Capitolo 21 - I due re

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Il momento dell'incontro e delle trattative era finalmente giunto.

Il capitano Muscatt fu trattato con ogni cortesia e approfittò dell'occasione per fare una lauta colazione, alla faccia di Aristides che dovette accontentarsi di umili alloggi e scarsi servigi.

La stanza di Muscatt venne presto invasa dalla sua scorta, fatta eccezione per Baltigo, e dal camerlengo.

Venne informato dell'avvicinarsi dell'incontro e che i monarchi, per loro natura, non gradivano l'attesa.

Muscatt venne accompagnato nel luogo destinato ed entrò in un salone all'interno della biblioteca del palazzo, di cui venne chiuso l'accesso a chiunque, le guardie a sorvegliare le porte.

Il camerlengo intimò alla scorta di attendere fuori dalla biblioteca.

«Un momento!» esclamò Stell. «Noi siamo la scorta dell'ambasciatore e come tale assisteremo all'incontro.»

«Non credo affatto! Questo è un luogo sicuro e niente può mettere in pericolo la vita dell'ambasciatore.»

«Sì, ma è meglio se assistiamo» si intromise Aristides.

«Re Usamir è stato molto chiaro su questo» troncò di netto il camerlengo.

«Attendete qui» ordinò Muscatt.

Entrò, percorse i corridoi tra gli scaffali pieni di libri e il camerlengo aprì la porta del salone.

Sembrava un'enorme sala di lettura con un tavolo in legno intarsiato e impreziosito da un disegno di rose dorate, la superficie tanto lucida da fare da specchio.

Già seduti attorno a esso, i due re parlottavano tra loro e dal loro atteggiamento sembravano in buoni rapporti.

Re Usamir era slanciato, i capelli neri lunghi e ben curati, i lineamenti ossuti e gli occhi piccoli e scuri. Re Tamofer era, invece, il suo opposto: capelli corti castano chiaro, baffetti e pizzetto e il corpo a forma di damigiana, tanto era grasso.

Di solito questo tipo di trattative erano lunghe e tediose, così re Usamir aveva fatto servire qualcosa da mangiare, piatti caldi e freddi.

«Dunque siete voi l'ambasciatore!» commentò re Usamir, sovrano di Volr e padrone di casa.

«In verità, sire, non lo sono» confessò Muscatt.

Quelle parole colsero di sorpresa i due re: Tamofer prese a sudare per il nervoso, Usamir balzò in piedi e sfoderò la spada prima di chiamare a gran voce le guardie.

«Aspettate! L'ambasciatore, quello vero, è fuori dalle porte» cercò di tranquillizzarlo Muscatt.

Le guardie di re Usamir, Stell e Aristides si precipitarono nel salone. Le prime puntavano le spade su Muscatt, circondandolo; i secondi provavano a calmare la situazione.

«Come sarebbe che non siete l'ambasciatore? Chi siete voi tre?» chiese risoluto re Usamir.

«Maestà, lui non è l'ambasciatore nominato dal re di Atla e dall'imperatore di Osling. Io sono il vostro interlocutore» rivelò Aristides.

«Chi ce lo garantisce?» domandò re Tamofer, facendosi paonazzo.

«Mi sono sposato da poco con Annaluce Devolant, figlia del conte di Mifa. Io sono il barone di Montier e loro sono il tenente Stell e il capitano Muscatt» spiegò. «Chiedo scusa per l'inganno, ma hanno attentato alla mia vita lungo la strada, perciò il capitano ha ritenuto fosse prudente prendere il mio posto e fare da esca fino all'ultimo momento utile.»

«Perché non rivelare l'inganno appena arrivato? Questa fortezza è sicura. Una volta entrato, non c'era più bisogno di perpetrare tale sotterfugio» osservò re Usamir.

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