Capitolo 49

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Sono sdraiato a letto da ore, e tutto quello che sto facendo è guardare il soffitto perché non riesco a togliermi le parole di Ginger dalla mente. Rimbombano nella mia testa da quando sono tornato a casa da scuola, e la cosa più fastidiosa è che so di averla delusa: sicuramente si aspettava da me un po' più di fiducia in me stesso e, soprattutto, nei suoi confronti, ma sono certo di aver lasciato intendere il contrario.

Non so cosa sia a rendere tutto più complicato. Probabilmente sono solo io.

Adesso però voglio rimediare. Devo spiegarle come stanno le cose, devo farle capire il motivo per cui mi sono comportato come ho fatto e chiederle scusa. Non mi aspetto di certo che mi perdoni: sono veramente uno stupido, se non volesse parlarmi più la capirei.

Decido di scriverle un messaggio e, sperando che voglia incontrarmi, darle appuntamento da qualche parte.

Prendo il cellulare dal comodino e apro i messaggi, ma appena mi rendo conto che non ho il suo numero devo ricredermi: non sono stupido, sono proprio idiota. La conosco da più di due mesi e ancora non ho il suo numero. Un lungo sospiro lascia la mia bocca mentre mi avvicino alla scrivania e accendo il computer. Le scriverò su Facebook.

Che cosa posso dirle? Ciao Ginger, sono Ashton... no. Decisamente no. Il computer si accende. Apro il motore di ricerca e accedo al mio profilo su Facebook – certo, prima che si carichi la pagina si farà Natale.

Ciao Ginger, volevo chiederti se possiamo parlare. Pessimo. Ciao, possiamo parlare?

La pagina finalmente si carica e sento salire l'ansia. Con la mano tremante sposto il mouse lentamente, portando il puntatore sull'icona dei messaggi. Apro la chat e clicco sull'area di testo. E adesso?

Sento mia madre chiamarmi. «C'è un tuo amico al telefono!»

Entra poco dopo in camera mia, porgendomi il telefono con un sorriso che viene subito sostituito da un'espressione più preoccupata, probabilmente provocata dalla mia. «Ashton, va tutto bene? Sei pallido!»

«S-Sì, tutto bene» abbozzo un sorriso, cercando di convincerla che sia così. Dopo qualche esitazione, prendo il telefono appena mi ricordo che c'è qualcuno dall'altra parte della cornetta e mi chiedo chi possa essere. «Pronto?»

«Ashton!» La voce squillante di Michael mi trafora un timpano, provocando la contorsione di tutti i miei muscoli facciali. «Come stai?»

«Bene» rispondo, spostando il telefono all'altro orecchio. «Non ricordavo di averti dato il numero di telefono di casa mia.»

«Infatti non me l'hai dato,» ribatte facendomi ridere brevemente. Anche lui sembra divertito. «Ti ho trovato sull'elenco telefonico.»

«Volevi dirmi qualcosa?»

«In verità sì. Ti va di venire al Wallaby?»

Pondero sulla sua richiesta qualche istante. La mia attenzione ricade sullo schermo davanti a me e subito penso che probabilmente declinerò l'invito.

«Non lo so. Mi va?»

Mi aspettavo di sentire Michael perplesso, invece sembra piuttosto sicuro di sé quando esclama: «Certo che ti va! È solo per passare il pomeriggio insieme, niente di più.»

Continuo a guardare la chat con Ginger aperta e l'area di testo ancora vuota. So che devo scriverle, però prima di decidere cosa dirle si farà sicuramente notte. A questo punto potrei parlarle direttamente domani a scuola...

In più, se stare un po' con Michael mi aiuterà a pensare, allora ne voglio approfittare.

«Ashton? Ci sei?» Michael richiama la mia attenzione ed io torno coi piedi per terra.

O.C.D. || Ashton Irwin #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora