2- Diego

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Il giorno dopo...
Pov's Diego
Entro nella mia cabina armadio indeciso su cosa indossare oggi.

Tra le centinaia di camicie di tutti i colori, cravatte di ogni tipo e pantaloni lussuosi è difficile scegliere.

Come nel mio nightclub, è difficile scegliere quale prostituta portarti a letto.

Scelgo solo roba di alta qualità.

Ogni scelta che effettuo nella mia vita è andata a buon fine, non sbaglio quasi mai.

Gli errori sono per chi non è in grado di calcolare le proprie azioni.

Amo essere impeccabile, perfetto in ogni occasione.

Deve essere sempre tutto calcolato, senza imprevisti o distrazioni.

Mi guardo nell'enorme specchio presente tra i miei vestiti e ciò che vedo piace a me ma soprattutto alle donne.

Sono alto un metro e novantatre, spalle larghe, fisico scolpito, barba, capelli e occhi neri.

In questo momento non vedo altro che un bel uomo in boxer.

Ma agli occhi di tutti non sono questo.

Io sono il capo, il re della mafia.

Comando io, su tutto e tutti.

Ho amici quanti nemini ma una cosa è certa, sono temuto da tutti.

Nessuno osa contraddirmi, parlare male di me o toccare ciò che è mio.

Chi ha cercato di fottermi in passato ha provato sulla propria pelle cosa significa mettersi contro di me.

La mia famiglia è stata sempre una delle più potenti della mafia ma da quando mio padre si è ritirato dagli affari e ha dato il suo posto a me, tutto è cambiato.

Ciò è avvenuto dieci anni fa e da allora io sono colui che tutti temono.

Ogni mia parola è un ordine.

Ho acquisito tutti i traffici di droga, di prostitute e di soldi.

Non mi manca nulla, posso comprarmi anche la Luna se voglio.

Eppure non sono felice.

I soldi non fanno la felicità, mi ha sempre ripetuto mio padre.

Posso adesso dire che ha ragione.

Non sorrido sinceramente da molto, non rido quasi mai se non ironicamente per prendermi gioco di qualche mia povera vittima.

Sto tutta la giornata a lavoro e quando torno nella mia enorme casa non c'è nessuno ad aspettarmi.

La verità è che nessuno mi ama o mi vuole bene, solo la mia famiglia.

Le altre persone mi rispettano ma mi odiano.

Lo vedo nei loro occhi.

Vorrebbero uccidermi, tutti.

Sospiro prendendo i primi vestiti che mi saltano all'occhio.

Decido di indossare un pantalone nero ed una camicia bianca su misura con le mie iniziali.

Ritorno nella mia stanza da letto con le scarpe eleganti mantenute con due dita.

Sento bussare alla porta della mia stanza e poco dopo vedo comparire una figura minuta.

《Signore, posso?》
Mi chiede Loreta gentilmente, la governante di casa mia e di quella di mia madre.

《Si, entra》
Le dico facendole un sorriso di cortesia e lei entra nella stanza come se dovesse comunicarmi qualcosa.

《I suoi genitori vogliono fare colazione con lei perché devono parlarle》
Dice la donna sulla cinquantina mantenendo lo sguardo sulle sue scarpe.

𝐃𝐄𝐒𝐓𝐈𝐍𝐘Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora