò in un giro di se stesso nel nulla. Avvolse tutta la classe un buio che in natura non esiste mandando tutti nel panico! -Watson!!!- urlò il professor Lupin arrancando nel niente, sentii una lacrima scendermi sulla guancia calma e rassicurante, ero lì sulla terra e non ero come nel sogno, la paura mi colpì come un pugnale, ero sola come nel sogno invece! -RIDDICULUS!- urlai ferma e il buio che ci circondava si trasformò in una coperta nera gigante che ci avvolse tutti.
Il professore, trafelato rimise nell'armadio il molliccio, -Ragazzi la lezione è finita- disse tristemente con un sorriso rassicurante mandando tutti fuori -Watson fermati qua per favore!- tutti uscirono guardandomi male per la delusione di non aver provato anche loro, ma nei loro occhi vedevo e sentivo la paura di quello che era successo.
-Watson cos'era?- chiese -Non lo so professore- dissi con voce sicura e sincera asciugandomi la lacrima cercando di non mostrarla -Io penso di sì credo di saperlo- disse scosso nel profondo osservandomi -Watson quello era il nulla, io non ho mai visto niente di simile nella mia vita e per la prima volta penso di aver visto l'assenza. La domanda mi sorge spontanea tu come fai ad aver paura della paura stessa, i dissennatori e paura di ciò che non è, il nulla?- abbassai lo sguardo e non risposi.
Poi -Il dissennatore non mi ha fatto davvero paura per questo il molliccio è cambiato- dissi piano ma con fare serio, lui annuì comprensivo -Va bene Emma puoi andare- disse e mi congedò.
La lezione che avevo dopo era pozioni infatti ecco spuntare dalla porta il professor Piton con fare minaccioso e buio -Lupin che cosa hai fatto fare a questi esseri insulsi come prima lezione?!- disse arrabbiato -Perché di grazia Severus?- disse calmo Lupin non prendendo sul serio la provocazione, ne ammirai moltissimo l'auto controllo -Ho tutti gli studenti che sono quasi traumatizzati e non ascoltano una parola di quello che dico!!- era davvero arrabbiato, e le sue mani strette in un pugno serrato avevano le nocche bianche -Professore penso sia colpa mia- dissi tranquillamente non so di preciso perché ma lo feci -Cosa?!- -Si a causa della mia paura- dissi a testa bassa guardando il pavimento ma con voce forte e chiara -No Emma non è colpa tua- disse Lupin con un sorriso -Severus ti prego di essere paziente con loro oggi sono scosso anche io quindi immagino loro, forse non avrei dovuto passare subito ai mollicci- -Voglio vedere!- disse invece irritato Piton e il suo tono non ammetteva repliche -Watson te la senti?- chiese Lupin con gentilezza io non guardai fuori dalla finestra -Va bene- dissi sottovoce scossa cercando di nascondere l'ansia che saliva, alzai la testa pronta per affrontare il molliccio.
Uscì dall'armadio e venne verso di me come un dissennatore enorme, vidi Piton alzare un sopracciglio e Lupin guardarmi, sentii una lacrima scendermi dalla guancia, lo stomaco stringersi.
-Va bene così Watson non importa- sentii Piton crudele pensava che mi sarei arresa così, ah si sbagliava -Aspetti- dissi con voce un po' fiebile, ed eccolo il niente ci circondò in un istante.
Sentii Piton esclamare -Cazzo Lupin!- -Aspetta Severus fidati di lei ce la fa!- esclamò convinto, poco dopo urlai: -RIDDICULUS!- E tutto divenne una coperta.
Lupin mise via il molliccio e mi guardò negli occhi, aveva un velo di preoccupazione e paura -Tutto bene Emma?- annuii silenziosamente, e guardai Piton con uno sguardo ribelle e di sfida, feci un sorriso perfido, presi le mie cose e uscii.
Entrammo in classe io per prima e seguita da lui che zitto mi aveva seguita, -Bene sedetevi e state zitti!- disse lui richiamando il silenzio, la classe obbedì istantaneamente.
-Dunque siccome siete tutti... provati- disse con fare provocatorio -Oggi fate gli schemi della lezione di ieri che avete sul libro a pagina 16- disse, poi si sedette alla cattedra e piomdò il silenzio più assoluto.
Finita la lezione di pozioni Piton mi fermò poco prima che uscissi dall'aula -Watson ferma...- lo fermai subito prima che iniziasse a parlare non avevo voglia di sentire altro -Professore non lo so come faccio a sapere com'è il nulla- dissi precedendo la sua domanda -Magari è solo la mia visione inconscia- dissi con tono che non ammetteva nessuna prosecuzione in quella discussione, non avevo voglia dell'interrogatorio proprio adesso, -Arrivederci professore- salutai lui mi guardò in silenzio e stupito andare via.
Non gli avevo lasciato il tempo di parlare ne di dire una parola, non me la sentivo di iniziare una discussione perché probabilmente avrei detto cose che non pensavo.

POV Piton
Credo di aver visto il niente, l'assenza di materia non mi sembrava possibile eppure ce lo avevo avuto davanti agli occhi per un bel po'.
E quella ragazzina strana e stupendamente ribelle lo ha tirato fuori come paura profonda da un molliccio!
Non riuscivo a capire, è solo una ragazzina che cosa poteva mai pensare o dire, che errore.
Mi ricordai la sua faccia quando le dissi di fermarsi, determinata e cocciuta come il marmo il suo sguardo era selvaggio e duro senza limiti, mi ricordo per un istante me.
Chissà cosa si porta dentro... pensai con insistenza, ero curioso adesso era come un tarlo nella mia testa, lei rappresentava un ostacolo un mistero che non comprendevo, la sua intelligenza e caparbietà mi intrigavano.
Non conoscevo altre persone con quel carattere così tagliente quasi, era capace di essere gentile ma usciva con delle coltellate che ferivano nel profondo.
L'avevo vista una volta distruggere con le parole un ragazzino che la prendeva in giro, lo aveva demolito ed era scappato via piangendo tra lo sguardi stralunati dei presenti.
Aveva quel non so che di diverso che mi attraeva... Severus concentrati da quando sei così fantasioso?
Mi sedetti sulla sedia dietro la cattedra e tornai alla realtà; i calderoni bollivano e in quel momento avevo assegnato una pozione semplice per esercizio.
Non vedevo l'ora che finisse la giornata volevo andare nel mio studio e pensare come sempre ma questa volta avevo davvero qualcosa su cui riflettere.
La fermai prima che se ne andasse via e provai a interrogarla per dare chiarezza ai miei pensieri che confusi si inceppavano sempre su di lei!
Bastarda!
Ma mi zitti e non rispose come volevo mettendomi ancora più incognite ed interesse nei suoi confronti che avevo sperato di far passare con le dovute risposte.
E invece no, lei parlava di inconscio e di inconsapevolezza di ciò che aveva fatto e mostrato, non ne era felice di aver mostrato quella parte di sé.
Volevo saperne di più io era troppo difficile non riuscire ad arrovellarmi su quegli occhi ma andai nel mio studio e iniziai a fare altro.
Presi delle ampolle iniziai a seguire le istruzioni della pozione richiesta da Silente per Lupin.
Bastardo lupo mannaro.


Buon jour!!!💜 Adesso la cosa si fa più intrigante tra i due... Ringrazio chi commenta e lascia una stellina!!!

Severus Piton: Innamorata di un eclissiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora