Capitolo 25

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POV Lil Jolie

Nel corso le giornate, la registrazione passò ed adesso era domenica e nessuno aveva niente da fare. Io e Sarah avevamo completamente deciso di prendere una pausa. Non letteralmente, ma ormai erano giorni che non parlavamo. La rabbia era ceduta ed ormai era rimasta solo la delusione da entrambe le parti. Lei era delusa dal mio comportamento ed io anche. Che dire, non era neanche l'orgoglio ormai bloccarmi dal parlarle, era solo la vergogna che provavo nei miei confronti. Sarei dovuta corrergli dietro e stringerla tra le mie braccia scusandomi, ma non l'ho fatto ed ora Sarah era giustamente ferita. Era tornata alla routine normale, ma la vedevo, era debole. In qualsiasi cosa faceva, se parlava con qualcuno si perdeva dopo poco nei suoi pensieri, era molto stanca e sbadata durante le giornate. Io ormai stavo facendo un macello. Avevo già saltato due lezioni, ormai ero perennemente chiusa nella mia stanza, e quelle poche volte che uscivo era per necessità di mangiare o fumare. I ragazzi provavano a parlare ad entrambe ma sembrava non funzionare.
Sarah nella puntata era arrivata seconda, l'unica cosa che sono riuscita a fare era stato accarezzarle il braccio e dirle che era stata bravissima, ma ovviamente non ricevetti niente di più che un sorriso ed un grazie. Che dire, avrei voluto dirle un milione di cose rispetto a quello che avevo detto. Le volevo dire che era stata fantastica, che era cresciuta tantissimo, che era bellissima mentre si esibiva, che se lo meritava più di chiunque, ma niente di tutto ciò mi avrebbe aiutato a portarla indietro da me.
"Angela" mi senti chiamare da Lucia, "Si?" risposi ed entrò nella stanza. "Dobbiamo tutti andare sulle gradinate" mi avvisò e annuì alandomi dal letto e raggiungere con lei le gradinate. Era Maria. Ci voleva parlare per informarsi su come stava andando e i nostri pensieri sulle puntate. Non parlai molto, anche se Maria continuava a provare a farmi domande, io cercavo di dare sempre una risposta superficiale. "Va bene ragazzi potete andare" disse Maria ed alcuni di loro iniziarono a salutare ed alzarsi. "Angela fammi un favore, vai nella tua stanza che ti devo parlare" Maria si connesse di nuovo richiamandomi. "Ok" risposi e sotto lo sguardo dei ragazzi andai nella mia stanza. "Sono qui" Dissi entrando nella stanza. "Angela come stai?" domandò Maria una volta che mi ero seduta sul letto. "Guarda meglio un'altra domanda" risposi cercando di ironizzare con una risatina, ma purtroppo non ero brava a nascondere le mie emozioni. Iniziai a giocare con i miei bracciali. "So quello che sta succedendo" disse avvisandomi e la lasciai parlare, "Ma che stai a fare ancora qua Angela?" domandò. Bella domanda pensai. "Quella ragazza è un pezzo di pane che si fa in due per mantenere testa con te, e tu non riesci neanche a lasciarti andare per una ragazza come lei?" Continuò, "Lo so" risposi guardando il pavimento. "Lo sai ed è per questo che mi incazzo" Disse con tono severo. "Quante volte ti ho detto che non devi avere paura di lasciarti andare alle emozioni? Da quando sei entrata che lavoriamo su questo" Rispose ricordandomi dei suoi discorsi sul mio carattere, ed era tutto vero. "Per una volta ti capita una cosa buona oltre alla musica e tu che fai? Ti auto sabotaggi? Allora sei tu che non vuoi il meglio per te stessa" Aggiunse, toccando il mio punto debole. "Tanto ormai non importa, non parliamo da giorni e sembriamo estranee" Dissi iniziando a sentire le lacrime farsi presenti. "Ma lo dici tu, devi solo andare da lei e chiederle di parlare" rispose adesso con calma. "Lei ovviamente avrà da dire qualcosa e tu dovrai ascoltarla e rispettare il suo pensiero, ma non ti punire per uno sbaglio che puoi risolvere con la voglia di dimostrarle che tu sei abbastanza per lei" Aggiunse concludendo il suo discorso. Annuì comprendendo le sue parole. "Va bene" risposi coprendomi il viso dalle telecamere per non mostrare le mie lacrime. "Dai scema, mi raccomando" Mi salutò e così rimasi di nuovo da sola. Mi alzai per chiudermi nel bagno. Scoppiai a piangere, avevo bisogno di sfogarmi. Le parole di Maria mi avevano toccato, non potevo perdere Sarah. Dovevo assolutamente cambiare, non potevo continuare a scappare dalle emozioni. Quello che provo per lei, lei merita di saperlo, poi starà a lei decidere se volermi ancora o no.

Mi decisi che quella sera le avrei parlato. Verso le 7:00 uscì fuori dalla mia stanza per controllare dove si trovasse e tramite Marisol scopro che era a dormire nel suo letto. La lasciai riposare per poi andare a cucinare la sua pasta preferita. Dopo aver mangiato il mio velocemente, presi il suo e mi incamminai verso la sua stanza. Una volta davanti la porta bussai, e la senti mormorare un 'entra' nel sonno. Entrai e la trovai lì, completamente sotto le coperte per coprirsi dalle abbaianti luci della casetta. Ovviamente lei non mi vide, "Ti ho portato la cena" dissi una volta che appoggiai il piatto sul suo comodino. Non si mosse ma potevo notare che il suo corpo si era irrigidito al suono della mia voce. Lentamente si scoprì e vidi i suoi occhi incontrare i miei per la prima volta i tre giorni. Incredibile come il mio corpo si riempi di brividi. "grazie" sussurrò poi tirandosi su e afferrando il piatto. Annuì per poi avviarmi verso la porta, ma poi girarmi. "Ti lascio mangiare tranquilla, ma se ti va di parlare, io ti aspetto nel giardino posteriore" dissi non aspettandomi la sua risposta. "Se vuoi puoi restare". Con calma tornai vicino a lei e sedendomi sul suo letto. Entrambe eravamo imbarazzate e lo potevamo percepire. Lei stava mangiando guardando il suo piatto, mentre io guardavo ovunque nella stanza tranne che lei. "Allora" iniziai cercando di rompere il silenzio. "Come va?" domandai, banale e scontato ma come sarei dovuta iniziare un discorso? "Poteva andare meglio" rispose marcando la parola 'poteva'. Annuì mordendo il mio labbro inferiore per togliere una pellicina. "Tu invece?" domandò poi con tono più leggero notando come avessi reagito alla sua risposta. "Uguale ma me la sono cercata" risposi cercando di ironizzare la fatte finale. "Eh già" rispose Sarah mangiando giù un boccone. Alzai i miei occhi per guardarla. "A me dispiace averti causato dolore, questo voglio che tu lo sappia e mi creda" dissi con tono serio adesso. "Lo so" rispose ma la bloccai con la mia mano. "Non avrei mai dovuto ignorati dall'inizio ma specialmente non avrei dovuto provare a buttare tutte le mie colpe sopra le tue spalle" continuai. "Tu non fai altro che trovare sempre un punto di incontro tra di noi, mentre io non faccio altro che comportarmi bene per una settimana, e poi scappare durante la prossima, ma questo non ha niente a che fare con te Sarah" Aggiunsi avvicinandomi a lei. "Quando io ti ho detto che ti amavo era la verità. Io ti amo Sarah. Sei la cosa più bella che mi potesse capitare in quasi 24 anni di vita e non voglio esagerare, ma tu mi fai sentire sempre la versione migliore di me, e se tu mi perdoni io ti prometto di cambiare qualsiasi cosa ti possa far star male, ma per favore non dubitare del mio amore per te solo perché io faccio difficoltà nel dimostrartelo". Che dire non avevo più fiato. Potevo fare di meglio, ma quello che dovevo dire l'ho detto e speravo che Sarah mi credesse, anche nel caso che la sua risposta potrebbe essere negativa, non volevo che lei potesse pensare male di me.
Ormai lei non parlava più, era lì che mi guardava con una espressione non leggibile. Ciò mi dava molta insicurezza, ma non importava in quel momento. Abbasso la sua testa per poi mettersi le mani in faccia. La guardai soltanto. La vidi singhiozzare e capì che stava piangendo. Immediatamente spostai il piatto che aveva sulle sue gambe sul comodino. La afferrai col la presa da sposa per poi tirarla vicino al mio corpo e abbracciarla. Lei mi lasciò fare ma mantenendo la stessa posizione. "Scusa" le sussurrai mentre le accarezzavo la schiena. Ormai tremava e piangeva senza controllo. Ero quasi spaventata perché non comprendevo questa sua reazione. Era veramente così ferita? Oppure piangeva perché non riusciva a perdonarmi? Non sapevo quale era peggio. "Guardami" le dissi spostando la mia testa per guardarla e cercando di alzare il suo. "Per favore" la pregai accarezzandole il collo. Con calma alzo il suo viso ed immediatamente asciugai le sue lacrime. " Ti prego non piangere" dissi appoggiando la mia fronte alla sua. "Ti amo Sarah te lo giuro" dissi poi e presi il suo viso tra le mie mani, lasciandogli un bacio all'angolo della sua bocca. "Dammi modo di mostrati che posso cambiare" sussurrai scuotendo la sua testa leggermente in cerca di ottenere una risposta. "Anche se non lo vuoi io lo capisco, ma per favore parlami non riesco a vederti piangere solamente" aggiunsi per poi lasciarle il suo tempo.
"Ho bisogno che tu mi necessiti come me. Perché non mi hai parlato del tuo bisogno di spazi? E perché non mi hai parlato del fatto che eri spaventata? Ma soprattutto perché non mi lasci mai entrare completamente nella tua testa?" Iniziò e le diedi il tuo tempo per parlare ascoltando i suoi pensieri. "Questo tuo tirarti indietro non fa altro che farmi venire paranoie ed insicurezze inutili" continuò. "Tu sai bene che io non ti giudicherei mai e sai anche che ti avrei dato qualsiasi tipo di spazio tu necessitavi, ed invece abbiamo sprecato una settimana a fare cosa? Evitarci" concluse guardandomi negli occhi. "Ti ho aspettato ogni secondo della giornata e non mi sono mai sentita così sola in tutta la mia vita" Disse per poi guardare le sue mani. "Ho bisogno di una persona che almeno in coppia riesce ad essere stabile e a comunicarmi i loro bisogni e pensieri, perché se no perdo il controllo e non riesco a rimanere troppo sulle spine perchè poi crollo" Aggiunse. "A me dispiace averti fatto sentire insicura e confusa, perché tu non hai veramente niente di sbagliato in te, anzi sei perfetta, purtroppo ho lasciato le mie paure rovinare l'unica cosa bella che avevamo e questo non me lo posso mai perdonare" risposi. Onestamente le sue parole mi sembravano come se mi stesse lasciando, per ciò risposi così. Non riuscivo a capire bene, anche per via del suo comportamento. "Non esagerare, se fossi perfetta tutto ciò non sarebbe successo, ed anche io ho le mie colpe non sono stata così gentile anch'io" rispose rimproverandomi. "Si ma sono giustificabili ed io ti ho già perdonato, quindi non serve che tu ti senta in colpa di niente" risposi cercando di leggere il suo sguardo. La vidi annuire per poi sistemarsi meglio sul letto, ma senza allontanarsi da me. "Mi manchi" la senti sussurrare ed i miei occhi tornarono immediatamente a guardarla negli occhi. Non volevo aver potuto sentire male, ma avevo sentito perfettamente, perché Sarah era lì che adesso mi guardava con il suo viso leggermente appoggiato sulla sua spalla ed il suo sguardo si era ammorbidito. "Anche tu" risposi con tono basso. "Tregua?" domandò poi tornando dritta e mostrandomi una mano. Sorrisi e afferrai la sua mano con la mia. "Tregua" Risposi e con uno scatto, ritrovai le sue labbra sulle mie. La baciai come non avessi mai fatto. Il modo in cui la stringevo tra le mie braccia, quasi per non farla scappare mi faceva capire quanto in realtà avessi bisogno di lei nella mia vita. La calma che mi dava, la trovavo sole tra le sue braccia. Sarah era capace di potermi riparare da qualsiasi dolore e vedere la persona che ero oltre alla maschera che portavo durante le mie giornate. Mi conosceva come nessuno era mai riuscito a conoscermi e questo sì mi spaventava, ma d'ora in poi avrei smesso di scappare, questa volta le avrei mostrato tutto quello che avevo da offrire. Esattamente come faceva lei. "Ti amo anch'io Angela" disse una volta staccate. Come potevo aver pensato di proibirmi questo amore?

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