Per me è strano starmene stesa a letto a osservare il soffitto, sono pigra questo si, ma solitamente riesco a trovare qualcosa con cui passare il tempo stando sempre sdraiata.
Oggi, però, no.Ho perso la cognizione del tempo, non so da quanto sono in questa posizione, il mio corpo è immobile, al contrario dei miei pensieri, che continuano a viaggiare da una parte all'altra del cervello facendomi venire il mal di testa.
Non c'è un senso logico tra di essi, sono sconnessi e anche futili.Insomma, perché dovrei pensare a come l'elettricità passa dalla corrente al caricabatterie?
Oppure, perché dovrei pensare alla conversazione che ho avuto con Ashton? Sono stata anche brava a sistemarmi la camicia e a legarmi i capelli.Questo suo comportamento, questa sua mania del perfezionismo mi urta il sistema nervoso. Bussano alla porta e urlo un «Avanti.» e subito dopo mia mamma fa capolino nella stanza.
«Bonjour chérie.» sento il materasso abbassarsi al suo peso.
«Ciao mamma.»ricambio il saluto non distogliendo lo sguardo dal soffitto.
«Cosa c'è di tanto interessante lì da guardare?»si stende al mio fianco e osserva anche lei il mio stesso punto.
«Niente, sto solo passando il tempo.»rispondo con un sospiro.
«È da tanto che non passiamo del tempo insieme no? Come sta andando a scuola?»
«È appena iniziata, come pensi che vada?»le chiedo alzando un sopracciglio.
«Conoscendoti potrebbe esser successo di tutto in questi quattro giorni»risponde con tono quasi ovvio facendomi ridere. Non ha tutti i torti.
«Niente di particolare a dir la verità, ho solo scoperto di aver anche quest'anno Hudson»un verso esce dalle sue labbra e con la coda dell'occhio noto che si porta le mani al viso.
«Devo aspettarmi di essere richiamata dal preside anche quest'anno?»mi chiede già sull'orlo della disperazione.
«No, cercherò di non rispondergli, me l'ha già fatta pagare lo scorso anno, non ho intenzione di ripetere l'anno ancora una volta»al solo pensiero dei risultati dello scorso anno mi viene da piangere: tutti ottimi voti, tranne in matematica e nel comportamento dove erano insufficienti.
Niente di grave, pensavo, poi è arrivata la notizia della mia bocciatura.«Ti conviene non fare niente di stupido, chérie.»volta la testa verso di me e annuisco.
«Lo so, maman.»rispondo guardandola per la prima volta.
«I compagni invece, come sono?»chiede curiosa mentre la sua cadenza francese torna a farsi sentire.
«Uhm, non lo so, cioè.. Fino ad adesso ho passato il tempo solo con Calum e Michael, e non conosco nessuno dei miei compagni»ometto il "Fattore Ashton" e lei borbotta qualcosa, che non riesco a comprendere.
«Non puoi sempre stare con Michael e Calum, devi farti altre amicizie ora che tutti gli altri sono andati all'università»
Alzo gli occhi al cielo, mordendomi la lingua cercando di non risponderle male. «Grazie per avermelo ricordato»dico a denti stretti.
«Sto solo cercando di dirti che-»si ferma, quasi a voler cercare le parole giuste. «-devi conoscere nuove persone, e per farlo devi tenere il tuo lato acido e sarcastico ben nascosto»
«Ma così mentirei già dall'inizio. Se proprio devo trovarmi degli amici, mi devono accettare per quello che sono, non per quello che vogliono che io sia»e solo ora, mi rendo conto di aver sbagliato con Ashton questa mattina. Gli ho dato corda, mi sono sistemata la camicia e i capelli solo per -inconsapevolmente- farmi "accettare" da lui, e non è corretto.
«Anche questo è giusto, ovviamente, ma il tuo carattere è complicato, ed è difficile avere a che fare con te»alzo un sopracciglio.
«Ho il tuo carattere, mamma»le faccio notare.
Si mette a sedere e «Lo so, lo so perfettamente, ma io so controllarmi, tu no»
«Nom è vero»borbotto. Io so controllarmi, so quando devo smettere, solo che non voglio farlo. Lei non ribatte anche se so che non è d'accordo con le mie parole.
«Quando ti chiamo vieni ad aiutarmi con la cena»detto questo si alza ed esce dalla stanza, lasciandomi nuovamente sola con i pensieri. Perché i letti sono così comodi?
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Cammino tranquilla per i corridoi, felice di avere un'ora buca, la professoressa di letteratura è rimasta imbottigliata nel traffico, peccato, già.
«Wanda!»chiamo la donna dai capelli neri e voluminosi, che sta spazzando -se così si può dire- il pavimento.
«Ginger, dovresti essere in classe»mi rimprovera, appoggiando la scopa agli armadietti.
«La Lewis ha avuto un imprevisto, che bella giornata, non pensi anche tu?»ride alzando gli occhi al cielo quando mi siedo affianco a lei su una delle sedie di plastica rossa, dietro alla sua scrivania.
«È solo il quinto giorno, inizi bene l'anno»ride ancora prendendo una limetta per le unghie dalla tasca del grembiule azzurro e bianco. Sono abituata al fatto di non vederla lavorare.
«Che mi dici di nuovo?»chiede osservandosi le unghie tinte di blu e azzurro con dei fiori bianchi.
«Niente a dir la verità, la classe è fin troppo calma rispetto a quella dell'anno scorso»poi è come se si accendesse una lampadina nel mio cervello. «Conosci un certo Ashton Irwin?» arriccia le labbra in un'espressione pensierosa, prima di far scoccare la lingua contro il palato.
«È quel tipo con i capelli ricci e biondi? Quello strano sempre impeccabile?»chiede mentre io annuisco già da quando ha detto "strano".
«Esattamente, che mi sai dire di lui?»
«Assolutamente niente»serro le labbra alla sua confessione.
«Ma tu sai sempre tutto di tutti, Wanda!»alza le spalle, scusandosi. Le dico di non preoccuparsi e sospiro.
«Non dovresti essere in classe?»alzo la testa e noto la fonte dei miei pensieri. Ashton Irwin è davanti a me, vestito impeccabile come sempre, i capelli sistemati in modo da non ricadere sugli occhi ma solo sulla fronte, e la cartella nera sulle spalle.
«Non dovresti essere in classe?»gli chiedo a mia volta, evitando di rispondergli per dargli fastidio. Alza gli occhi al cielo, e si allontana.
«A dopo Wanda!»prendo il mio zaino, buttato ai miei piedi poco prima, e seguo il ragazzo che con passo svelto si sta allontanando.
«Ashton!»si ferma in mezzo al corridoio, il corpo rigido e i pugni chiusi. Lo prendo a braccetto come ieri mattina e trattenendo una risata inizio a camminare con lui.
«Si può sapere cosa vuoi?»chiede brusco, lisciando il tessuto morbido dei pantaloni scuri. Questa volta sono io ad alzare gli occhi al cielo per il suo gesto. «Hai la matita sbavata»dice visibilmente infastidito da questo piccolo dettaglio insignificante.
«La sistemo dopo»scrollo le spalle e lui si blocca facendomi fare lo stesso. Chiude gli occhi e prende un respiro profondo prima di farmi voltare verso di lui. «Che diamine stai facendo?»chiedo quando la sua mano, decisamente troppo grande, si avvicina al mio viso.
Preme il pollice sotto il mio occhio sinistro, togliendo il nero in eccesso.«Okay, meglio»sussurra più a se stesso che a me, facendomi corrugare la fronte.
Gli dava così tanto fastidio quella linea?
«Ti dava tanto fastidio?»chiedo scioccata, dando voce ai miei pensieri, quando annuisce e si allontana, lasciandomi indietro.
Questo ragazzo è più strano di quanto pensassi.
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O.C.D. || Ashton Irwin #Wattys2016
Fanfiction"Abbottonati la camicia" "E perché dovrei?" Dove un ragazzo che soffre di disturbo ossessivo-compulsivo non tollera il comportamento troppo fuori dagli schemi della sua compagna di banco. - Trama ideata da @mychemicalnirvana. Storia scritta in colla...