Capitolo 35: La verità

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"Oooookay? Tutto normale spero sia stata un allucinazione

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"Oooookay?
Tutto normale spero sia stata un allucinazione... respira!
Non ti preoccupare non è reale".
Mi dissi.
"Piton non mi aveva appena baciata vero?
Cazzo!
E invece si.. è successo!".
Sentii un baratro aprirsi sotto i miei piedi le certezze della mia vita crollarono era necessario che analizzassi a la cosa con calma e dedizione... e così feci.
Decisi che quella sera se fosse venuto nella sala comune ne avremmo dovuto assolutamente parlare, anche se avevo un po' di ansietta, ero una sua alunna come aveva potuto fare una cosa del genere.
La cosa che mi lasciava più in bilico tra ragione o meno era il fatto che lui non mi sopportava, aveva dato prova del suo disprezzo per me diverse volte anche se aveva agito non modo protettivo parecchie volte cosa strana.
Voglio dire proteggere un'alunna è compito di un insegnante no?
"Sì ma non come fa lui con me" Cristo santo smettila...
Per me ha fatto tanto, più del dovuto credo.
Cioè lui non mi sopportava in linea di massima e mi aveva dato un bacio così gentile e delicato, era un controsenso, o mi odiava e voleva illudermi per poi spezzarmi come un fuscello, oppure l'odio che mostrava era una facciata che portava che in realtà non provava davvero.
Decisi che la prima ipotesi mi piaceva di più perché la seconda mi spaventava troppo se fosse stata reale.
Il pensare che il Piton: scorbutico, freddo, duro, ribelle, determinato che conoscevo era una farsa; mi metteva i brividi e profondamente mi turbava.
-Kate puoi venire un attimo?- chiesi la mattina dopo averla raggiunta nella sala comune con calma, -Si certo dimmi- disse sorridendo -È successa una cosa assurda...- dissi senza sapere come iniziare -Cosa?- chiese ora curiosa -Non so come dirtelo...- mi lagnai -Dai che cosa vuoi che di dica sono la tua migliore amica cavolooo- disse ora irritata.
Preso un bel respiro -Piton mi ha... dai hai capito- dissi facendo un sospiro -No non ho capito amo- disse confusa per davvero -Mi ha baciata!- esclamai, lei rimase zitta e ferma come fanno gli opossum per sembrare morti, -È uno scherzo?- disse sussurrando come se stesse per mettersi a ridere -No- risposi dura -Oh mio Dio!!- esclamò felice -Non mi spettavo questa reazione, sarò sincera- dissi squadrandola, lei rise -Capisco ma qui a scuola eri l'unica a non aver capito che Piton ti stava dietro come un segugio-.
Io mi immobilizzai, sgranai gli occhi, trattenni il respiro e poi sentii il cuore aumentaste di velocità e il respiro spingere per uscire oltre il polmoni.
-Emma tutto bene?- chiese stupidamente lei -No- dissi con un filo di voce, mi poso una mano sulla spalla, -Respira- disse piano, riapre sì a respirare piano poi urlai -Ma che cazzo! Perché non me lo avete detto?!- -Ma perché non era una cosa certa poteva anche essere solo un simpatia da parte sua. Insomma hai un carattere particolare magari gli stavi simpatica o...- io la interruppi -Va bene così non mi interessa-  dissi allontanandomi irritata.
-Dai Emma!- disse lei come scocciata -Vado farmi un giro magari a comprare degli occhiali perché vuol dire che sono ceca!- le urlai contro di rimando, la sentii sorridere per la battuta.
Camminai per un bel po' a rimuginare, non avevo capito niente della mia vita allora, ma proprio niente.
Ebbi paura che magari anche qualcun'altro  a cui piacevo io non mi ero accorta, mi sentii uno schifo.
Camminai senza fermarmi fino a quando le gambe mi fecero male e mi accorsi di aver fatto il giro del lago e senza pensarci avevo anche fatto qualche danno.
L'erba che era sotto i miei piedi era secca e c'erano tutte le impronte dei miei passi, meno male che si limitavano a un'impronta e non si era estesa.
Va beh ricrescerà pensai un po' scocciata.
Verso sera il sole cominciò a fare il suo percorso di ritorno verso l'orizzonte, così mi diressi verso il castello per farmi una bella doccia rinfrescante.
Finita la doccia pulita e vestita, scesi nella sala comune -Emma!- esclamò Kate -Ciao Kate- risposi -Come stai?- -Meglio...- risposi. -Perché non me lo avevate detto?- richiesi mentre quel pallino non mi si sbloccava dalla mente -Non lo so... pensavo di aggiungere solamente qualcosa di nuovo e pesante già a quello che già hai- -Capisco- dissi.
Piano piano mi mollai e tornai come prima ma ogni volta che vedevo una figura nera avvicinarsi mi irrigidivo.
Andammo a cena con calma e ci abbuffammo come di consueto, feci scorrere gli occhi sulla sala come di solito facevo, era un'abitudine che avevo preso a causa della curiosità.
Mi affascinava osservare le persone muoversi nei vari momenti e ambienti della giornata aveva un che di incredibile.
Incrociai lo sguardo di Silente che era moltissimo che non vedevo lui sorrise bonario e mimò con le labbra -Vieni nel mio studio alle otto- io sorrisi cortese e annuii.
Dopo cena aspettai in giro per il castello sola che arrivassero le 20:00 poi quando mancavano 5 minuti mi diressi verso la porta.
Bussai, -Avanti- disse il preside al di là della porta, entrai salutai e mi fece accomodare -Emma quanto tempo che non sentivo la tua bella voce- disse sorridente, -Ha ragione signore è stato tanto- -Ho saputo che gli esami sono andati egregiamente- aggiunse -Spero di si signore- risi poi aprii la bocca per aggiungere una cosa ma venni interrotta -Ti vedo turbata anche sotto il sorriso che ti ostini a portare oggi- disse serio e comprensivo -Si signore un pochino- dissi vaga -Voglio indovinare ma penso di non essere del tutto onesto, c'entra il professor Piton?- chiese osservandomi, io non battei ciglio -Si signore- -Voglio sperare che non sia una cosa grave- disse ora preoccupato -No signore non è grave non come intende lei- risposi e calo il silenzio.
-Emma...?- -Si signore?- -Cosa è successo?- chiese dolcemente -Non voglio essere io a dirlo- dissi dura -Capisco preferisci che chiami Severus?- -No glielo dirà lui quando io sono via e sarà pronto, non voglio esserci- dissi fredda -Signore se vuole chiamarlo io me ne vado- aggiunsi seria lui annuì tranquillamente.
-Allora posso offrirti un te?- chiese -No grazie signore- risposi -Sono a posto così- -Va bene allora puoi andare se vuoi- disse io sorrisi e dissi -Signore non voglio che prenda il mio andare via come il fatto che non voglia la sua compagnia ma oggi non è il giorno giusto. Le auguro buona estate signore si riposi per me se lo merita- dissi, poi sorrisi e uscii.
Quando arrivai nella sala comune tutti stavano andando a letto io però rimasi alzata seduta sul divano rigida in posizione Budda dovevo calmarmi non andava bene così.
Sentii, mentre avevo gli occhi chiusi i miei altri sensi acuitesi, aprirsi la porta della sala Comune, non mi mossi ero intenzionata a fare finta di niente chiunque fosse.
Sentii movimento intorno a me ma non mi mossi, poi sentii la presenza estranea di un oggetto in movimento che stava per venirmi adesso, alzai la mano ma tenni gli occhi chiusi, feci cadere l'oggetto indifferente restando com'ero.
Poco dopo aprii gli occhi con calma, lo trovai seduto sulla poltrona con un libro in mano che leggeva assorto ed era a metà libro, quando alzò lo sguardo si accorse che avevo aperto gli occhi, -Buonasera- dissi educatamente ma fredda lui andò avanti a guardarmi, guardai cosa mi aveva lanciato e vidi che era una legnetto.
-Come hai fatto a prenderlo se...- lo interruppi -Sono presente a ciò che mi circonda tutto qua- il mio tono era freddo e distaccato non l'avevo presa mica bene quando avevo realizzato la cosa.
-Watson?- mi chiamò piano, mi girai verso di lui con uno sguardo accusatorio -Cosa c'è... professore?- chiesi -Ascolta... non mi dispiace per quello che ho fatto- disse facendo una pausa, la sua voce era calma e morbida ma al contempo decisa -Ma sono consapevole che per te può essere diverso quindi mi dispiace se ho recato squilibrio nel tuo quieto vivere- disse mettendo i gomiti sulle ginocchia mettendosi le mani tra i capelli, sentivo che stava male.
-Non capisco?- dissi dura, non ero facile da convincere -Non mi aspetto che tu lo faccia non puoi e basta- disse duro e freddo di nuovo io feci un sorriso amaro -Bene- e fissai il fuoco con ostinazione senza voltarmi.
-Io ti odio- disse di punto in bianco, io mi girai verso di lui lentamente e imperterrita non avevo espressione "Mi fa sentire sicuramente meglio" pensai irritata, -Ti odio perché tu hai rotto la mia barriera che mi teneva in vita, al sicuro, la mia armatura, tu l'hai distrutta!- disse con fare arrabbiato -Mi hai trapassato come una spina con del veleno e ora ne sono dipendente, come una droga- disse l'ultima frase a bassa voce, poi si alzò e andò davanti al fuoco mise i gomiti sul bordo dandomi le spalle.
La sua schiena bella e forte era l'unica cosa che potevo vedere di lui.
-Non sono un uomo di tante parole ma, se c'è una cosa se posso fare è dimostrare che a te tengo più di qualunque cosa. Mi sono reso conto della mia vulnerabilità, ora posso essere ucciso e ricattato perché tu sei l'ostaggio per me- disse piano, rimasi zitta il cuore batteva fortissimo mi alzai e mi avvicinai, -Penso di aver capito qualcosa, ora...- dissi calma ma contenuta il mio tono era, diciamo così: solido, lui si girò verso di me -Sono grato che tu capisca almeno una piccola parte, ma non cambia il fatto che...- fece una pausa che gli costò -Io ti odio Emma Watson- disse duro anche se il suo viso fece trasparire dolore e disperazione.
Poi mi guardò negli occhi come se volesse imprimerli nella sua memoria per non dimenticarli neanche se avesse voluto, poi mi accarezzò il viso, piano come se fossi fragile, poi uscì veloce senza voltarsi, notai però i pugni stretti come se stesse facendo uno sforzo enorme.

Severus Piton: Innamorata di un eclissiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora