"Resta sveglia"

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"Tra qualche giorno arriva la nuova moto"
"Hai la patente della moto?"
"Certo, se vuoi ti porto a fare un giro un giorno"
"Va bene"
"Domani hai allenamento?"
"No, sti due giorni no, c'è la pausa nazionali"
"Ah vero, mi ero dimenticato"
Rimase un attimo in silenzio, poi mi guardò.
"Facciamo un piccolo viaggio?"
"Ma quando?"
"Ora"
"Ma sei pazzo? E dove vorresti andare?"
"Non lo so, vai a prepararti uno zaino, intanto io cerco qualcosa"
"Tu sei pazzo" Però accettai, così andai a prepararmi uno zaino per due giorni.
"Trovato qualcosa?"
"Londra, c'è un volo tra 2 ore, vado a fare uno zaino" Mi lasciò un bacio sulla fronte e corse in casa sua.
Rimasi a guardare la porta appena chiusa, sorridendo e scuotendo la testa.
Presi le ultime cose e mi misi la giacca.
"Ci sono, andiamo?"
"Si, sono pronta"
Chiusi casa e andammo in macchina.
"Non ho mai fatto un viaggio così, organizzato all'ultimo momento"
"Sono i più belli sai?" Mi disse.

-
Dopo circa 3 ore arrivammo finalmente a Londra, andammo all'hotel che aveva prenotato e lasciammo lì gli zaini.
"Sei stanca?"
"Non tanto, andiamo a fare un giro?"
"Si, volevo chiedertelo"
Sorrisi e uscimmo subito.
"Non ci sono mai stata a Londra"
"Io qualche volta, è propria bella"
Chiusi la felpa quando uscimmo dalle porte dell'hotel e l'aria fredda mi invase totalmente.
Mi prese la mano e iniziammo ad amdare verso il centro.
"È bellissimo" Dissi, ma lui non rispose.
Mi girai verso di lui, mi stava guardando intensamente.
"Tu sei bellissima, Isabel" Si avvicinò e mi baciò.
"Io.. vorrei chiederti una cosa" Mi disse vicino al viso.
"Dimmi" Sorrisi.
Tirò fuori una scatolina dalla tasca.
"Vorresti diventare la mia fidanzata, isabel?"
Guardai l'anello che aveva tra le mani, poi guardai lui negli occhi sorridendo.
"Si.. assolutamente si" Lo baciai.
Finalmente eravamo qualcosa di concreto, erano ormai passati quasi 5 mesi da quando ci eravamo conosciuti, o almeno da quando ci parlavamo senza litigare.
Continuammo a baciarci sotto al Big Ben.
"Torniamo in hotel?"
Sorrisi e mi prese per mano.

Continuammo a baciarci fino a quando il respiro non mi mancò, misi le mani nei suoi capelli nel mentre che scendeva verso il seno.
Inarcai la schiena sentendo l'eccitazione aumentare sempre di più.
Mi tolse la maglia e così feci anche io.
Continuammo così, fin quando i nostri corpi non combaciarono perfettamente.
"Kenan" Dissi ansimando.
Lui tornò sulle mie labbra nel mentre che spingeva a intervalli regolari.
Misi le mani sulla sua schiena allenata, era sempre più bello.
Mi strinse il seno tra le mani, andando sempre più veloce.
"Ti amo" Disse tra i nostri respiri.

-
SKIP TIME, DICEMBRE
Eravamo ad una festa di compleanno di Felix, erano ormai le 2 di notte.
"Senti, è meglio che torno a casa, non sto tanto bene, puoi dirlo tu a kenan? Non so dove sia"
"Va bene, tranquilla, stai attenta"
Uscii dal locale che ancora mi girava la testa.
La musica si sentiva anche da qui, andai alla mia macchina e aspettai un attimo a salire.
"Ei, che fai qui?" Un uomo sulla quarantina spuntò da dietro una macchina.
"Ci conosciamo?"
"Io conosco te" Avanzò lentamente.
Non risposi, l'ansia iniziava ad aumentare.
"Cosa vuoi?"
"Julia e Dusan non ti hanno insegnato l'educazione?"
"Come fai a sapere il nome di mia madre?"
"Sai.. tua madre era una donna davvero bella, peccato che era una stronza.." Sussurrò.
Mise una mano di fianco alla mia spalla, sull'auto.

Entrai nella stanza di mamma dopo una decina di minuti, alzai lo sguardo dal cellulare e trovai un uomo, penso della loro stessa età, seduto di fianco a lei.
"Tu chi sei?" Dissi mantenendo le distanze.
Lui si girò e non rispose.
"Sono un suo vecchio amico" Disse dopo qualche secondo.
In quel preciso momento entrò Paulo.
Si fermò di colpo quando vide quell'uomo.
Lo guardò meglio e poi spalancò gli occhi:"Federico?"
"Chi è?" Gli chiesi guardandolo, ma lui si avvicinò a quello che doveva essere Federico.
"¿quieres decirme quién es?" ("Mi vuoi dire chi è?")
"Es mejor que no lo sepas" ("Meglio che non lo sai")
"Federico, vattene"
"Sono venuto qui solo per sapere come stava, ho letto le notizie"
"Non mi interessa, te ne devi andare, hai capito?"
Sentii dei rumori alla porta, mi girai e vidi papà accompagnato dal dottore.
Appena capì chi era si avvicinò di scatto.
"Dusan, devi fare piano" Disse il dottore.
"Chi ti ha fatto entrare?" Chiese papà con rabbia.
"Me ne vado, ho capito" Prese la sua giacca ed uscì.
"Mi volete dire chi era o avete intenzione di stare zitti?"
"Era l'ex di mamma, meglio non dire cosa faceva"

"Tu sei.. Federico?"
"Sarà stata anche una stronza tua madre.. ma ha fatto un bel lavoro" Disse guardandomi dalla testa ai piedi.
"Cosa vuoi da me?"
"Che ripaghi tutto quello che tua mamma mi ha fatto perdere"
"Sei solo un malato mentale" Strinsi i denti.
"Che caratterino" Mi tirò uno schiaffo dritto sulla guancia facendomi molto male, ma lui rise.
"Vieni con me" Mi prese il polso violentemente e mi portò verso un auto.
"Stai zitta o ti ammazzo, lo giuro" Mi tappò la bocca con un panno.
Mi mancò l'aria, mi aggrappai al suo braccio per non cadere, ma persi i sensi dopo pochi secondi.

Mi risvegliai in una stanza, faceva freddo.
Lui era sparito, così come i miei vestiti che si trovavano a terra.
Avevo dei lividi vicino al seno, le gambe mi facevano male.
Mi guardai intorno, non sapevo dove fossi, così mi vestii velocemente stringendo i denti dal dolore.
Presi il mio cellulare buttato a terra, era completamente spento.
Uscii velocemente da quel posto orribile, riconobbi fortunatamente la strada e cercai di avvicinarmi al centro il più velocemente possibile, scappando da quel posto.
"Accenditi" Sussurrai guardando il telefono.
Fortunatamente si accese poco dopo, ero intasata da telefonate da tutti.
Mi appoggiai a un muretto senza forze, chiamai immediatamente Kenan sperando che mi rispose, ero completamente sotto schock.
"Isabel! Dove diavolo sei finita? Ti sto cercando da ore"
Mi sentì piangere.
"Isabel"
"Vieni qui, ti prego"
"Dove sei?"
Gli indicai il posto in cui ero.
"Non attaccare, resta con me, sarò li tra 2 minuti"
"Mi fa male tutto" Sussurrai.
"Non spegnere il telefono Isabel, resta in chiamata"
"Fai veloce, per favore"
"Sono quasi qui"
Un minuto dopo arrivò, scese velocemente dall'auto e venne verso di me.
"Cosa.. ti è successo" Guardò i lividi sulle gambe e le lacrime sul mio viso, mi abbracciò.
"Dimmi cosa ti è successo, per favore"
"Andiamo a casa" Mi alzai dal muretto barcollando un po', ero sfinita.
Nel tragitto non fiatai, sentivo la rabbia di Kenan ribollire dentro di lui.
"Hai fatto preoccupare tutti, ho chiamato anche i tuoi"
"Perché li hai chiamati?" Dissi a bassa voce, quasi con gli occhi che mi si chiudevano.
"Resta sveglia, Isabel" Appoggiò la mano sulla mia coscia e io sussultai.
"Siamo arrivati"
Mi aiutò a scendere e a salire in casa.
"Chi diavolo è stato?" Alzò la voce e io chiusi gli occhi velocemente.
"Devo chiamare mio padre, è stato l'ex di mia madre"
"Di tua madre?" Sgranò gli occhi.
"Almeno penso, l'ho visto una volta sola in ospedale.." Mi persi a guardare il nulla.
"Sei.. piena di sangue" Mi fece accorgere di un particolare che fino ad ora non avevo visto.
"Aspetta" Corse in bagno e prese del disinfettante.
"Brucerà un po'" Lo fece cadere sulle ferite sulle gambe.
"Ti fa male da qualche altra parte?"
Alzai la maglia e vidi il mio addome pieno di segni rossi.
"Cazzo, Isabel, sai che devi denunciare?"
"Non posso" Sussurrai.
"Non mi interessa, domani andiamo insieme" Alzò la voce.
Strinsi gli occhi e abbassai la testa.
"Scusami, non volevo alzare la voce, solo che vederti in queste condizioni.. Mi fa imbestialire il fatto che non sono riuscito a proteggerti"
Lo tirai verso di me, mi alzai lentamente e lo abbracciai.
"È meglio che vai a riposarti"
"Non fare cazzate, ti prego"
"No, tranquilla, sto qua con te" Mi accompagnò in camera e si mise di fianco a me.
"Non andartene" Dissi quasi addormentata.
"Sono qui, adesso non preoccuparti"

-
Il giorno seguente mi svegliai tutta dolorante, scrissi sul gruppo della squadra che non ci sarei stata ad allenamento.
Kenan non c'era, però sentivo dei rumori al piano inferiore.
Mi alzai lentamente, andai in bagno a sciacquarmi il viso, ma vedendo tutte quelle ferite mi bloccai.
Cosa avevo fatto per meritarmi questo?
"Isi, sei qui.."
Spostai lo sguardo lentamente verso di lui.
"Come stai?" Chiese tranquillo.
"Così" Sussurrai.
"Vieni qui" Mi catapultai nelle sue braccia.
"Non hai allenamento?"
"Ce l'avevo alle 8"
Guardi il cellulare e vidi che erano ormai le 10.30.
"Ti va di fare colazione?"
Annuii e scesimo entrambi.
"Oggi pomeriggio vorrei.. andare a denunciare, però vorrei anche parlare con i miei"
"Ci ho parlato io, non gli ho spiegato bene la situazione, ma gli ho chiesto se potevano venire qui al più presto"
"E cos'hanno detto?"
"Che prendevano il primo volo e mi facevano sapere, tra sta sera e domani mattina sono qui"

Non riesco a smettere di amarti - Dusan VlahovicDove le storie prendono vita. Scoprilo ora