Capitolo 30: Il lago nero

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Da quel stramaledetto duello nessuno smise di sussurrare alle mie spalle malamente per settimane, era come girare con una piccola radiolina rotta nelle orecchie

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Da quel stramaledetto duello nessuno smise di sussurrare alle mie spalle malamente per settimane, era come girare con una piccola radiolina rotta nelle orecchie.
Era una cosa sfiancante e fastidiosa non avete idea di quanto, ma dopo due o tre giorni di rabbia e frustrazione mi abituai.
I sussurri di per sé mi stupirono, avevo pensato a più: "È un mostro chissà se è realmente umana con tutto quel potere!" oppure "Bah adesso si crede chissà chi!" E invece no furono più pesanti.
Il fatto che ci eravamo toccati, io e Piton durante il duello, aveva suscitato le più rosee fantasie dei miei coetanei adolescenti in piena tempesta ormonale.
Cioè mi sembrava impossibile eppure il caso era proprio quello.
-Watson non hai ancora scopato con Piton eh??- chiese un ragazzo di Grifondoro alto con gli occhi chiari, per istigarmi mentre mi dirigevo a alla lezione di Trasfigurazione -No caro ma so che vorresti essere tu al suo posto se fosse- dissi con un sorriso crudele sul viso lasciandolo di pietra.
Cosa potevo fare se non distruggerlo con le parole?
Niente.
Episodi del genere si verificarono soprattutto quando Piton mi seguiva come un ombra, ogni volta che facevo qualcosa o lasciavo un'aula lui era infondo al corridoio che mi fissava con uno sguardo intenso.
Sembrava che avessi un demone dietro di me costantemente e la cosa non era piacevole, non solo per i sussurri ma anche per la sensazione.
Mi faceva venire i brividi, sentivo sempre la sua presenza anche se non c'era e diventai quasi paranoica nel sentirlo ovunque.
Ero diventata dura e fredda con le persone che venivano a parlare o chiedermi qualcosa, avevo come la sensazione che avessero sempre un commento da farmi riguardo all'episodio.
Sarò sincera ero al limite di sopportazione e ogni giorno speravo di non sbroccare.
Gli unici che risparmiavo per le freddate, erano i miei amici che mi sostenevano e mi sopportavano in quel periodo particolarmente delicato, non commentavano e sbraitavano a chi ci provava.
Decisi di parlagli, a Piton intendo, ero davvero stufa e non avevo più intenzione di andare avanti così.
Dunque un giorno mentre mi seguiva come al solito verso il lago nero, siccome non mi dava la possibilità di parlare decisi di attirarlo con la forza.
Mi sedetti sulla riva e cominciai a togliermi le scarpe e il maglione, stavo per togliermi anche le calze e la camicia quando una voce dura e glaciale mi interruppe, -Ma cosa credi di fare?- mi riprese da dietro il professore, -Oh vedo che adesso mi parla!- esclamai arrabbiata, ricominciando a vestirmi.
Scese fino alla riva e mi passò il maglione che avevo buttato da parte -Grazie- dissi rompendo il silenzio che già ci circondava.
Per evitargli una possibile fuga iniziai subito andando al punto, -Posso parlarle professore?- chiesi lui mi guardò freddo e annuì -Cosa ci sarebbe da sapere- disse duro -Cosa sta succedendo?- chiesi glaciale io ora irritata -Niente- rispose duro -Perché mi segue?- chiesi ancora -Fatti i cavoli tuoi- disse irritato -Professore, sono cavoli miei direi- dissi dura come la pietra con un accenno di un sorriso forzato lui non si mosse.
Risi nervosamente -Professore davvero credo di averne tutto il diritto- ripetei, con uno svolazzo rapido del mantello fece ritorno al castello o almeno così credevo.
Io mi sdraiai sulla riva erbosa del lago era fresca e il vento smuoveva i fili che la componevano creando un'atmosfera magica, c'era pace, silenzio e il lago di un colore così scuro che rifletteva le ultime luci intese del sole.
Mi ascoltai dentro facendo introspezione di me stessa per capirmi meglio, ne avevo un disperato bisogno.
Ero nervosa e al minimo fastidio credetti che sarei esplosa come una bomba a idrogeno babbana.
Era così eppure il motivo non era i commenti sconvenienti, che cosa poteva essere?
A interrompere la pace nella quale mi crogiolavo però arrivarono come di consueto, dei ragazzi di Grifondoro.
-Watson! Cosa fai ti riposi per un altro round?- mi presero in giro con facce allegre -No stavo solo pensando, non so se tu sei capace ma non ci spererei- ribattei, rimanendo immobile, vidi il suo sorriso spavaldo sparire, -Ops toccato un tasto dolente?- chiesi crudele, tirandomi su sui gomiti, lui tirò fuori la bacchetta -Mmmmh non so se ti conviene- dissi alzandomi agilmente -Tu... bastarda che non sei altro!- gridò a denti stretti dando sopra vento alla rabbia e mi attaccò.
Io parai tutto con facilità quasi irritante e risi crudele, -Non sai fare di meglio tesoro?- chiesi, le mie capacità erano alquanto elevate alle sue.
Continuando a bombardarmi di incantesimi, per quanto semplici erano ben azzeccati, quando vide che però non funzionava si fermò guardandomi con rabbia, poi raccolse da terra un sasso cominciò a lanciami addosso tutti i sassi della riva.
A lui si unirono anche i suoi amici che grandi e grossi come erano lanciavano forte. Quelli con la magia della bacchetta non penso si potessero schivare, posai la bacchetta per terra e indietreggiai con le mani tese in avanti deviano i sassi con la telecinesi, vidi i loro volti stralunati ma incitati dal fatto che indietreggiavo non si fermarono.
Indietreggiando vero l'acqua per poco non inciampai e allora pensando di andare in acqua indietreggiando mi accorsi che camminavo sulla superficie del lago, vidi che i ragazzi lo avevano notato interrompendo l'attacco dei sassi allora cominciai a correre come una pazza sulla superficie oleosa, approfittando della loro distrazione per non dovermi preoccupare di schivare sassi.
Corsi sulla superficie nera fino al centro del lago senza fermarmi, lì quei deficenti non ci arrivavano.
Ero sospesa sulla superficie scurissima dell'acqua e guardavo verso il basso intravedendo il fondale, per quanto scura fosse l'acqua era pulitissima e limpida.
Assaporai l'aria pulita che soffiava leggere in quel punto d'aggiunta solo da pochi, era fresca e mi vennero un po' di vertigini nel vedere il fondale così profondo.
Purtroppo vidi Piton camminare maestoso con il suo mantello nero che svolazzava all'impazzata che arrivava verso la riva del lago.
Non potei trattenere un sorriso, vedendo la situazione credetti di vedere che mandò in punizione tutti i ragazzi e tolse 50 punti a testa per Grifondoro, lo sentii gridare furioso gesticolando.
I ragazzini dopo essere stati maltrattati da Piton scapparono nel castello con la coda tra le gambe pronti a rovere una striliata come si deve dalla McGonagal e i loro compagni.
Piton invece corse verso il lago e ci si immerge fino ai ginocchi -Watson vieni qua! Subito!- urlò arrabbiato ma anche preoccupato, io non mi mossi, guardai verso il basso e mi tuffai nell'acqua non sapevo se sarei riuscita a camminare sulla superficie ancora, visto che non mi era ma capitato un evento del genere.
Affondai andando verso il fondo, mi presi la gola presa dal panico stavo per morire, però quando il respiro spasmodico si aprì respirai normalmente con mio sommo stupore. Scesi sempre di più, tra alghe disgustose e pesciolini, mentre l'acqua cambiava i colori delle cose a causa della scarsa luce che c'era. E mentre nuotavo per andare verso la riva notai una forma indistinta nell'acqua, ed eccola la famosa piovra gigante che mi guardava, -Ciaoo- dissi con tono dolce avvicinandomi e lei con tentacolo mi accarezzò, feci arrivare tramite le correnti un po' di pesci e lei li mangiò.
Sapevo di dover salire o quantomeno tornare a riva, e istintivamente mi concentrai sulla forza dell'acqua, poi spinta dalle correnti che controllavo mi avvicinai a riva.
Quando per poco non mi schiantai contro qualcosa, tirai su la testa e mi accorsi di essere arrivata; vidi Piton in camicia e pantaloni fradicio che entrava in acqua con uno sguardo indecifrabile.
Era a metà busto dentro quando sbucai dall'acqua -Professore ma che fa!- dissi confusa squadrandolo, lui mi guardò stravolto -Ma come cazzo ti viene in mente!- urlò mostrando per la prima volta la disperazione che teneva dentro, mi prese con una presa salda e forte per le spalle -Pensavo fossi annegata- disse duro e preoccupato scuotendomi, -Professore possiamo uscire dall'acqua?- chiesi sorridendo lui mi prese in braccio anche se non serviva e mi portò fuori posandomi sull'erba.
-Stai bene?- chiese prendendomi il viso tra le mani e guardandomi tutta per vedere se stavo male, -Sto bene grazie!- -Non è vero hai dei lividi- disse glaciale.
-Andiamo- disse stava per prendermi in braccio ma io lo fermai -Non ce ne bisogno grazie- e facemmo la strada si ritorno per il castello in silenzio tra lo scalpiccio dei miei piedi scalzi sulla pietra e i nostri vestiti sui nostri corpi. 
Non potei non notare che a causa della trasparenza data dall'acqua della camicia si vedeva parte del fisico del professore, mi salì un calore alle guance, era bello, non potei fare a meno di pensarlo.
La pelle chiara metteva in risalto i capelli scuri e gli occhi, ma la camicia che aderiva completamente al corpo ne mostrava uno davvero molto bello.
Non che fosse esageratamente muscoloso ma aveva il corpo ben scolpito e ben strutturato.
Vedevo che ogni tanto si voltava per vedere se stavo bene e lo stavo seguendo come se potessi evitare di farlo e la cosa mi fece sorridere.
Da quando era apprensivo?
Mi portò nel suo studio passando tra i corridoi deserti per il fatto che fosse tardo pomeriggio e tutti erano fuori a godersi le giornate.
Mi aprì la porta facendomi entrare, -Adesso mi racconti tutto- disse secco e ancora irritato e bagnato -E dico tutto dall'inizio alla fine- -Va bene...- dissi dissi imbarazzata e cominciai.
-Dal nostro duello, che è stato molto strano aggiungo, le persone hanno iniziato a sussurrare e dirmi cose poco piacevoli su di me e di lei...- dissi un a disagio, lui mi interruppe accavallando la gamba seduto sulla poltrona difronte alla mia, -Ho detto tutto- disse, abbassai la testa -Non le basta sapere che erano cose sconvenienti?- -No- -Va bene dicevano se io e lei avevamo avuto rapporti insomma ha capito...- dissi imbarazzata -Non non ho capito- disse lui voleva che lo dicessi per vedermi in difficoltà -Se avevamo scopato professore! Mio Dio!- esclamai irritata lui non batte ciglio ma si mosse sulla poltrona.
-Dunque dicevo che cominciarono a insinuare cose sempre molto pesanti e oggi al lago mi hanno sfidato a duello io non ho reagito se non difendendomi ma quando mi hanno tirato i sassi sono scappata sul lago (non so come) e quando è arrivato lei mi sono ritrovata in acqua per tornare ma sono andata sul fondo, dove tra l'altro ho visto la Piovra gigante tra l'altro davvero carina.
Poi con le correnti che ho direzionato verso la riva le sono venuta quasi addosso perché lei era entrato in acqua, da qui sa cosa è successo- mi fermai.
Lui mi osservo attentamente -Tu non sai quanto sei rimasta sotto acqua vero?- disse -No signore- risposi confusa -Te lo dico io Watson, più di 10 minuti e un essere umano non può sopravvivere, in più la tua bacchetta era sulla spiaggia con la tua felpa.
Prima di entrare in acqua, con la bacchetta ho provato a trovarti per tirarti fuori ma non riuscivo quindi mi sono buttato almeno per riapprendere il tuo cadavere!- e l'ultima frase la disse a denti stretti, abbassai lo sguardo, -Mi dispiace io non...- si alzò e venne con la faccia quasi attaccata alla mia -Watson se mi fai prendere una paura del genere un'altra volta ti uccido io con lei mie mani capito?- disse, sentivo il suo fiato sul mio viso -Non pensavo che lei provasse paura o altro signore- dissi sfidandolo con fare irritante, lui si allontanò un po' -Chi lo ha detto?- chiese sempre con espressione quasi apatica -Ah Molte persone affermano che lei sia quasi insensibile- dissi osservando la sua reazione, sentii una forte ondata di tristezza -Tu cosa ne pensi?- -La mia opinione non conta professore- dissi seria -Per me si- disse a bassa voce -Se la mette cosi allora...- dissi sogghignando -No non penso che lei sia apatico anzi tutt'altro, sono sicura che chiunque sarà fortunato o fortunata di scoprire chi è lei davvero scoprirà un mondo stupendo- dissi fissandolo con insistenza con un sorriso stampato in faccia.
Lui mise le mani sui braccioli stringendoli con forza della mia poltrona, avvicinandosi un pochino, -Lo pensi davvero?- chiese con voce diversa ma sempre dura -Lo sa che non mento a meno che ne vada della mia vita mia o quella di un'altra persona- dissi seria lui corrugò la fronte arrabbiato, -Watson ma chi sei?- chiese con voce spezzata lo guardai -Non lo so- risposi seria.
Lui si spostò stizzito dal fatto che non gli avevo risposto e si girò io mi alzai un'ondata di tristezza mi travolse -Professore non lo so lo giuro- dissi una lacrima mi scese sulla guancia calda e carica di emozioni.
Piton si girò lentamente e mi fissò intensamente, mi si avvicinò e con il pollice mi tolse la lacrima, a quel contatto un'ondata di tristezza e di un'emozione che non capivo mi invasero.
Rimasi immobile senza muovermi come fa una preda quando il predatore si avvicina, sentivo il suo profumo intenso che mi inebriò la testa.
La trasparenza della camicia sul suo petto caldo non aiutava di certo a tenere la lucidità.
-Togliti la camicia ti curo i lividi- disse freddo io lo squadrai -No grazie vado da madame Pomfry- dissi prendendo la mia roba impazzata, lui annuì -Non ti avveleno eh- disse con sarcasmo acido e amaro -Capisco che non ti fidi ma...- -Non è che non mi fidi signore... è che non mi va di... ha capito- dissi -No non ho capito- rispose crudele -Spogliarmi! Signore iddio spogliarmi!- esclamai, lui alzò le spalle -Puoi andare allora- io lo fissai a lungo.
Stava cercando di farmi venire i sensi di colpa, era veramente pazzesco!
-Va bene mi faccia vedere come se la cava come dottore oltre che come stronzo- dissi irritata sfidandolo a ribattere -Ma come...?!- -Beh perché? Non è vero?- lo sfidai sbottonandomi la camicia -Ma allora lo fai apposta brutta insolente!- ringhiò -No signore riporto la realtà dei fatti- dissi ridendo stavolta.
-Punizione Watson! domani alle 20:00 ti voglio qui hai capito e ti azzardi a ritardare di un minuto ci vediamo anche dopodomani!- disse arrabbiato, io annuii poco convinta.
Mi sfilai la camicia e notai il suo sguardo divorare ogni centimetro della mia pelle, fece un piccolo colpo di tosse e con un colpo di bacchetta si asciugò del tutto gli abiti. -Passamela- ordino io gli passai la camicia e la stese davanti al fuoco, -Sdraiati sul divano- disse, mi voltai e mi diressi con i pantaloni e il reggiseno addosso sul divano in pelle nera molto elegante.
-A pancia in su o in giù?- chiesi piano -Prima in su- io eseguii senza più obbiettare siccome un'altra punizione non la volevo.
Mi sdraiai lui presa una sedia si posizionò accanto a me, prese la bacchetta e me la passò a 10 centimetri dal corpo un calore mi pervase, -Devi togliere anche i pantaloni- disse freddo e teso -Perché?- chiesi con fare ribelle -No scusi ho capito- mi corressi poi, mi tirai su e me li sfilai a pochi centimetri da lui che strinse i denti fissandomi la pancia tonica e sinuosa.
Tornai a sdraiarmi passo la bacchetta anche sulle gambe e mi fece la stessa cosa anche a pancia in giù.
-Posso vestirmi dottore?- chiesi prendendolo in giro -No- disse secco come il deserto, rimasi dov'ero paziente che se in imbarazzo.
Andò a rovistare tra gli scaffali e tirò fuori un gel biancastro in una scatoletta in ferro molto bella, -Devo spalmartela su...- e si fermò poi mi fissò e disse -Beh hai capito- io però non mi lascia sfuggire l'occasione per ribattere a tono -Scusi non ho capito- e feci un sorriso di sfida, strinse i denti -Devo spalmarlo sui lividi, ovunque tu li abbia- disse sogghignando malefico, io feci una smorfia -Non serve faccio da sola davvero- -Non credo proprio- disse prendendomi sulla schiena mentre provavo ad alzarmi.
Rimasi ferma perché la sua mano calda che premeva mi fece male, strinsi i denti rabbiosa ero quasi nuda sotto i suoi occhi e mani la cosa non mi andava a genio.
Prese tolse la mano con calma ma appena mi vide scattare per provare a scappare prese la bacchetta e mi legò al divano con corde invisibili.
Ringhiai di rabbia vedendolo sogghignare contento, -Stai ferma ho ti faccio male- disse poi, cominciò a stendere la pastella prima sul livido sulla spalla con un tocco delicato ma deciso.
Passò a quelli sulla schiena finì ad arrivare a quello sulla natica sinistra, -Permetti?- chiese fissandomi voglioso di sfiorarmi -No!- esclamai indignata ma lui disse -E tu come fai che sei legata?- io non risposi. Iniziò a spalare con leggerezza poi si appesantì e premette un po' fissando il punto dove massaggiava, sentii la pelle bruciare e mi divincolai un po' facendolo sogghignare, -Bastardo- dissi rabbiosa.
Passò alle gambe e il suo tocco mi suscitò delle sensazioni nuove facendomi irrigidire parecchie volte, insomma era bravo.
Il calore mi travolse come un turbine di emozioni incontrollabili, ma ti trattenni bene al mostrarle.
Passò alla parte davanti e prima di iniziare disse -Se stai ferma posso slegarti- fece una pausa guardandomi negli occhi -Giuramelo- mi stava vincolando ma non ce la facevo più a stare in posizione di cristo, -Giuro- in un istante fui libera e rimasi dov'ero io non infrango le promesse o giuramenti che siano.
Piano piano con un tocco gentile e intenso finì di spalmarmi quella roba addosso -Finito- disse quasi a malincuore -No ne ha mancato uno ma lo faccio da sola questo- aggiunsi io, il livido era nell'interno coscia parecchio vicino alla mia intimità, non sapevo come fosse possibile ma c'era. -Finisco quello che ho iniziato- disse prendendo la crema e spalmandosela sulle due dita indice e medio: poi si avvicinò alla coscia guardandomi in faccia la toccò -Guardi che non è lì il livido- dissi sottovoce -Ci arrivo- disse lui piano ma con voce maligna ma sensuale.
Scese lungo la coscia ed entrò piano all'interno facendomi sospirare senza volerlo, un ghigno gli dipinse il volto soddisfatto.
Arrivò finalmente sul livido e con calma disarmante spalmò il gel poi si avvicinò lentamente alla mia intimità ma io gli presi al mano con un gesto fulmineo -Non si azzardi- gli dissi -Perché se no?- disse con fare impertinente io non risposi ma mi alzai e mi vestii sotto il suo sguardo che catturava ogni centimetro di me.
Poi presi e uscii.

POV Piton
Mi ero allontanato dopo che mi fece quella fatidica domanda "Perché mi segue?" Mi venne un momento di panico ma rimasi tranquillo all'esterno ma sento un oceano di paure mi si agitava dentro, non sapevo cosa rispondere mi aveva preso alla sprovvista.
Così dopo una piccola discussione nella quale mi stava schiacciando malamente come al solito, io me ne andai.
Mai feci errore più grande.
Ridi scesi poco dopo vedendo quei coglioni importunare la Watson che ora era in mezzo al lago sulla superficie dell'acqua.
Li mandai via in punizione togliendo 50 punti a testa; chiamai la Watson ma si tuffò in acqua e non risalì presi un colpo quando dopo 10 minuti non saliva più.
Mi tuffai con i pantaloni e la camicia addosso ma proprio mentre ero a metà busto nell'acqua gelida mi venne quasi addosso spuntando dal lago.
La tirai fuori di peso in braccio accertandomi che stesse bene la ispezionai per bene e vidi dei lividi viola su molte parti del corpo e mi irrigidii.
Vidi la camicia appiccicata al suo corpo, deglutii nervoso, era fasciata sul suo seno che per il freddo dell'acqua aveva irritato i capezzoli mostrandoli sotto il reggiseno e la camicia.
Il contorno nero del reggiseno era molto evidente e mi persi per un attimo nell'immagine di lei senza quella camicia solo lei.
Quando provai a riprenderla in braccio per portarla nel mio studio rifiutò categoricamente.
Facemmo il viaggio verso il castello in silenzio anche se ogni tanto mi voltavo per osservarla camminare con i vestiti incollati addosso.
Probabilmente la prese come apprensione come giusto che era ma io pensavo anche ad altro.
Le feci raccontare tutto nei dettagli mettendola in imbarazzo parecchie volte con mia somma gioia, poi però le chiesi di spogliarsi così la potevo medicare ma si rifiutò.
La convinsi con non so quale motivo fatto sta che si tolse la camicia, sentii un erezione premere sui pantaloni neri.
Mi asciugai con la bacchetta così si sarebbe vista meno la mia eccitazione; si sdraiò sotto mio ordine e la esaminai, le feci togliere i pantaloni e rimasi incantato.
Aveva delle gambe toniche e muscolose, glutei sodi e sporgenti, feci una fatica immensa per non lanciarmi sul quel tempio di corpo.
Le sfiorai la pelle liscia e morbida per ogni livido in corpo, lei non fiatò anche perché l'avevo legata.
Cristo sembravo un maniaco ma andava fatto e lei non stava ferma neanche a pagarla.
La vedevo sussultare sotto il mio tocco volutamente lento e piacevo, inizialmente speravo che si lasciasse andare invece non accadde e rimase rigida con una statua sotto di me.
Alla fine le medicai un livido nell'interno coscia e quando passai per di lì le sfuggì un sospiro così leggero che sentii la mia erezione spingere nei pantaloni.
Poi si alzò e si vestì piuttosto velocemente sfidandomi ad impedirglielo con uno sguardo nei suoi meravigliosi occhi ambrati quasi indecifrabile.
Poi mi ringraziò a denti stretti e se ne andò con passo svelto mossa da gambe che ormai non potevo dimenticare.
Dio...

POV Emma
Quando uscii dal suo studio tornai nella sala Comune e mi sedetti sul divano e i miei amici mi circondarono, raccontai alcuni dettagli della storia ma non tutta, naturalmente.
Sarebbe stato oltre ogni limite umiliante e anche davvero poco consono.
Quella sera rimasi nella sala comune a pensare e meditare, non riuscivo a dormire per quanto fossi stanca.
E il motivo lo sapevo bene...


Buon jour!!!💜 Come predetto adesso le cose si fanno serie!!! ;) Vi prego fatemi sapere cosa ne pensate e ringrazio davvero di cuore chi legge, commenta e lascia una stellina!!!

Severus Piton: Innamorata di un eclissiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora