Capitolo 14 - Muhtak (Parte 1 di 3)

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Si sentì scuotere in modo brusco.

Aprì gli occhi e vide Oga'Teh, le braccia protese e il sorriso innocente.

«Mettiti in piedi!» lo invitò la bambina.

«Devo prepararti per la Muhtak.»

«Che cos'è questa Muhtak?»

«Un rituale, durante il quale c'è in ballo la sopravvivenza di chi partecipa.»

Gavister stava meglio, ritemprato, e si rimise in piedi.

«E se mi rifiutassi?»

«Di fare cosa?»

«Di prendervi parte.»

Oga'Teh gli mise in mano una ciotola piena di pappa.

«Non si può.»

«Perché?»

«Perché l'alternativa alla possibilità della morte è la morte. Di solito i prigionieri finiscono schiavi o negli spettacoli. In entrambi i casi non durano molto.»

«Hai detto che devi prepararmi?» domandò, prima di trangugiare un boccone preso con le mani.

«Per ordine del mio capoclan.»

«Cosa significa che devi prepararmi?»

«Devo rimetterti in piedi entro tre giorni.»

«Ma io sono in piedi.»

Anche se non vedo l'ora di rimettermi a sedere.

«Ti medicherò le ferite. I piedi devono farti male. Puoi sederti se vuoi. A me non devi dimostrare niente.»

Gavister si buttò seduto sull'erba alta.

«Tuo padre mi ha fatto camminare per un giorno intero, legato e trascinato dietro a quei cosi» spiegò, prendendo un altro boccone di pappa. «A proposito, cosa sono?»

«Noi li chiamiamo buhmé. Sono più lenti dei cavalli, ma più grandi e resistenti.»

«Se fossi stato legato a un cavallo sarei morto. Spiegami un'altra cosa: perché vivete all'aperto?»

Gavister indicò l'erba e il tetto di paglia.

«Questo è un Pta'Mon» rispose Oga'Teh, indicando il gazebo.

«La Muhtak si terrà qui?»

«Dormiamo e troviamo riparo dalla pioggia nel Pta'Mon. Per noi è sacro. Nessuno uccide nel Pta'Mon.»

«Dovrò combattere?»

«Avrai una skàla, una lama.»

«Dovrò combattere contro un golgothiano?»

«Cos'è un golgothiano?»

«Siete... voi! I golgothiani, intendo!»

«Il nostro nome è Va'Ghun. Veniamo da lontano.»

«Da dove?» chiese Gavister, prima di ingoiare l'ultimo boccone.

«Non lo so di preciso... da un'altra terra...»

Gavister pose la ciotola vuota sull'erba e fece volare lo sguardo oltre il Pta'Mon. I golgothiani sembravano così tranquilli, così sereni, così pacifici; eppure l'avevano catturato e reso di fatto schiavo. L'avrebbero consegnato a un passo dall'abbraccio della morte di lì a pochi giorni.

Tre giorni; il tempo passa! Dormono tutti assieme e non lasceranno che mi allontani da solo. Le probabilità di scappare sono pari a zero, mentre quelle di sopravvivere dopo averci provato sono anche meno. Se non scappo, morirò!

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