Alira era partita assieme allo spettro e l'unico che non andò a salutarla fu Gavister.
Il ragazzo ancora si vergognava di quella che riteneva essere stata codardia: aveva rinunciato a pugnalare lo spettro alla presenza di guardie e autorità e a vendicare l'assassinio del fratello maggiore. Ce l'aveva con il nonno e con sé stesso: lavare nel sangue quanto era accaduto quella triste notte era compito suo.
Lo spettro, però, se ne era andato e ormai era già lontano, chissà dove lungo la strada.
Gavister finì per isolarsi di nuovo. La voglia di stare in mezzo alla gente, conosciuta o meno, gli era venuta a mancare e trascorreva le giornate riparato dall'ombra del solito albero.
E adesso? Cosa faccio?
Gavister rifletteva mentre esaminava con attenzione la spada che era stata del fratello.
Lo spettro ormai sarà arrivato ad Amarax. L'unico modo di ritrovarlo è recarsi lì... ma neanche so dov'è! Mi sento così vuoto e inutile. Possibile che abbia perso la mia unica occasione?
Più ci rifletteva e più si sentiva un fallito. Aveva avuto un'occasione e l'aveva sprecata. Sapeva che sarebbe finito sulla forca se ci fosse riuscito o se ci avesse anche solo provato. Ne era consapevole, ma la sua parte più profonda si agitava senza tregua.
Gli spettri sono tutti uguali? Pare di sì... è quasi impossibile riconoscerne uno tra tanti, rimuginava, gli occhi puntati sulla lama e le dita che la carezzavano.
Eppure devo ritrovarlo! L'omicidio di Ungar non può restare impunito, non deve!
Il cielo, proprio come il suo cuore, si stava rannuvolando. Era il pensiero del fratello a tormentarlo: in fondo gli doveva qualcosa, lo sentiva.
Come trovo la città dei maghi? Come faccio a trovare quello spettro? E una volta trovato? Lo uccido ad Amarax? A un palmo di naso dai maghi più potenti di Agura? Ah, sono tutte scuse! Sei un codardo, e lo sai.
La sua mente si soffermò al momento in cui Baltigo aveva ucciso Ungar. Rivide tutto il loro combattimento, attimo dopo attimo, movimento dopo movimento; e più ci pensava e più le sue mani tremavano in maniera incontrollata.
Se Ungar è stato ucciso in forma di licantropo, come posso ammazzare lo spettro responsabile della sua morte?
Gavister rimase seduto lì, la schiena appoggiata al tronco dell'albero.
Devo mettermi in viaggio subito, altrimenti lo perderò. Eppure più penso di incontrarlo e averlo di fronte e più il mio corpo trema; e faccio fatica a fermarlo. No, no, no! Lo farò! Rintraccerò lo spettro e farò quello che avrei dovuto fare durante la cena.
Gavister aveva deciso ed era diventato risoluto al riguardo: avrebbe lasciato Mifa e si sarebbe diretto ad Amarax. Non aveva soldi, ma sapeva riconoscere frutti e funghi sani da quelli velenosi e sapeva come cacciare la piccola selvaggina, però ignorava la strada per la città dei maghi e come seguire le tracce altrui.
Mi serve una mappa. È l'unico modo che ho per arrivarci.
Gavister rinfoderò la spada del fratello e corse in città. Sapeva benissimo dove trovare quel che stava cercando e, una volta entrato nel negozio prescelto, chiese una mappa di Agura.
Il proprietario prese un rotolo di pergamena infilato in un vaso di terracotta e glielo porse.
«Una mezza corona di bronzo, prego.»
Gavister srotolò la pergamena e la vide: Amarax, la città dei maghi, la città in mezzo alla terra di nessun re o imperatore.
«Allora, ragazzo?» domandò il proprietario, tendendo il palmo aperto.
STAI LEGGENDO
Lo spettro di Amarax
FantasyQuando incontrano uno spettro, una creatura frutto di un incantesimo e proveniente dalla città dei maghi, la vita di tre ragazzi cambia radicalmente. Alira seguirà lo spettro per realizzare il proprio sogno di diventare una maga provetta, Talos si a...