Capitolo 18 - Magia (Parte 1 di 2)

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La luce del sole filtrò dalle fessure aperte dalle radici dell'albero e la accarezzò per svegliarla con dolcezza.

Il riposo di una notte era stato una mano santa per lei: si sentiva rinvigorita come se non fosse mai stata ferita, come se non fosse mai stata inseguita dai predoni, come se non le fosse mai accaduto niente di male.

Aprì gli occhi e sentì un profumo di carne rosolata e di formaggio grigliato. Era troppo invitante perché l'avesse cucinato il golem. Alira si alzò richiamata da quell'odorino e vide il vecchio Antinos chino sulla pentola di terracotta.

«Ben svegliata! Ti senti meglio?»

«Sì, grazie. E tu come stai?»

«Ho i miei soliti dolori alla schiena, ma sto bene per essere un vecchio.»

«Questo profumo mi ha svegliata.»

«La colazione fa questo effetto a tutti, perlomeno quando non è un golem a prepararla.»

«A proposito dov'è... come si chiama?»

«Sta raccogliendo la legna. E si chiama Coso n°5.»

«Coso n°5?»

Antinos servì la carne e il formaggio su un piatto di terracotta e lasciò la sua sedia ad Alira, accontentandosi dello sgabello. Mancava un tavolo in quella casa così originale e Antinos se ne accorse solo ora che aveva un ospite. Il vecchio prese un sasso appena fuori dalla porta e lo gettò tra loro due.

«Ora guarda attentamente!»

Alira posò lo sguardo sul sasso, il piatto sulle ginocchia e le posate tra le mani.

«Non il sasso, me! Guarda me!» Antinos allargò le braccia, poi protese la mano destra. «Transfiguro» disse con chiarezza e il sasso si trasformò in un tavolo a quattro gambe.

«Un incantesimo di trasfigurazione» osservò Alira.

«Giusto. Beh? Che fai, non lo usi?» si lagnò Antinos, il tono offeso.

Alira posò il piatto e le posate e iniziò a mangiare; Antinos si accomodò a farle compagnia.

«Per configurare un oggetto in un altro basta pensare con impegno al prodotto finale e lanciare l'incantesimo di trasfigurazione» spiegò Antinos. «Non mi ero mai accorto della mancanza di un tavolo finché non sei arrivata tu. Comunque gli oggetti trasfigurati non rimangono nella forma prescelta a lungo.»

Tanto dovrò andarmene, vero? Non ci faccio l'abitudine; non ti preoccupare!, pensò Alira, divorando un boccone di formaggio.

«Non ho intenzione di ripetere l'incantesimo tutte le mattine» insisté Antinos.

Lo so, lo so... me ne devo andare. Prenderò le poche cose che ho e tornerò ad Amarax, a piedi.

«D'ora in poi sarà compito tuo» concluse Antinos.

«Cosa?»

«Se vuoi restare, dovrai renderti utile in qualche modo.»

«Mi permetti di rimanere?»

«Sì.»

«E mi insegnerai?»

«Vedremo se sei degna del mio sapere. Ho visto che sei una maga di seconda classe: sei al livello di una capra, al momento. Ho deciso di darti un giorno per apprendere questo incantesimo e non ho intenzione di darti ulteriori consigli» stabilì Antinos.

«Se ci riuscirò, mi insegnerai anche altro? Diventerai il mio maestro?»

«Potrei considerare seriamente la cosa; ma se dovessi fallire ti rispedirò da dove sei arrivata, chiaro?»

Lo spettro di AmaraxDove le storie prendono vita. Scoprilo ora