Capitolo 36

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Clarisse.
Clelia.
Cecilia.
No, non ricordo quale sia il nome della biondina che era con Ashton dieci minuti fa, so solo che ora è affianco a me e ha appena finito di sistemare ordinatamente le sue cose sul banco. Ashton Irwin-e-dovrei-seguire-la-lezione al femminile, fantastico.

Mi sorride calorosamente, sbattendo le ciglia coperte da un leggero strato di mascara e i suoi occhi azzurri, molto simili a quelli del fratello, sembrano più chiari a causa della luce proveniente dalla finestra alla mia sinistra. «Ginger giusto?»annuisco, quasi scocciata, ma lei sembra non voler perdere il sorriso. Ma da dove viene sono tutti così allegri o è solo una cosa di famiglia? «Ashton mi ha parlato così tanto di te»non penso che in un'ora abbia potuto dirgli chissà quanto. «Siete molto amici»le sue labbra rosee sono ancora aperte in un sorriso.

«Ma tu e la tua famiglia venite dal Paese delle Meraviglie? Dove tutti sono felici perché drogati di tè fatto dal Cappellaio?»la mia mente viaggia da sola alla sera della festa di San Valentino e mi pento di aver nominato quel film.

Io ero Alice e Ashton il BianConiglio.

Corruga la fronte, sicuramente confusa dalle mie parole ma scuote la testa. «No, veniamo da Canberra»risponde. «Quindi hai conosciuto Colin, mio fratello»cambia discorso.

«Sì»annuisco semplicemente osservando le mie unghie ancora lucide a causa dello smalto trasparente, Nova dice che con questo smalto smetterò di mangiarle, io non ci spererei così tanto se fossi in lei.

«Quando è tornato a casa, la settimana scorsa, ha detto di esser stato aiutato da una tipa strana ma simpatica»

«Penso parlasse di me»fingo di vantarmi e lei ride, la sua risata è strana, acuta e contagiosa. Ripeto:Ashton al femminile, è una persecuzione. «Tu e Irwin di cosa parlavate prima?»sembra pensare qualche secondo prima di illuminarsi.

«Del concerto dei Coldplay a cui sono stata tempo fa, ha detto che piacciono anche a te, è così?»sbatto qualche volta le palpebre, non mi sembra di aver mai parlato di musica con Ashton, quindi non so come fa a saperlo.

«Uhm sì?!»la mia sembra più una domanda e questo sembra capirlo anche lei visto che ride nuovamente coprendosi la bocca e non fa in tempo a dire qualcos'altro che entra la professoressa Daniels, in ritardo di cinque minuti come sempre, e lo ammetto: per la prima volta sono felice che un professore sia in classe.

La giornata non è iniziata bene, e penso che continuerà ad andare male fino a che non andrò a letto e mi addormenterò sognando Adam Levine in tutta la sua perfezione; e la discussione con Ashton avuta due ore fa non migliora di una virgola il mio umore.

Apro l'armadietto e faccio una smorfia vedendo i volantini che mia mamma questa mattina mi ha detto di appendere in giro per la scuola. Ha avuto la magnifica idea di dare ripetizioni di francese, per tenere occupato il pomeriggio, ha chiesto a me di farlo -ovviamente- e dovrò così impiegare la mia ricreazione in qualcosa che non sia mangiare o discutere con i ragazzi di qualcosa di stupido.  Alzo gli occhi al cielo e prendo il pacco di fogli e lo scotch iniziando il mio lavoro.

Non capisco il comportamento di Ashton, con me è stato scontroso sin dall'inizio, -certo me la sono anche cercata- ma con lei dopo un'ora ci parla come se si conoscessero da una vita.

Non sono gelosa.

Perché dovrei essere gelosa? Lei è solamente il mio contrario, così carina e composta, così simile ad Ashton e capisco perché gli sia risultato così facile parlare con lei e diamine, sembra anche simpatica. Clarisse è Ashton al femminile. Forse Clarisse non è il suo nome, ma sono sicura che inizi con la C.

Scuoto nuovamente la testa e cerco di non pensarci, ma mi risulta difficile visto che quando svolto l'ennesimo angolo li vedo parlare animatamente di qualcosa che diverte entrambi, probabilmente stanno parlando ancora di me e della mia goffaggine, Ashton si starà divertendo a parlarne.

Sbuffo e cammino fingendo di non averli visti ma tutto si complica quando: «Ginger!»non mi giro verso Ashton, che sembra aver terminato la conversazione con Clarisse, visto che lei si sta allontanando con il telefono all'orecchio. «Ginger?»chiudo gli occhi qualche secondo cercando di mantenere la calma e impreco quando lo scotch mi cade dalle mani e la cartella mi scivola dalla spalla.

Non è la mia giornata a quanto pare.

Faccio per abbassarmi e prendere il rotolino a terra, ma lui mi anticipa porgendomelo subito dopo con un sorriso quasi di scuse, le sue fossette sono sicuramente il mio punto debole. Non so neanche perché io sia tanto infastidita, io e Ashton non siamo neanche amici, ci sopportiamo appena, forse perché mi ha detto che dovrei imparare a mordermi la lingua e non dire tutto ciò che penso, ma non ne sono sicura lo so anche io questo. «Ti serve una mano?»

«Ne ho già due, sono abbastanza»mi allontano una volta appeso malamente il foglio e lo vedo staccarlo per riattaccarlo dritto subito dopo, tipico. Schiocco la lingua contro il palato, prima di prendermela tra i denti perché come ha detto lui: non devo parlare.

«Perché adesso fai così?!»si posiziona davanti a me, fermandomi.

«Stavi parlando con Clarisse, sembrava interessante come conversazione, perché non torni da lei?»

«Quindi hai ancora un problema con Claire»marca il suo nome, incrociando le braccia al petto, come se fosse soddisfatto di qualcosa.

«Non ho nessun problema con Clarisse»lo supero ma lui non sembra voler mollare divertito probabilmente dal fatto che io continui a sbagliare il nome, volontariamente o meno.

Mi ferma nuovamente, questa volta appoggiando le mani sulle mie spalle per accertarsi che io non vada via. «Sei gelosa»la sua sembra più una constatazione che una domanda.

Una risata sardonica lascia le mie labbra e «Non sono gelosa, perché mai dovrei? Non siamo neanche amici, l'hai detto tu no?!»abbassa la testa, sembrando quasi ferito dalle mie parole -che poi sarebbero le sue. «Se non ti dispiace dovrei appendere questi, a meno che tu non voglia seguirmi e sistemarli confermandomi maggiormente il tuo disturbo»questa volta non volevo essere così cattiva, lo ammetto, e mi sento in colpa quando vedo un misto di emozioni sul suo volto, e nessuna di quelle mi piace.

«Perché dici questo? Sono solo ordinato, perché lo definisci "disturbo"?»continua lasciando cadere le braccia lungo i suoi fianchi, come se non avesse più energia in corpo.

«È così Ashton e mi dispiace, non volevo dirtelo, non in questo modo»

«Non ho nessun disturbo, Ginger, non sono pazzo»

«Non ho detto che sei pazzo, Ashton, ho detto che sei un soggetto che ha un disturbo ossessivo-compulsivo per l'ordine. Ogni cosa che vedi fuori asse devi metterla apposto a tutti i costi, ricordi quella volta in classe?»lo guardo, aspettando una reazione da parte sua. «I banchi, la lavagna, la tua camera sembra quelle dei giornalini dell'Ikea, per non parlare dell'armadietto, la matita sbavata, i capelli scompigliati anche se si tratta di solo la frangetta e la camicia del primo giorno di scuola. Il tuo non è semplice ordine, è maniacale»scuote la testa e indietreggia, non volendo credere alle mie parole.

«Non sono malato»ripete più volte, scomparendo dalla mia vista.

Perché non mi possono tagliare direttamente la lingua e le corde vocali? Renderebbero la mia vita molto più semplice.

O.C.D. || Ashton Irwin #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora