Capitolo 7

3.6K 279 83
                                    

La campana che sta suonando segna l'inizio della ricreazione.

Stranamente, la lezione della signora Baker è volata - ed è strano, perché in genere quella vecchina fa durare le ore di storia un'eternità.

È davvero strana quella donna, dimostra ottant'anni e non capisco se li ha per davvero o se semplicemente li porta male: sarebbe troppo vecchia per poter insegnare ancora, ma a volte dà l'impressione di aver vissuto ai tempi della seconda guerra mondiale.

L'anno scorso, ad esempio, durante una prova di evacuazione ci urlò di nasconderci sotto i banchi anziché farci uscire dall'aula per andare fuori dalla scuola, dicendoci che gli aerei dei nemici se ne sarebbero andati presto - tutto questo mentre lei si era rannicchiata sotto alla cattedra e noi la guardavamo perplessi e abbastanza divertiti.

Presumo che possa aver scambiato il suono della campanella per un allarme di altro tipo, ma se fosse davvero così la sua reazione sarebbe abbastanza preoccupante.

Dunque, mentre l'intero istituto era fuori in cortile noi eravamo l'unica classe ancora in aula, ma almeno nessuno della dirigenza se ne accorse.

Oggi, invece, la prof ci ha parlato degli aborigeni con una convinzione inquietante, ma non mi ci voglio soffermare.

Sto andando verso il mio armadietto per riporre alcuni libri quando sento qualcuno chiamarmi alle spalle, tra il baccano generale degli studenti nei corridoi.

Subito alzo gli occhi al cielo mentre sento la voce di Ginger farsi sempre più vicina, finché lei non mi arriva di fianco e mette un braccio sulle mie spalle.

«Ciao Irwin!» sorride ampiamente mentre io spalanco gli occhi e scanso il suo braccio da me. Con la sua finezza potrebbe stropicciarmi la camicia.

«Da quanto tempo non ci si vede...» borbotto, continuando a camminare. Perché diavolo mi segue sempre?

«È stato orribile non essere la tua compagna di banco per un'ora, mi sei mancato tantissimo» risponde con una teatralità che mi fa alzare un sopracciglio.

«Eri solo seduta nella fila davanti a me, e se non sbaglio mi hai colpito con la tua cerbottana per tutto il tempo» e se dicessi che l'ha fatto di gusto starei minimizando.

«Dovevo dimostrarti il mio affetto in qualche modo! Invece, hai ricevuto il mio aeroplanino di carta?» mi chiede prendendomi a braccetto e facendomi sospirare pesantemente.

«Lo sai che l'ho ricevuto, ti sei messa a ridere quando mi ha colpito il naso» rispondo, avvicinandomi al mio armadietto e aprendolo.

«Era un modo alternativo per chiederti se ti è piaciuto» la sento ridacchiare mentre si stacca dal mio braccio e si appoggia con una spalla allo stipetto di fianco al mio.

«Sì, certo, lo adoro. Ora te ne vai?» chiedo senza nemmeno guardarla. Apro lo zaino e tiro fuori un paio di libri per riporli sulla mensolina in alto.

«Ashton, non fare l'antipatico.»

«Tu non fare l'antipatica!» esclamo con una mezza risata.

La sento sbuffare. «Lo so che non lo pensi davvero, sei solo ancora un po' arrabbiato per l'incidente di ieri sera.»

«No, non mi importa di quella maglietta ora, dovresti vedere la tua camicia.»

«Perché? Cos'ha che non va?» chiudo l'anta dell'armadietto e mi giro verso di lei: ha messo il broncio e si sta guardando la camicetta bianca.

«È tutta spiegazzata e lì, a sinistra, è infilata nella gonna. Dovresti fare più attenzione quando ti vesti la mattina.»

«Mi sa che qui l'unico lucido appena si sveglia sei tu» sogghigna e torna a guardarmi.

O.C.D. || Ashton Irwin #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora