11 - La sconfitta

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Stavo aspettando Satori fuori dagli spogliatogli come ormai facevo ad ogni partita. Oggi però i ragazzi sembravano non uscire più. Avevano giocato contro il Karasuno con cui, come mi aveva spiegato Satori, c'era una sorta di rivalità in corso. Purtroppo però, a differenza di tutte le altre partite a cui avevo assistito, oggi avevano perso. Era una sensazione amara, quella di vedere i ragazzi lottare e non riuscire ad emergere vittoriosi.

La partita era stata intensa, con scambi di battute serrati e momenti di grande tensione. Satori sembrava più nervoso del solito, stressato dalla prospettiva di perdere. Non gli piaceva affatto perdere, lo si vedeva chiaramente dalla sua espressione tesa e dalle mosse più aggressive del solito.

Mentre ero immersa nei miei pensieri, i ragazzi iniziarono ad uscire uno dopo l'altro, scambiando battute con me e avvisandomi che il rosso era di pessimo umore.

"Hope" mi salutò con il suo tono impassibile Ushijima. "Satori è proprio giù di corda oggi."

"Grazie per avermi avvisata" risposi, cercando di mostrare un'aria fiduciosa.

Finalmente, uscì anche lui. Il suo passo era pesante, il volto cupo. Gli sorrisi, sperando di riuscire a tirarlo su di morale. "Ehi, Satori" lo salutai, cercando di mantenere un tono leggero. "Che ne dici se usciamo stasera? Ti serve una serata di distrazione."

Il suo sguardo era freddo, distante. "Casa tua" rispose bruscamente, senza nemmeno guardarmi e si incamminò. Era chiaro che non era di umore per scherzare.

Accettai in silenzio e lo seguii. Il tragitto fu accompagnato da un silenzio imbarazzante, rotto solo dal rumore dei nostri passi sul marciapiede. Avrei voluto dirgli qualcosa, confortarlo, ma sentivo che non era il momento. La sua frustrazione era palpabile, come una nube scura che ci avvolgeva entrambi. Era la prima volta che lo vedo così. Finora non aveva mai rinunciato ad una serata di follie.

Appena varammo la soglia di casa mia, quasi mi spaventò ed eccitò nello stesso istante. Chiusi la porta e appena mi voltai me lo ritrovai davanti, imperioso, i suoi occhi che mi scrutavano. Aveva uno sguardo tra il rabbioso e il lussurioso. Con una mano mi prese il mento. Sentivo il suo sguardo bruciare sulla pelle. Iniziavo a sentire quel familiare formicolio fastidioso nel basso ventre.

"Satori..." provai a dire, ma lui mi zittì infilandomi due dita in bocca.

Le sue dita lunghe iniziarono a giocare con la mia lingua. Ero confusa ed eccitata. Molto più eccitata che confusa, in realtà. La mia lingua iniziò a muoversi inconsapevolmente, mentre lui le muoveva avanti e indietro. Ero ipnotizzata da lui e da quella sua aria perentoria. Sembrava imperturbabile. Io invece mi sentivo già morire.

Estrasse le dita dalla mia bocca e le osservò qualche istante. Poi posò nuovamente i suoi occhi nei miei, e con un gesto fulmineo infilò la mano nelle mie mutandine, sotto i leggings, e mi penetro. Gemetti con un urlo. Non ero preparata a quella scarica di piacere, mi sorprese. Un sorriso avido apparve finalmente sulle sue labbra.

Estrasse le dita ed iniziò a muoverle attorno al mio clitoride. Quella situazione aveva qualcosa che sapeva di proibito. Quel tocco era straziante. Mi serviva di più.

"Satori..." provai a ridire.

Ma subito con la mano libera mi tappò la bocca e con laltra mi penetrò nuovamente, bruscamente. Stavo impazzendo. Ogni volta, con lui, scoprivo nuove ed eccitanti sensazioni. Iniziò a spingere le sue dita lunghe e affusolate sempre più velocemente e in profondità. Chiusi gli occhi e buttai la testa all'indietro. E quasi automaticamente lui si avventò sul mio collo mordendomi. Gemetti in modo scandaloso, e istantaneamente estrasse le dita privandomi di quel tocco. Portò le dita davanti ai nostri volti e le osservò nuovamente. Poi osservò me.

Faro nell'oscurità (Satori Tendō x oc)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora