Capitolo 41

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«Ciao» sobbalzo quando vedo Colin apparire dietro a Ginger, non mi ero nemmeno accorto si fosse avvicinato. Vorrei gridargli contro per averci interrotto ma nonostante ciò lo saluto svogliatamente, al contrario del modo in cui lo saluta Ginger, che per un attimo mi sembra anche felice di vederlo. «Possiamo andare o stavate parlando? In quel caso mi scuso per avervi interrotto.»

Aspetta, cosa? "Possiamo andare"? Ginger e Colin si frequentano? E da quando? Per un attimo esito, ma non riesco a non trattenermi dal chiedere: «Uscite insieme?»

Non so come mi faccia sentire la cosa, perché Colin non mi piace e mi chiedo il motivo per cui Ginger gli vada dietro, ma alla fine penso che non dovrebbe importarmi. Credo. Voglio dire, non è per niente affare mio, ma allo stesso tempo voglio saperne di più, voglio sapere cosa ci trovi Ginger in lui e non capisco perché la cosa mi incuriosisca così. Poi mi dà anche fastidio perché, insomma, è ... Colin.

«Andiamo a mangiare qualcosa, se vuoi venire...» Colin mi invita ad unirmi a loro, ma declino. Vorrei insistere, sapere se loro due si frequentano, ma probabilmente sembrerei strano e non voglio.

Sono confuso, davvero non riesco a capire come mi senta io, come si senta Ginger e cosa mi faccia sentire lei. Decido che è meglio tornare a casa e, visto che non riuscirò mai a finire questa conversazione con Ginger, far finta che non sia successo nulla, così mi congedo e mi allontano.

Dovrò trovare qualcosa da fare questo pomeriggio per tener occupata la testa e lontani i pensieri.

«Ashton!» sento Ginger chiamarmi, ma appena mi volto la vedo parlare con Colin. Forse me lo sono solo immaginato, non mi ha veramente chiamato, ma prima di tornare sui miei passi la vedo avvicinarsi e dirmi decisa: «Risolviamo la faccenda una volta per tutte.»

«Se preferisci uscire con Colin vai pure, non sono nessuno per fermarti.»

«Voglio sistemare questa questione con te, e finché non finiamo non me ne vado.»

-

Abbiamo appena finito di mangiare della pasta e ci siamo seduti sul divano, in soggiorno. Ho invitato Ginger a pranzare da me per finire di chiarirci l'un l'altra e perché sono quasi sicuro che casa mia sia un posto più intimo rispetto ad una pizzeria o una paninoteca – luoghi che, tra parentesi, aveva suggerito lei.

«Allora...» comincio, cercando di intavolare la conversazione in qualche modo, ma sinceramente non saprei da dove partire e per qualche motivo mi sento anche in imbarazzo. Sarà che Ginger sta studiando la stanza, senza considerarmi minimamente, o forse si è soffermata ad osservare le foto incorniciate sul mobile di fianco al divano.

Resta di fatto che ha ignorato totalmente il mio tentativo di dialogo con lei.

«Sei figlio unico?» chiede dopo pochi altri istanti di silenzio.

«Già. Tu?» rispondo increspando le labbra e cercando di capire che foto stia guardando, visto che mi sta ancora dando le spalle.

Quando finalmente si volta, la vedo con una cornice tra le mani che appoggia immediatamente sulle gambe. Arrossisco mentre lei non stacca lo sguardo dalla fotografia che ritrae me e mia mamma a Disneyland insieme a Topolino e Pippo. «Io ho due fratelli. Gemelli.»

«Dev'essere figo!» esclamo cercando di sembrare almeno un pochino disinvolto – probabilmente senza molto successo.

«Sì, li adoro. Probabilmente loro non adorano me, ma me ne sono già fatta una ragione» scrolla le spalle e ride tra sé e sé, risistemando la cornice sul mobile. «Sai, l'altro giorno stavo pensando ad una cosa» Ginger comincia a parlare quasi subito dopo, incuriosendomi.

O.C.D. || Ashton Irwin #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora