Capitolo 16

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Mi guardo attorno, cercando di individuare tra i vari studenti Michael e Calum. Arriccio le labbra quando non li trovo e sto per mandargli un messaggio, quando una mano si appoggia sulla mia spalla. Mi giro per vedere l'espressione inebetita di Calum.

Alzo un sopracciglio, curiosa e quasi scioccata dal suo comportamento.
«Che ti prende?»gli chiedo mentre quasi fischiettando dalla felicità mi porta verso il cortile. «Calum?!»lo chiamo nuovamente, non ricevendo risposta.
Ci avviciniamo a Michael, che è in compagnia di Luke, e chiedo a loro delle spiegazioni.

«Non ne ho idea, io ero con te, ricordi?»mi chiede il mio migliore amico. E come non potrei? Alzo gli occhi al cielo al mio pensiero e guardo Luke, sperando almeno in una risposta intelligente.

«Ah non guardare me»appunto «Ero a cena con un'amica di mia mamma e il figlio» Sto per scuotere Calum per le spalle, quando rimugino sulle parole di Luke.

«Cos'hai fatto ieri sera?»gli chiedo.

«Sono uscito con mia mamma e una sua amica, la madre di Irwin, quello in classe tua»sorrido lasciando Calum in balia dei suoi pensieri e mi siedo affianco a lui, facendo spostare Michael, che sbuffa terminando il suo panino.

«Ah si? E come l'hai trovato? Insomma, cos'hai capito di lui?»

«Perché ti interessa tanto?»interviene il mio migliore amico. Non lo so, rispondo mentalmente, mentre scrollo le spalle come se la risposta di Luke non mi importasse così tanto.

«Non molto a dir la verità, sia io che lui siamo stati in silenzio tutta la durata della cena, ma forse tutti si sbagliano sul suo conto, non mi sembra così strano.»

«Si, a proposito di questo, sei riuscito a farlo rimanere senza parole, e mi congratulo con te per questo, ma non farlo più, tormentarlo e zittirlo è compito mio»Luke ride alle mie parole.

«Se dici così sembri una di quelle bullette che prendono in giro gli sfigati»dice Michael.
Perché interviene nei momenti meno opportuni?

«Beh è diverso, visto che io non sono una bulletta e Ashton non è sfigato»gli faccio notare e lui annuisce, dandomi ragione.

Guardo Calum, che ha ancora la stessa espressione, passo una mano davanti ai suoi occhi ma non sembra tornare tra di noi. «Che gli sarà capitato?»chiede Michael.

«Non ne ho idea, ma almeno sappiamo che non è Ashton quello strano, ma lui»ridiamo, prendendolo in giro.

-
Entro nell'aula di storia, ancora vuota, ma la figura di Ashton seduto da solo, che batte nervosamente le dita sul banco attira la mia attenzione.
Mi avvicino, cercando di capire cos'ha, ma il suo sguardo è fisso su un punto preciso davanti a se.

Guardo nella sua stessa direzione, ma l'unica cosa che vedo è la lavagna.
«Ashton?»lo chiamo, sedendomi al suo fianco. Non mi risponde, continua a fissare quel punto infastidito, come se io non ci fossi.

Gli ho fatto qualcosa? Mi chiedo indecisa se lasciarlo stare oppure stare lì.

«Ashton?»questa volta appoggio inconsciamente la mano sul suo braccio attirando così la sua attenzione. Allontano la mano, come scottata da quel tocco. «Cos'hai?»chiedo. Questa mattina non era così, anzi è stato strano non vederlo infastidito dalla mia presenza, ma sembra che tutto sia tornato alla normalità.

«Distraimi o mi alzo e butto giù il muro per poi ricostruirlo»sgrano gli occhi a quella sua strana richiesta, guardo il muro che ha fissato fino ad ora e non capisco cosa ci sia di sbagliato.

Direi che è perfetto, verniciato da poco con del semplice bianco e nessuna crepa o macchia visibile.
«Non capisco»ammetto confusa.

«Fallo e basta, ti prego»non penso che mi abbia mai guardata negli occhi supplicandomi, neanche per smetterla di infastidirlo -eccetto ora. Mi guardo attorno, la classe inizia a riempirsi, segno che manca poco all'inizio della lezione.

«Okay, una volta sono andata al ristorante con il ragazzo che mi piaceva, era la prima volta che uscivamo insieme»inizio riportando l'attenzione su di lui. «Sembrava lussuoso come ristorante e anche il menù era più che invitante, ma appena portarono i piatti e assaggiai quello che c'era nel piatto richiamai il cameriere. Gli chiesi se avesse del fegato e sia lui che il ragazzo con cui andai mi guardarono come se fossi un'aliena in costume da bagno»un piccolo sorriso spunta sulle sue labbra, forse, spingendomi a continuare.

«E mi rispose che ovviamente lo aveva, spostai il mio piatto verso di lui e gli dissi "Allora provi lei a mangiare questa roba che mi ha servito". Inutile dire che tornai a casa affamata e senza il ragazzo»scoppia a ridere e solo ora, per la prima volta, riesco a sentire la sua strana risata. È singolare.

«Non me la dimenticherò mai quella serata, giuro»termino appena entra la Baker in classe.

«Grazie»sussurra sorridendo, prima di distogliere lo sguardo da me e guardare il quaderno sul suo banco.

Ora devo solo capire cosa l'ha spinto a chiedermi aiuto.

O.C.D. || Ashton Irwin #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora