Capitolo 9 - Amarax (Prima Parte)

57 20 115
                                    

Baltigo sapeva di essere vicino alla città dei maghi, Amarax. Quando non era in città a pattugliare le strade e a difendere l'ordine, bazzicava la zona senza controllo lì intorno, dove nessuna monarchia o impero aveva potere. Ne conosceva i sassi, gli alberi, i pendii e i fili d'erba meglio di qualsiasi mercante o avventore. Volare sulla groppa di un pegaso garantiva loro di viaggiare sicuri anche in quelle terre selvagge e senza governo: pochi erano i predatori tanto temuti da essere in grado di cacciare un cavallo alato montato da uno spettro.

Amarax era vicina, a pochi battiti d'ali da loro. Era una città sui generis, diversa da ogni altra. Baltigo ci era abituato, ma per Alira sarebbe stata un'esperienza emozionante.

«Siamo quasi arrivati!» annunciò lo spettro ad alta voce.

Alira si sporse di lato per vedere meglio.

«Non vedo niente... non c'è niente...» disse, delusa.

Agli occhi della maga si paravano solo pendii e alte montagne perse in lontananza sullo sfondo.

«Aggrappati forte!» la avvertì Baltigo.

Alira strizzò gli occhi quando l'aria a pochi metri da lei sembrò ondeggiare come un velo sottile mosso appena dal vento. Man mano che si avvicinavano, il velo cominciava a diventare trasparente fino a lasciar intravedere cosa c'era dietro il sipario.

«Ormai dovremmo esserci» annunciò Baltigo.

Il pegaso proseguì e forò il velo. Il paesaggio intorno a loro mutò: l'erba lasciò il posto a un fiume largo chissà quanto, che sbatteva, producendo schiuma, contro i massi vicino alla riva e contro quelli ai piedi di una spettacolare cascata.

Volarono ancora più in là, risalendo la massa d'acqua che rovinava a terra contro le rocce; poco più avanti ecco sorgere una monumentale città, proprio sull'orlo di una cascata più bassa e larga della precedente.

Alira provò una sensazione strana nel vedere quella meraviglia architettonica che sembrava sfidare le leggi della natura. Era poggiata sul pelo della corrente: poteva vederla, eppure un mezzo anello di vuoto la circondava, mentre una spessa parete di pietra alle spalle di Amarax regolava il passaggio dell'acqua portata dal fiume e inondava alcuni canali della città magica. Quei canali venivano utilizzati per il trasporto di mezzi e persone, mentre, per evitare l'allagamento della città, l'acqua in eccesso veniva fatta fluire attraverso le feritoie delle mura, dritta nel mezzo anello di vuoto.

Amarax si elevava verso l'alto attraverso più livelli.

Baltigo planò verso il basso e atterrò su una piattaforma pavimentata, ferma sul pelo dell'acqua, nonostante i flutti e i vortici della corrente. Alira non l'aveva notata: era troppo impegnata a fissare la città dei maghi. Quella piattaforma non era la sola: tante altre erano sparpagliate vicino al bordo del mezzo anello.

Guardandosi attorno, Alira capì il motivo per cui le piattaforme erano fisse: sotto la superficie del fiume, strade pavimentate collegavano le piattaforme una all'altra e queste ultime alla riva. Su ogni piattaforma sorgeva una piccola cupola sorretta da quattro colonne e aperta ai lati, a coprire un leggio su cui era poggiato un registro di fogli di pergamena foderato in cuoio.

Baltigo smontò e fece scendere Alira, dopodiché afferrò le redini e si avvicinò al registro.

«Che cos'è?» chiese Alira.

«Un registro. Per poter entrare ad Amarax, bisogna registrarsi. Non c'è altro mezzo.»

«Cosa succede se non ci si registra?»

«Non appare la caravella-mongolfiera. È l'unico mezzo di trasporto che può attraversare il vuoto che ci separa dalla città.»

«Altrimenti?»

Lo spettro di AmaraxDove le storie prendono vita. Scoprilo ora