POV JKLa mia vita sei tu
Era già trascorso un mese da quella serata cruciale, durante la quale avevo assistito al crollo emotivo di Taehyung. La notte si era conclusa tra paura e sgomento, con Tae esausto, addormentato tra le mie braccia in quell'appartamento dove poche ore prima avevamo condiviso emozioni e risate, prima che il dolore lo sommergesse.
I giorni successivi erano stati relativamente tranquilli; dopo varie sollecitazioni e un po' di pressione, ero riuscito a convincere Tae a consultare il suo migliore amico, SeoJoon, il quale a sua volta gli aveva consigliato di parlare con una vecchia amica, Kim Heejung, ora esperta terapeuta. Kim Heejung aveva accolto Taehyung con calore e professionalità, offrendogli il sostegno di cui aveva bisogno dopo la notte di crisi che aveva riaperto vecchie ferite.
Tae aveva iniziato ad affrontare regolarmente le sessioni di terapia. Sebbene la sua fragilità emotiva fosse ancora evidente, notavo dei piccoli miglioramenti ogni giorno. Sembrava quasi che, pezzo dopo pezzo, stesse cercando di rimettere insieme i frammenti della sua anima frantumata.
Anche la nostra relazione aveva subito delle trasformazioni. Il trauma vissuto aveva portato alla luce aspetti di noi stessi e del nostro legame che forse ignoravamo
Era stata una giornata soleggiata, con una brezza leggera che stranamente portava con sé il profumo dei fiori di ciliegio ancora in fiore. C'eravamo seduti su una panchina, e Taehyung guardava l'acqua scorrere in silenzio, come se cercasse risposte in quel fluire incessante. Poi, rivolgendosi a me con uno sguardo pieno di gratitudine, mi aveva sorriso dolcemente.
"Grazie," mi aveva detto semplicemente, e in quel momento avevo capito che, nonostante tutto, stavamo andando nella direzione giusta.
Ma mentre vedevo il nostro futuro proiettarsi davanti a me, avevo anche un senso di angoscia che mi attanagliava l'animo. Percepivo sempre questo senso di attesa, come se da un momento all'altro Tae potesse sparire davanti ai miei occhi. Avevo la costante paura di perderlo, nel mio desiderio di tenerlo sempre stretto a me, come se temessi che altri potessero vederlo nella sua totalità e portarmelo via. Questo mi faceva tremare l'anima, portandomi ad essere fin troppo possessivo e iperprotettivo nei suoi confronti, e per quanto mi costasse ammetterlo, odiavo questa parte di me.
Avevamo lasciato l'appartamento di mio zio e ritornati alle nostre abitudini, anche se Tae restava più da me che da lui. Ma da quando aveva iniziato la terapia, sembrava che l'idea di convivenza lo spaventasse. Non ho insistito, ovviamente, ma questa cosa mi faceva male. Anche se era egoista da parte mia pensarci, mentre lui si ricostruiva, io mi sentivo cadere a pezzi.
Così decisi che preparargli un appuntamento romantico poteva essere un buon modo per rassicurarlo e per prendere una pausa da tutto questo. La mattina seguente, mi affrettai ad andare all'UNI, sapendo che avremmo fatto colazione insieme. Anche se la sua decisione di non passare a prenderlo perché doveva accompagnare Jin alla tipografia per ritirare i copioni dello spettacolo mi aveva destabilizzato un po', non vedevo l'ora di vederlo. Appena lo vidi, corsi da lui, attratto da tutto di lui come un magnete. "Tae!" gridai, mentre lui si girava sorridendo. Amavo vedere quel sorriso sul suo volto, sapere che ero l'unico a riuscire a farlo sorridere ultimamente mi riempiva di orgoglio e gioia. "Per quanto hai urlato, ti avranno sentito fino in palestra," mi rimproverò, ma poi mi sorrise di nuovo. Gli passai il braccio intorno al collo e feci per baciarlo, ma lui si girò e beccai solo la sua guancia. Aggrottai le sopracciglia e lui fece lo stesso. "Siamo a scuola, Koo, non mi sembra il caso," mi disse, e sentii quella morsa stringermi dentro. Era quel nodo allo stomaco che mi riappariva, che mi faceva sentire male. Ultimamente era sempre così: tutto andava bene fino a che qualcosa non gli faceva cambiare atteggiamento. E io soffrivo come un cane. Presi subito la parola per allontanare quel fastidio. "Stasera sei sequestrato, signor Kim. Alle 20 da me, e per l'abbigliamento hai carta bianca. Tanto a me basti tu," gli sussurrai, baciandolo e lasciandolo lì con le guance rosse e il viso sorridente. Forse quella serata avrebbe fatto bene a entrambi.
La giornata fu un calvario. Non ci siamo incrociati per niente e stavo rosicando come poche cose al mondo. Così, verso le 18:30, gli mandai un messaggio e decisi di preparare tutto per la serata. Solo quando mi rispose con un cuore mi sentii rassicurato e mi diressi al supermercato.
Arrivato a casa, non mi fermai un attimo. Preparai tutto con estrema attenzione: la sua musica preferita, le candele, i suoi piatti preferiti. Poi, mentre la mente vagava all'immagine di Tae tra le mie lenzuola, la realtà mi colpì di nuovo.
Verso le 19:30 gli mandai un altro messaggio per chiedergli se era già uscito, ma non ricevetti risposta. Alle 20 lo chiamai, ma al quinto squillo la linea cadde. Lo richiamai alle 20:30, ma fu lo stesso risultato: un solo squillo e poi nulla. Continuava a risultare irraggiungibile. Preso dal panico, mi resi conto che forse aveva avuto problemi oppure una crisi di panico per qualcosa .Presi le chiavi e, correndo come un pazzo, iniziai a chiamare tutti i nostri amici , fino a quando Jin mi disse di averlo lasciato alle 19 a fare le ultime prove .Mentre mi avvicinavo al teatro, vidi in lontananza quattro figure. Due erano in piedi e due sedute, troppo vicine per i miei gusti , quando la sagoma di destra era senza dubbio di Tae. Il nodo riapparve, insieme alla nausea. Rallentai e, mentre mi avvicinavo, le figure divennero più chiare. Ero ad un metro da loro quando l'occhio cadde su quella alla destra di Tae, che continuava a tenere lo sguardo perso su di lui e la mano appoggiata sul suo ginocchio. Strinsi i denti e i pugni e, senza accorgemene, gridai: "Che diavolo succede qui, eh?" Sussultarono tutti e Tae si alzò di scatto, girandosi verso di me. "Kook... ma che ci fai qui!? Ma che ora è!?" si guardò intorno, cercando conferma negli altri, che erano quasi pietrificati. Lo guardai e gli chiesi, "Sai che ora è, eh? Sono le 9 di sera, Tae! Ti ho detto di stare a casa un'ora fa! Ti rendi conto della paura che ho avuto? Ho chiamato mezzo mondo, dove diavolo è il tuo telefono?" .Continuava a fissarmi senza parlare, gli occhi sgranati e colmi di lacrime. Abbassai lo sguardo e mi rispose, "Mi dispiace, Jungkook. Ho perso la cognizione del tempo, scusami davvero." Quel nome, Jungkook, mi colpì. Era da tanto che non lo sentivo pronunciare da Tae e anche se era il mio nome lo stavo odiando, sentendolo dalla sua voce, perché era come mettere una linea invisibile tra noi .Feci per avvicinarmi, per tranquillizzarlo quando davanti a me apparve una specie di topo, porgendomi la mano. "Piacere, Eric, un amico d'accademia. Mi spiace per l'accaduto, è stata colpa nostra. Lo abbiamo trattenuto con le solite chiacchiere tra attori," fece un occhiolino a Tae, che sorrise. Quella scena mi fece quasi perdere le forze. Non so perché, ma non mi piaceva quella situazione, e il modo in cui tutto si era svolto neppure. Così, lo stronzo, paranoico, possessivo e iperprotettivo che è in me prese il sopravvento e quasi sputai: "E queste chiacchiere prevedono anche il toccare il mio ragazzo, o è una prassi da palcoscenico?" Gli occhi di Tae caddero su di me, così come quelli degli altri. "Non me ne frega niente se litigherò per questo, ma meglio chiarire subito," pensai, mentre continuavo a fissare Eric, che non sembrava gradire né la mia domanda né la realtà dei fatti.
Seguì un silenzio imbarazzante, che sembrava durare minuti invece di secondi. Fu Tae a prendere in mano la situazione, girandosi verso i suoi nuovi amici e facendo un inchino di saluto. Poi fece per prendere lo zaino, ma si fermò a guardare il telefono, quasi sussurrando: "Tesoro, mi dispiace tanto. Scusami," si girò di scatto e, di corsa, finì fra le mie braccia. "Ti giuro, non so come ho fatto a mettere il telefono in silenzioso. Non lo faccio mai, tranne a lezione, ma non fuori. Non so come ho fatto." Alzai lo sguardo e vidi in lui solo amore. Forse dovevo smettere di essere così geloso di lui. Ma era una cosa è dire e un'altra a fare, soprattutto in situazioni come quella. Strinsi Tae a me, lo baciai e gli sussurrai un "Ti amo" a fior di labbra, poi continuando ad accarezzargli la schiena lo rassicurai "Amore, tranquillo ero solo molto spaventato tutto qui , mi dispiace se ti ho messo in imbarazzo," ci guardammo e nei suoi occhi vidi solo amore. Forse era il momento di mettere da parte quel lato possessivo e iperprotettivo e lasciare andare quella parte di me ,almeno per ora.
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oltre i tuoi occhi - taekook vkook
FanfictionJeon Jungkook un ragazzo normale di 20 anni pieno di aspettative , introverso e talentuoso , si imbatte in un ragazzo ,oltre ogni sua immaginazione , estroverso talentuoso quasi surreale , tutto poteva succedere nella vita , lui ne era consapevole...