Capitolo 33: Severus Piton

43 1 0
                                    

Sentivo ovattato, il mondo mi rientrava

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Sentivo ovattato, il mondo mi rientrava... rientrava a far parte della mia realtà.
Qualcuno che mi chiamava e mi scuoteva lo capivo, lo sentivo, le mani che premevano sul mio viso e una voce bisbigliare.
Riaprii gli occhi con estrema difficoltà, c'era tanta luce che mi entrò dentro come un'onda inaspettata, i rumori si accalcavano per entrare e il risultato era che sentivo tutto contornato da fischi acuti ovattati.
Le mie membra completamente abbandonate erano insensibili, come anestetizzate e non riuscivo a muovermi o sentirmi.
Piano piano... mentre il mio corpo mi lasciava li, la memoria riaffiorò... dolore tanto dolore... luce verde..., mi ricordai tutto -Piton- fu la prima parola che pronunciai piano, la testa mi esplose nel sentire la mia voce se pur sussurrata.
Provai a girarmi e vidi che la bolla era sparita, panico cominciai a respirare forte a causa della paura che mi invadeva, poi guardai difronte a me per parlare alla persona e vidi due occhi neri e profondi come lo spazio che mi guardavano.
-Ahhh...- dissi piano provando a muovermi con dolore ma rimasi immobile -Stai ferma- disse lui con tono calmo dal quale traspariva sollievo e preoccupazione, con la bacchetta recitò alcuni incantesimi puntandola su di me.
Un calore familiare mi pervase con una sensazione di benessere, -Tu dovresti essere morta..- mi disse tranquillo tenendomi la testa sulle sue gambe -A quanto pare invece non si è ancora liberato di me professore- dissi con voce flebile, lui mi spostò con delicatezza i capelli dal viso.
Rimase lì in silenzio a guardare il mio viso che si contorceva di dolore mentre provavo a muovere una alla volta le mie parti del corpo.
-Signore mi aiuta ad alzarmi?- chiesi piano, lui mi guardò dritto negli occhi -No ti metto seduta e ti appoggio a me ma non sei pronta per alzarti- disse duro con un tono di rimprovero, mi tirò su e mi appoggiai al suo petto caldo.
-Cosa è successo?- chiesi piano appoggiata a lui sentendo il suo petto alzarsi e abbassarsi a ritmo costante e così familiare che pensai di addormentarmi -Sei morta, o almeno così pensavo- disse calmo ma sentivo in lui un po' di agitazione -Lei sta bene?- chiesi alzando la testa per guardarlo -Si- disse secco -La signora Malfoy! Draco e...- -Stanno bene- mi assicurò mettendomi una mano sulla spalla.
Rimanemmo lì per un po' fermi immobili, sentivo il suo petto alzarsi e abbassarsi ancora e ancora lentamente e mi si chiusero finalmente gli occhi, c'era silenzio e pace, nessun che rideva o dolori lancinanti continui per il corpo, solo pace.
-Watson...?- disse Piton allarmato per un attimo -Si sono viva- dissi sorridendo piano -Dobbiamo tornare a Hogwarts ti devo portare da Silente- disse freddo, annuii piano -Posso?- chiese mentre con la mano mi sfiorava e mi faceva il gesto per prendermi in braccio -Si- risposi imbarazzata, mi tirò su con facilità e non pesavo poco, ci smaterializzammo direttamente nello studio di Silente in un attimo.
-Silente è qua?!- chiese Piton un poco alterato, poco dopo il preside comparve dai suoi appartamenti -Cosa è successo- chiese lui accigliato -Il Signore Oscuro- disse Piton cupo, mi adagiarono su un materasso di fortuna fatto comparire con un colpo di bacchetta.
Piton raccontò tutta la storia al preside che rimase senza parole, -Non è possibile che sia morta e risorta Severus!- disse sorridendo compassionevole come se avesse preso una botta in testa e stesse delirando -E invece le dico di sì l'ho visto ero lì!- insisté gelido ma cominciando ad arrabbiarsi -E non si azzardi a fare quella faccia!- era molto arrabbiato ora e Silente non lo prendeva sul serio seppur aveva una prova oculare.
Mi portarono in infermeria su una barella fatta comparire da Silente ma Piton non stacco gli occhi dalle assi che la componevano; nel tragitto non resistetti più.
Avevo male ovunque e gli occhi mi si chiudevano senza sosta, i ricordi e i rumori mi faceva male fino alle lacrime e svenni.
Sognai il nulla... ero sempre lì nel vuoto... la solita luce... poi eccola l'esplosione ed ecco la terra nei suoi cambiamenti nel tempo infinito... "ahhh che male alla testa!".
Quando mi svegliai sentii la coscienza risalire nel suo torpore fino a me, la testa mi pulsava e le orecchie sentivano male tutto ovattato un'altra volta.
Quando misi a fuoco trovai per la seconda volta Piton seduto su una sedia accanto a me che mi osservava -Buongiorno- dissi abbozzando un sorriso mesto, -Madame Ponfry- disse invece lui senza rivolgermi la parola, mi venne vicino tanto che sentivo il suo fiato sul collo mi diede i brividi -Lo sai che ora ti devo la vita Watson e ti odio per questo?- disse così gelidamente che mi sentii agghiacciare, -Non mi pento signore e non mi interessa neanche un po'- dissi -Ora ho ripagato quello che lei ha fatto per me, a me basta questo- e girai la testa per fargli capire che non lo volevo più lì.
Sentii i suoi passi pieni di rabbia risuonare nella stanza mentre si allontanava arrabbiato e ne sentivo la scia; una profonda e radicata crisi di nervi che non usciva ma si sedimentava dentro di lui.
Madame Ponfry che assistette alla scena rimase zitta e di stucco, -Cosa ne ha fatto di Severus Piton, Emma?- disse quando Piton se ne andò, io la guardai sentii la testa pulsare, non misi più a fuoco e prima che potessi rispondere che non avevo cambiato proprio niente, svenni ancora.
...
Passò una settimana, come minimo, prima che tornassi in piedi, le gambe erano un po' deboli ma era come se non fosse successo niente, quell'esperienza però mi cambiò profondamente all'interno.
Tornai quasi subito al normale ritmo delle lezioni ma non dissi mai a nessuno neanche ai miei migliori amici quello che da accaduto a Villa Malfoy.
Non me la sentivo ancora e mi tenni tutto dentro a crescere una rabbia e un dolore profondo senza sosta.
Malfoy mi fece delle domande di cosa era successo alla fine ma io sviavo la domanda dicendo che non mi andava di raccontare niente.
Non volevo si sentisse in colpa per cose a lui non collegate, non era colpa della sua famiglia quindi non era tenuto a sapere.
Anche perché l'unica della sua famiglia che centrava era Bellatrix e lui non la considerava come tale quindi non serviva che lui sapesse.
Una sera particolarmente buia, mentre ero nella sala comune sdraiata a pancia i giu a pensare sul divano sentii arrivare qualcuno, Piton.
Si sedette sulla poltrona vicino al divano e mi fissò, -Che cosa vuole da me?- chiesi fredda e irritata, lui contro di me aveva qualcosa secondo me non mi sopportava ma ad alti livelli, e dal modo in cui mi guardava o mi parlava direi che lo si capiva.
Non rispose, si alzò e mi venne vicino, io schifata mi spostai più in là -Tu dovevi lasciarmi torturare e morire- disse duro e malinconico allo stesso tempo -Perché sentiamo?- chiesi irritata -Perché me lo merito- disse tutto d'un fiato come se gli fosse costato uno sforzo immane, io mi lasciai sfuggire un sorriso a discapito della rabbia che provavo nei suoi confronti.
-Non penso proprio- -Perché?- -Perché si! Non conta il perché- dissi frettolosamente per sviare il discorso ma non ci riuscii, -Per me si- disse piano, lo guardai negli occhi scuri come un buco nero -Ma sul serio professore dopo tutto quello che ha fatto per me! Lei è una persona buona solo che nasconde la testa sotto la sabbia come gli struzzi!- esclamai arrabbiata enfatizzando la situazione, da lui uscì una risata così amara che non mi contagiò anzi mi rattristò quasi -Tu non sai quello che ho fatto e...- -Appunto io non lo so- dissi interrompendolo -Ma io conto quello che lei ha fatto quando l'ho conosciuta io! Per me!- lui mi lanciò uno sguardo pieno di dolore e gratitudine, ma anche rabbia che quasi mi commosse ma di lacrime non ne avevo più.
Rimanemmo così per un po' in silenzio, vicini eppure lontani come due lune separate dal campo gravitazionale, entrambi a guardare il fuoco con occhi fissi.
-Vieni- disse all'improvviso alzandosi io rimasi dov'ero, non avevo intenzione di seguirlo ma lui si girò e mi fissò con irritazione -Forza!- insiste allora lo seguii fuori dalla sala comune.
Non mi ero cambiata dalla cena ero in jeans e un maglione di cotone pesante bianco quindi non sentivo freddo.
Camminammo un po' nel buio e nessuno dei due aveva voglia di accendere la bacchetta.
Ci dirigemmo nel suo studio perché riconobbi il corridoio un po' in discesa, mi apri la porta facendomi entrare e se la richiuse alle spalle -Scegli- disse indicando la marea i libri sugli scaffali.
Avevo sempre contemplato quei libri così tenuti bene e messi in ordine come li avevo messi io alla prima punizione, -Ma...- dissi io incerta ma non mi fece finire -Avanti- disse interrompendomi scocciato; vidi un titolo che mi ispirò subito al primo sguardo, era sulle pozioni più terrificanti della storia.
Quando gli porsi il libro per fargli vedere la scelta fatta abbozzò un mezzo sorriso che mi rallegrò nei suoi confronti.
Tornammo insieme nella sala comune sempre in silenzio e ci sedemmo sul divano, poi lui con calma apri il libro e iniziò a leggere ad alta voce, -Puoi venire più vicina sai, non serve che tu stia sul bracciolo del divano- disse atono non staccando gli occhi dal libro -Lo so- dissi e rimasi dov'ero, lui alzò lo sguardo e mi guardò negli occhi come per dire "avanti mi dispiace per averti risposto male!".
Allora mi alzai e lentamente mi sedetti accanto a lui con le dovute distanze ovviamente ma lui andò avanti a leggere imperterrito per un bel po', poi di punto in bianco mi guardò -Ora leggi tu- disse e mi porse il libro, lo presi e iniziai.

Severus Piton: Innamorata di un eclissiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora