20 - Il messaggio

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**Hope**

Era una mattina serena e tranquilla. Mi sedetti al tavolo della cucina, mentre i raggi del sole illuminavano la stanza con una luce calda e dorata. Mia madre era in piedi davanti ai fornelli, stava preparando i suoi famosi pancake, e il profumo di sciroppo d'acero riempiva l'aria, creando un'atmosfera accogliente e familiare.

"Mmm, questi pancake sono deliziosi" dissi sorridendo a mia madre mentre prendevo un altro morso, cercando di godermi quel momento di normalità.

"Lo sono, vero?" rispose lei con un sorriso amorevole. "Non c'è niente di meglio di una buona colazione in famiglia per iniziare la giornata."

Mio padre annuì. "Assolutamente. È bello essere dinuovo tutti insieme" aggiunse, il suo volto rilassato e sereno.

Mi era mancata questa sensazione. Ma nonostante l'atmosfera calda e accogliente, sentivo ancora il peso del mio cuore per la lontananza da Satori. Ogni boccone sembrava più difficile da ingoiare con il pensiero di lui che mi perseguitava. Quella situazione lasciata così, come fosse in sospeso, non mi dava pace.

Uscii di casa e mi diressi verso il parco per vedere le mie amiche.

"Hope! Come stai oggi?" chiese Mia, con un sorriso solare che di solito mi metteva di buon umore.

"Non molto bene, in realtà" risposi con sincerità, sentendo le lacrime agli occhi. Non era facile ammettere quanto mi mancasse Satori, ma sapevo che con loro potevo essere onesta.

Non ero ancora riuscita a raccontare loro cosa fosse successo. Ma era arrivato il momento. Ci sedemmo tutte insieme sulla panchina e iniziai il mio racconto. Gli raccontai delle serate folli, delle gite inaspettate, della pallavolo, delle risate. E gli raccontai di come quel ragazzo dall'aria un po' folle aveva rubato il mio cuore con il suo sorriso contagioso e la sua anima libera.

"Lo hai più sentito?" chiese Giulia, guardandomi con occhi pieni di preoccupazione.

"Non ancora" risposi con un sospiro.

"Ma come è andata di preciso quando gli hai confessato i tuoi sentimenti?" disse Lisa, guardandomi con unespressione che mescolava curiosità e preoccupazione. "Come è andata esattamente? Non ci hai mai raccontato tutto nei dettagli."

Esitai un momento, poi presi un respiro profondo e iniziai a raccontare. "Sì, è vero. Ma non c'è molto da dire. È stato un disastro. Ero così nervosa, avevo preparato tutto nella mia mente, ma quando sono stata lì di fronte a lui, le parole sembravano sfuggirmi. Gli ho detto che mi ero innamorata, che lo amavo. Lui si è chiuso all'istante, è andato sulla difensiva. Ha detto che non avevo rispettato il nostro patto, che mi ero fatta io tutti i castelli in aria e che era colpa mia. Ma io sono sicura che non lo pensava veramente. Io so che anche lui sente la stessa connessione che sento io. Solo non sa come affrontarla, è spaventato. Non ha mai avuto nessuno che tenesse realmente a lui."

"Cavolo, Hope" disse Sara, scuotendo la testa. "Non puoi lasciarla così. Devi tornare lì e lottare per lui. Non puoi arrenderti."

"Ma cosa posso fare?" risposi, sentendomi disperata. "Ho paura di tornare e scoprire che è andato avanti senza di me."

Giulia prese la mia mano. "Hope, a volte bisogna rischiare. L'amore non è facile, lo sappiamo tutti. Ma se non provi, non saprai mai come sarebbero potute andare le cose."

"Giulia ha ragione" intervenne Sara. "Pensa a quanto lui è importante per te. Non puoi lasciare che la paura ti fermi."

Mi sentii un po' meglio sapendo di avere il loro sostegno. Anche se il mio cuore era ancora pieno di incertezze, sapevo che potevo sempre contare sulle mie amiche per darmi forza e coraggio.

Quella stessa notte, seduta al tavolo della cucina in preda all'insonnia, avevo lo sguardo fiso sullo schermo del telefono con il cuore in gola. Era da settimane che pensavo a lui, e al modo in cui la nostra storia era finita così bruscamente. Mi chiedevo se avesse mai pensato a me, se avesse mai sentito la mia mancanza come io sentivo la sua.

Avevo trascorso le ultime settimane cercando di ricomporre i pezzi della mia vita, ma non importava quanto mi sforzassi, non riuscivo a togliermi Satori dalla testa. Era come se il suo ricordo fosse intrecciato nei miei pensieri, nelle mie speranze, nei miei sogni. Non potevo ignorare il vuoto che aveva lasciato dentro di me, il vuoto che solo lui poteva riempire.

Con le dita tremanti, iniziai a digitare, cercando di trovare le parole giuste per esprimere ciò che provavo. E alla fine, dopo un momento di esitazione, inviai il messaggio con un sospiro di speranza.

"Hey Satori,
spero tu stia bene. È passato un po' di tempo da quando ci siamo visti l'ultima volta, e volevo solo farti sapere che mi manchi. Mi mancano le risate, le avventure, il modo in cui guardavi il mondo con quegli occhi pieni di meraviglia. Spero che tu stia bene, ovunque tu sia, e che tu sappia che il nostro tempo insieme è stato prezioso per me. Forse un giorno potremo vederci di nuovo, ma finché quel giorno non arriva, voglio che tu sappia che ti tengo nel mio cuore.
Con affetto, Hope."

Inviato il messaggio, mi sentii un po' più leggera, come se un peso si fosse almeno parzialmente sollevato dalle mie spalle. Non sapevo cosa aspettarmi dalla sua risposta, se ci sarebbe stata una risposta. Ma non importava. Avevo detto ciò che dovevo dire, e ora spettava a lui decidere cosa fare con quelle parole.

Mi sentii improvvisamente presa da un'ansia crescente, il mio telefono posato sul tavolo davanti a me come un oggetto prezioso. Non potevo fare altro che sperare che il nostro legame, il nostro amore, fosse abbastanza forte da superare il tempo e la distanza. Ero pronta ad affrontare qualsiasi cosa il destino avesse in serbo per noi, ma speravo con tutto il cuore che ci fosse ancora una possibilità per noi di ritrovarci, di essere di nuovo insieme.

Pochi giorni dopo, mentre ero ancora immersa nei miei pensieri e nell'ansia dell'attesa. Mi ritrovai di nuovo con le mie amiche al parco, circondate dal verde e dai suoni della natura, ma la mia mente era altrove.

"Hope, ti ha risposto?" chiese Sara, spezzando il silenzio con una voce dolce e preoccupata.

Scossi la testa, sentendo il peso della delusione. "No, ancora niente. Inizio a pensare che forse non mi risponderà mai."

Mia posò una mano sulla mia spalla. "Devi avere pazienza. Sappiamo quanto sia difficile, ma magari ha bisogno di tempo per processare tutto."

"Ma se non risponde?" insistetti, la mia voce tremante. "Se ha già deciso di andare avanti senza di me?"

"Non possiamo sapere cosa stia pensando" rispose Giulia. "Ma quello che possiamo fare è supportarti in ogni tua scelta. E se questo significa tornare in Giappone e affrontare le cose di persona, allora faremo il tifo per te. Infondo hai ancora dei mesi da frequentare lì, no? Sfruttali"

Le parole delle mie amiche mi diedero una nuova determinazione. Avevano ragione. Non potevo semplicemente aspettare e sperare. Dovevo fare qualcosa, prendere in mano la situazione. Tornare in Giappone, affrontare Satori di persona e dirgli tutto quello che provavo. Non potevo lasciare che la nostra storia finisse così.

***

Faro nell'oscurità (Satori Tendō x oc)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora