La lezione di geografia è appena terminata e mi sto dirigendo al mio armadietto per prendere il libro di francese e il blocco da disegno, che mi serviranno per le ore sucessive.
Mentre cammino per il corridoio, scruto Ginger tra gli altri studenti. Non faccio nulla per farmi notare, ma sono sicuro che mi abbia visto nel momento in cui mi saluta con un gesto della mano.
La vedo avvicinarsi quando apro lo sportello.
«Ehilà, Irwin!» sorride ampiamente.
Istintivamente ricambio il sorriso, finché riorganizzo lo zaino. «Ciao Ginger.»
«Va tutto bene?» mi chiede aggrottando le ciglia e appoggiando una mano sulla mia fronte. «Forse dovresti andare in infermeria, credo che tu abbia la febbre.»
La guardo confuso, scostandomi dalla sua mano. «Cosa stai dicendo?»
«Non hai digrignato i denti o stretto i pugni, e non mi hai risposto con quel tuo solito tono stizzito, anzi! Mi hai sorriso!» afferma con un'espressione di finto stupore.
Io sbuffo divertito mentre chiudo l'armadietto. «Io digrigno i denti?» domando, avviandomi verso la mia classe.
«Sì, e dopo mi ringhi contro di non darti fastidio» continua, facendomi ridacchiare. «Scherzi a parte, mi sembri rilassato.»
«Non ho motivi per cui essere alterato» ed è vero. L'unico motivo per cui potrei esserlo sarebbe l'abbigliamento scomposto di Ginger, ma per la prima volta si è presentata a scuola in modo più ordinato rispetto al solito, dunque non mi sono irritato.
«Vuoi un motivo per esserlo?» mi chiede mentre porta le mani alla testa e si scioglie la coda, spettinandosi i capelli castani.
«A te piace istigare la gente!» rido, e dopo qualche istante si risistema i capelli come poco fa. In fondo, nonostante i suoi dispetti sembra una ragazza simpatica.
«No, a me piace istigare te» mi fa la linguaccia, guadagnandosi un'espressione stupita ma sempre divertita da parte mia.
«Lasciarmi ammutolito deve essere un nuovo hobby» esordisco dopo poco, pensando a quello che mi ha detto Luke ieri sera.
Sinceramente, non ho ancora capito se e quanto fosse serio.
«A cosa ti riferisci?» mi chiede Ginger, prima di continuare usando un tono teatrale. «Non ci sarà anche qualcun altro che ti tormenta oltre a me, vero?»
«Fortunatamente no, è solo che questo ragazzo ha fatto un commento su di me e mi ha lasciato...» come si potrebbe dire? «...attonito, credo.»
«Cosa avrebbe detto di tanto sbalorditivo?» mi chiede mentre continuiamo a camminare senza alcuna fretta.
Penso che questa situazione un po' sia bizzarra, perché fino a tre giorni fa se Ginger si fosse avvicinata a me probabilmente l'avrei evitata, mentre ora non mi dà così fastidio chiacchierare con lei.
«Pensa che io sia meno strano di quanto non sembri, e semplicemente non sono riuscito ad interpretarlo. Hai presente quando non capisci se qualcuno sta scherzando o se è serio?» le chiedo voltandomi verso di lei.
«Beh, sinceramente, no. La maggior parte delle volte rispondo» increspa le labbra e alza le sopracciglia, sta sicuramente trattenendo una risata.
Questo conferma l'idea che mi sono fatto sul suo carattere, anche se mi aspettavo un "sì" in risposta alla mia domanda.
«Comunque» cerco di ignorare la sua risposta e riprendo a parlare. «Mi ha spiazzato il suo commento. Voglio dire, durante tutta la cena è stato lui a comportarsi come quello strano e poi viene a dir- »
«Durante tutta la cena? Ci sei uscito a mangiare insieme?» Ginger mi interrompe. Quando mi volto verso di lei, vedo che mi guarda con un sopracciglio alzato. «Ma allora ce li hai degli amici con cui uscire!»
«Non saltare a conclusioni affrettate» la ammonisco, spalancando gli occhi. «Non è mio amico, l'ho visto per la prima volta ieri sera.»
«Allora perché eri a cena con lui?» mi domanda ancora, sembra confusa e stranamente interessata.
«È il figlio di un'amica di mia mamma. A quanto pare lui frequenta questa scuola e sua madre insegna qui, ma non ho mai visto nessuno dei due a dir la verità» rispondo, infine.
«Ah» si limita a dire.
Guardo l'orologio al polso: se non mi sbrigo potrei arrivare tardi in classe - non che comunque mi entusiasmi l'idea di avere lezione con Madame Gautier.
«Bene, se non ti dispiace, ho un suicidio che mi aspetta» esordisco increspando le labbra e avvicinandomi alla mia aula, ormai a pochi passi da dove mi trovo ora.
«Un suicidio?» mi domanda, il tono particolarmente perplesso.
«Sì, ho due ore di francese» sbuffo. Io detesto il francese.
«Fidati, ti capisco perfettamente. Beh, ci si vede» mi saluta con un gesto della mano e si allontana, mentre io entro in classe.
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Capitolo scritto da nworgtuo
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O.C.D. || Ashton Irwin #Wattys2016
Fanfiction"Abbottonati la camicia" "E perché dovrei?" Dove un ragazzo che soffre di disturbo ossessivo-compulsivo non tollera il comportamento troppo fuori dagli schemi della sua compagna di banco. - Trama ideata da @mychemicalnirvana. Storia scritta in colla...