Capitolo 5 - La cena

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Riuniti al calore delle loro famiglie, Alira e Talos non rivelarono mai che il licantropo era Ungar. Vennero riempiti di attenzioni e dispensati dal lavoro per la giornata successiva. Gavister e Maurice trascorsero il resto di quella notte a piangere e tirarono l'alba.

«È colpa mia! È tutta colpa mia!» seguitava a ripetere il ragazzo.

«Non darti la colpa, non devi» lo consolò Maurice.

«Lo hanno trovato perché io non sono tornato a casa. Ho portato Alira e Talos da lui e Ungar ha raccontato loro la sua storia.»

«Io ho messo i soldati sulle vostre tracce. Ho insistito tanto per farvi cercare. Li ho mandati io da voi» confessò Maurice tra le lacrime.

«Tu?» reagì Gavister, staccandosi dall'abbraccio del nonno.

Si asciugò le lacrime con la mano e prese a inveire. La tristezza lasciò campo libero alla collera.

«Hai detto ai soldati che era diventato un lupo?»

«No.»

«Come no? Erano là e hanno provato a ucciderlo! Come hai potuto farlo?»

Gavister era accecato dall'ira e dal dolore. Il suo desiderio più grande in quel momento era di poter dare la colpa di tutto a qualcun altro. Sapeva di averne una grossa fetta. Sapeva che, se fosse tornato subito a casa senza far parola del fratello con nessuno, le cose sarebbero andate diversamente, ma voleva negare di essere il solo responsabile, anche solo per un momento. Desiderava ingannare sé stesso e rimettere insieme i pezzi del suo cuore spezzato. Per sentirsi meglio, avrebbe continuato a inveire.

Se per evitare di provare questo dolore devo provare odio, allora così sia, si disse.

«Lo hanno ucciso, ed è morto perché i soldati sapevano dove trovarlo.»

«Non ho detto ai soldati dove stava. Non sapevo in che parte della foresta fosse» si difese Maurice.

«Gli hai detto che era nella foresta... e l'hanno ucciso.»

«Ho detto solo di cercarvi, perché ero preoccupato: non tornavate e vi sapevo là.»

«Stavamo tornando! Eravamo quasi a casa!»

«Muscatt mi ha detto che ci è mancato un pelo. Se non fosse stato per lui...»

«Cosa?! COSA?! Non sarei qui? Hanno provato più volte a ucciderlo, ma non sono stati capaci.»

«Allora come è morto Ungar?»

«Non pronunciare il nome di mio fratello. Non ne sei più degno. Lo spettro! Lo spettro l'ha trafitto più volte fino a che non è morto su quella sudicia terra.»

«Lo spettro? C'era uno spettro nella foresta?»

«Sì, lui ha ucciso mio fratello e me la pagherà!»

«Cosa pensi di fare?»

«Lo ucciderò!»

«No, aspetta! È solo rabbia quella che parla. Calmati e pensaci. Non si può uccidere uno spettro. Se ci provi, finirai ammazzato anche tu.»

«Come mio fratello? No, lo coglierò di sorpresa e gli strapperò il cuore.»

«NO!» urlò Maurice, bloccandolo tra le sue braccia. «Questa tua voglia di vendetta ti porterà alla morte.»

«Io vendicherò mio fratello e lo farò con la sua spada. Ora levati!» urlò Gavister, spingendolo via.

Corse a prendere la spada che il fratello aveva lasciato in quella casa al suo ritorno, prima di trovare riparo nella foresta. Si trovava nel suo baule, avvolta in un cencio logoro. Era solo una comunissima spada che veniva data a ogni soldato imperiale: avrebbe potuto trovarne una al fianco di ogni uomo in uniforme subito fuori di casa, ma consumare la propria vendetta con quella di Ungar avrebbe avuto un significato simbolico. La prese, scese per le scale di legno mal fatte e corse fuori, atteso dalle prime luci dell'alba. Dove cercare lo spettro?

Lo spettro di AmaraxDove le storie prendono vita. Scoprilo ora