Capitolo 16 -In viaggio verso Volr (Parte 4 di 4)

1 1 0
                                    

«Uccidetelo!» si lasciò scappare l'arciere in questione.

Scoccò la freccia in direzione dei soldati. Lo scopo era quello di dividerli: speravano che qualcuno si sarebbe mosso per controllare la zona.

Un altro arciere scoccò una freccia, ma lo spettro la afferrò al volo: impresa impossibile per un uomo.

Un predone provò ad andare a segno con il proprio arco, però lo spettro gli scagliò contro la propria catena incantata che si avvolse attorno al suo polpaccio. Lo spettro tirò e il predone rovinò a terra con una classica sforbiciata. La freccia partì verso la volta celeste.

Uno provò a scappare; tre passi e la catena dello spettro era già avvolta attorno al suo collo. Lo stava strozzando, quando un suo compagno calò la spada per tranciarla. La catena era infrangibile, perciò neanche venne scalfita. Lo spettro la ritirò quando l'uomo era ormai morto strozzato; poi sguainò la spada, pronto ad affrontarli tutti.

I predoni impugnarono le armi. Uno si fece avanti e una catena si avvolse attorno alla sua spada. Quella catena, però, non proveniva dallo spettro che avevano di fronte.

«Ignio» si sentì dall'oscurità, e la pelliccia che il predone portava sulla schiena prese fuoco.

Il poveretto urlò come un pazzo, buttandosi a terra e rotolando freneticamente per spegnere le fiamme.

L'urlo non poteva essere ignorato e i soldati che dormivano saltarono in piedi, pronti a reagire.

«Che succede?» saltò su Aristides.

«Ci attaccano» rispose calmo Muscatt. «Soldati, disponetevi rasenti al muro. Barone, vicino a noi!»

Il capitano e il tenente lo affiancavano.

«Signore, c'è movimento da questa parte» lo avvertì un soldato.

«Ci prendono tra due fuochi» disse piano Stell.

«Da quella parte sembra stiano combattendo» osservò Aristides.

«Ma noi siamo tutti qui.»

«Gli spettri devono essersi accorti della minaccia» osservò Stell.

«E se ne stanno già occupando» aggiunse Muscatt.

«Signore, ci circondano» lo informò un soldato.

«Quanti sono?»

«Molti. È difficile contarli: si muovono in fretta e nella penombra.»

«Maledizione! Possono sopraffarci» ringhiò Stell.

«Meglio giocare d'astuzia e stare pronti» disse Muscatt.

Un boato li colse di sorpresa sollevando un gran polverone. Le pietre volarono per l'edificio e un varco si aprì tra le due finestre che affacciavano sullo stesso lato.

Il capitano spostò il barone a forza dietro di sé per fargli da scudo.

Udirono un ringhio profilarsi davanti ai loro occhi. Un orso bruno irruppe nella sala.

Alcuni soldati erano volati a terra, frastornati da quel botto.

«Scoccate!» urlò Stell, con quanto fiato aveva in corpo.

Gli uomini eseguirono e tre frecce tagliarono l'aria, ma solo due c'entrarono il bersaglio.

L'animale ringhiò di rabbia e si avventò sul più vicino. Lo sbranò, l'espressione terrorizzata sul volto dei compagni.

«Maledetto!» inveì Stell, che agguantò un sasso e glielo lanciò colpendolo in testa.

La bestia avanzò agitando le zampe, mentre il tenente provava a tenerlo a distanza punzecchiandolo con la spada.

Lo spettro di AmaraxDove le storie prendono vita. Scoprilo ora