LA FRAGILITÀ DEL PERDONO AL MATTINO

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POV JK

Il rumore della porta aprirsi mi fece trasalire, mi girai di scatto e lo vidi con il borsone in spalla e la tracolla. Aveva indosso i vestiti che gli avevo lavato ed asciugato, la sua tuta rossa che risaltava troppo il suo posteriore e non solo, i capelli umidi arruffati e le scarpe da ginnastica che continuava a tenere su come fossero ciabatte. Sorrisi a quel pensiero e solo in quel momento capii quanto tempo fosse passato e che non mi ero reso conto di nulla, visto che aveva anche fatto la doccia.

Mi guardò interdetto e dissi: "Riuscirai mai a capire che non si portano come ciabatte quelle?" Indicai le scarpe. Si guardò i piedi e poi rivolgendosi a me disse: "Ma lo sai, amore, che così sto como..." Lo vidi ingoiare e io con lui. Mi aveva chiamato amore. Perché dovevamo farci male così? Perché questa lotta estenuante per stare lontano quando era palese che non lo volevamo nessuno dei due?

Lo chiamai: "Tae... ascoltami, ti prego... parliamone ancora. Io ti amo,ti prego... diamoci un'altra possibilità." Lasciò cadere il borsone e indietreggiò appoggiando la schiena alla porta. Continuai ad avvicinarmi, tenendo lo sguardo su di lui, e lui su di me. "Jungkook, fermati, ti prego, non rendermi la cosa più difficile.", "Dimmi che non mi vuoi più, dimmi che non mi ami più e io mi fermerò....", risposi mentre ero arrivato di fronte a lui. "Koo, ti prego..." rispose a mezza bocca, portando lo sguardo di lato. Gli presi il viso tra le mani e lo portai di fronte a me. I rumori della città annunciavano che tutto era ricominciato e quindi potevamo anche noi ricominciare. I clacson e il bisbiglio del chiacchierare fecero da contorno a quello che forse era il momento di ricucitura. I nostri occhi si incastrarono tra loro e lui disse: "Koo... perché devi essere così...". Non lo feci finire che portando le mie labbra vicino le sue sussurrai: "Dimmi tu come fai ad essere così... sei il mio respiro, sei radicato tra i battiti del mio cuore, sei ciò che di bello la vita mi ha dato." Posò le mani sulle mie spalle, gli occhi lucidi e le labbra tremanti: "Perché non capisci che ora ho bisogno di..." Non lo feci finire e gli sussurrai: "Ti amo." Mi guardò ancora e io rincarai: "Ti amo così tanto, amore. Se vuoi il tuo spazio, io te lo darò, se vuoi vivere come vuoi, lo farò, ma non lasciamoci andare." Sentivo i nostri cuori battere fortissimo. Mi guardò e rispose: "Ti amo anche io e so che non posso vivere senza di te, ma io voglio essere me stesso, Kook. Te l'ho detto già ieri, voglio fare le mie esperienze, e trovare la mia strada. E non voglio vivere con il timore di farti soffrire perché non ti fidi di me." Abbassò lo sguardo e il timore dei secondi scanditi dall'orologio suonavano insieme ai miei battiti. "L'ho capito benissimo e ti prometto che non succederà più. Credimi, Tae." Quasi mi si mozzo' il nome in gola . Mi guardò in un modo che non capivo e quel silenzio era estenuante. Poi mi prese il viso e baciandomi rispose: "Dammi qualche giorno... ti chiedo solo questo. Sono confuso, sfiancato, terrorizzato e ogni sorta di emozioni contrastanti. Mi hai ferito molto ieri, quello che mi hai detto è stato un pugno nello stomaco. Devo avere tempo, Jungkook, devi rispettare questo mio desiderio se mi ami." Lo guardai e gli occhi cominciarono a riempirsi di lacrime. Mi accarezzò le guance con i pollici e mi disse: "Scusa anche me per quello che ho fatto e detto. Forse il limite è stato superato da entrambi e forse un po' di leggerezza serve a...". Gli poggiai le mani sulle sue e dissi: "A me servi tu, a me basti tu, e non devi chiedermi scusa di nulla. La colpa è mia... sono io lo sbagliato, non tu." Il rumore della lavastoviglie che aveva finito il lavaggio interruppe quel momento. Ci guardammo ancora e poi Tae concluse: "Solo qualche giorno ti chiedo... dammi qualche giorno, ok?" Si accucciò, riprendendo il borsone, e si avviò verso la porta. Lo richiamai e lui si girò. "Tae, non ci siamo lasciati, giusto?" Lo guardai in preda alla disperazione e alla paura di una risposta affermativa. Mi guardò e con la dolcezza e il suo modo di rassicurarmi mi disse: "No, Kookie... non ci siamo lasciati, ma vorrei che mantenessi la promessa che ti ho chiesto." Corsi da lui a stringerlo fra le mie braccia per conservare qualcosa che mi tenesse in forza nei momenti di sconforto che sarebbero sicuramente arrivati. Non ci dicemmo più nulla, ma nel suo sorriso ci vidi come sempre tutta la sua dolcezza e il suo proteggermi dal dolore, ci staccammo .Poi la porta si chiuse e io caddi nel silenzio senza sapere che cosa dovessi fare. Così presi il telefono e chiamai la persona che sapevo mi avrebbe aiutato.

📞
Pronto, Yoongi!? Ho bisogno di parlarti, ci possiamo vedere al parco dell'università fra 15 minuti... ho combinato un casino.

Mi appoggiai alla ringhiera del balcone e guardai il lago in lontananza. Chiusi gli occhi e come un film riavvolto, rividi tutto quello che fino a quel momento avevo vissuto con Taehyung e, aprendo gli occhi di scatto nell'angoscia di non riaverlo più, scattai dentro, presi le chiavi dello scooter e uscii da quella casa che ormai non amavo neanche più, complice di amore e distruzione del mio cuore.

oltre i tuoi occhi - taekook vkookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora