Davanti a me vedo l'immagine di un ragazzo abbastanza alto, con dei ricci morbidi che gli coprono parte della fronte. Indossa una camicia bianca a maniche lunghe e dei pantaloni neri, tenuti fermi sui fianchi da una cintura di pelle.
Sto guardando il mio riflesso nello specchio per darmi un'ultima sistemata, prima di uscire: non sono affatto negligente e per il mio primo giorno di scuola voglio sembrare la persona ordinata che sono.
Do un'occhiata all'orologio che porto al polso: segna le 7:45. Mi assicuro che il bottone del colletto sia ben infilato nella sua asola ed esco dal bagno.
In cucina trovo mia madre che sta bevendo il suo caffè mentre legge il giornale. Quando alza gli occhi per guardarmi, mi regala un sorriso caldo e mi saluta con un lieve «Buongiorno.»
Le sorrido anche io e mi siedo di fianco a lei. «Hai dormito bene?»
«Se non fosse stato per il caldo, avrei dormito benissimo» rispondo, dando un'occhiata al cibo sul tavolo: c'è del caffè appena fatto, una caraffa di acqua e della frutta. Decido di prendere una banana e comincio a sbucciarla.
Mia mamma riporta lo sguardo sul giornale e prende un altro sorso di caffè. «Qui dice che questa settimana arriveremo anche a trenta gradi, ma dalla prossima la temperatura dovrebbe cominciare a scendere.» Subito dopo mi guarda storto e mi chiede: «Non avrai caldo con quella camicia?»
«Non c'erano quelle a maniche corte nell'armadio» rispondo tra un boccone e l'altro.
«Però le ho lavate, nessuno ti vieta di prenderne una.»
«Ma sono ancora da stirare, non voglio andare a scuola con la camicia tutta spiegazzata» mi alzo da tavola e butto via la buccia della banana. Quando mi riavvicino a mia madre, le dico: «Non morirò di caldo, stai tranquilla» e le do un bacio sulla guancia.
Mi dirigo all'entrata e prendo lo zaino nero che mi ha fornito la scuola. Sulla tasca esterna sono ricamate le iniziali del mio liceo, la Sydney High School, con dei sottili fili blu e verdi. Una cosa ben fatta, con tanto di grazie.
«Buona giornata Ashton!» mia mamma mi saluta, subito prima che io esca dalla soglia.
La fermata dell'autobus è a pochi metri da casa mia, e la scuola si trova a soli dieci minuti.
Non mi fa impazzire l'idea di dover prendere il bus, ma fortunatamente a quest'ora non ci sono mai troppa gente o traffico.
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«Come tutti sapete, questo è il vostro ultimo anno di liceo. Ciò significa che a novembre avrete l'esame di maturità.»
Il signor Martin, nostro insegnante di scienze, ha deciso di dedicare il primo giorno di scuola all'accoglienza e alla presentazione del programma di quest'anno. «Quest'anno voglio da voi un costante impegno e una maggiore serietà...»
Il professore viene interrotto da qualcuno che bussa alla porta e che viene invitato ad entrare.
Una ragazza si fa avanti, chiudendosi subito dopo l'uscio alle spalle. I suoi capelli castani legati in una treccia scarmigliata e la divisa della nostra scuola in disordine mi fanno salire una certa frustrazione. Siamo in un liceo, potrebbe almeno cercare di presentarsi un po' più in ordine.
«Mi scusi per il ritardo» lei lo guarda con aria mortificata.
«Mi scusi, lei è...?» chiede il professore.
«Ginger Gilbert.»
Il signor Martin sposta lo sguardo sull'elenco della classe, scorrendo i nomi finché non trova quello della ragazza.
«Gilbert, eccola qui. Come mai è in ritardo?»
«Non è suonata la sveglia e ho dovuto fare le corse» risponde increspando le labbra e sistemandosi lo zaino su una sola spalla. Questo probabilmente spiega il motivo per cui sembra così sciatta.
«Non preoccuparti, oggi è il primo giorno e posso chiudere un occhio» sorride l'uomo. «Accomodati pure.»
Mi guardo le mani e comincio a grattare le cuticole attorno alle unghie. Il signor Martin ha ripreso con il suo sproloquio ma non sto minimamente prestando attenzione.
Alla fine, ogni anno è sempre lo stesso discorso: ci vogliono disciplina, rispetto, impegno e bla, bla, bla. L'unica differenza è che ora ci parlano un po' dell'esame di maturità, probabilmente con lo scopo di intimorirci.
«È libero questo posto?» alzo lo sguardo e trovo Ginger in piedi di fianco al banco vicino al mio. Lancio una rapida occhiata alla classe e mi rendo conto, purtroppo, che tutti gli altri posti sono occupati.
«Ehm, sì, certo» rispondo, cercando di sembrare cortese. Accenno un sorriso prima di voltarmi verso il professore.
Con la coda dell'occhio seguo i suoi movimenti: ha buttato lo zaino a terra e si è lasciata cadere sulla sedia, sporgendosi verso il banco per poter appoggiare la testa tra le mani.
La compostezza deve essersela dimenticata a casa.
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Capitolo scritto da nworgtuoricordo che la trama è stata ideata da mychemicalnirvana
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O.C.D. || Ashton Irwin #Wattys2016
Fanfiction"Abbottonati la camicia" "E perché dovrei?" Dove un ragazzo che soffre di disturbo ossessivo-compulsivo non tollera il comportamento troppo fuori dagli schemi della sua compagna di banco. - Trama ideata da @mychemicalnirvana. Storia scritta in colla...