6 - Le serate folli

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**Hope**

Quella sera, dopo la partita di pallavolo, fu solo l'inizio. La mia vita cambiò radicalmente da quel momento. Satori Tendou entrò nella mia esistenza come un tornado, trascinandomi in un mondo fatto di eccessi, adrenalina e follia. Ogni giorno era unavventura e quasi ogni notte si trasformava in una serie di esperienze indimenticabili.

Dopo la partita, mi trascinò letteralmente in una festa in discoteca. Era la mia prima vera serata fuori da quando mi ero trasferita. C'era qualcosa nell'aria, una sorta di elettricità che prometteva una notte fuori dall'ordinario.

"Hope, stasera dobbiamo fare qualcosa di speciale" mi aveva detto Satori, mentre camminavamo verso la discoteca. "Niente mezze misure, okay?"

"Sempre pronto a vivere al massimo, vero, Tendou?" risposi, cercando di tenere il passo del suo entusiasmo.

La discoteca era un vortice di luci e suoni. Entrammo e subito la musica ci avvolse, battendo forte nel petto. Satori sembrava nel suo elemento naturale, salutava persone a destra e a manca, stringeva mani e lanciava sorrisi. Io, invece, ero più riservata, ma la sua energia era contagiosa.

"Vieni, Hope! Devo presentarti a qualcuno!" gridò sopra la musica, afferrandomi per il polso e trascinandomi verso il bar.

Seduto al bancone c'era un ragazzo dallaria spavalda, con i capelli tinti di blu e un piercing al labbro. Tendou si avvicinò con un sorriso complice.

"Questo è Hikaru, un mio amico. È lui che ci fornirà il divertimento per stasera" disse Tendou, lanciando unocchiata a un piccolo sacchetto che Hikaru teneva in mano.

Mi sentii un po' a disagio. Hikaru mi scrutò con uno sguardo divertito.

"È la tua prima volta, ragazza?" chiese, alzando un sopracciglio.

"No, sono solo qui per divertirmi" risposi, cercando di mantenere un tono sicuro.

Tendou scoppiò a ridere e mi diede una pacca sulla spalla. "È una dura, Hikaru. Non preoccuparti per lei."

Prese una pasticca dal sacchetto e me la porse. La osservai per un momento, indecisa, ma alla fine la accettai. Non era la prima volta che mi trovavo in una situazione del genere, solo che di solito ero in Italia, vicino casa e con gli amici di una vita. Ora ero in Giappone, chilometri lontana da casa e con un ragazzo conosciuto da una manciata di giorni. Quella sera però sentivo un bisogno di allentare le mie difese.

"Alla follia!" disse Tendou, inghiottendo la sua dose e sollevando il bicchiere. Io feci lo stesso.

Le ore passarono in un turbinio di luci stroboscopiche, risate e balli sfrenati. La musica era così forte che sentivo i bassi rimbombare nel petto, facendo vibrare ogni fibra del mio essere. Tendou era un'anima scatenata, si muoveva al ritmo della musica come se fosse una parte di lui, con una grazia e una libertà che mi lasciavano senza fiato.

"Hope, questa è la vita!" gridò, tirandomi verso il centro della pista da ballo. "Lasciati andare!"

E così feci. Ballammo, ridemmo, ci perdemmo nella folla. Il mondo intorno a noi era un caleidoscopio di colori e suoni, un luogo dove ogni preoccupazione sembrava lontana, quasi inesistente.

Tendou, però, stava cambiando. Notai che mentre la notte avanzava, i suoi movimenti diventavano più frenetici, i suoi occhi più sfocati. Continuava a ridere e a scherzare, ma cera qualcosa di diverso, una nota di disperazione nascosta dietro il suo sorriso.

Ad un certo punto, mentre ballavamo, sentii il bisogno di parlargli, di capire cosa stesse succedendo.

"Satori, tutto bene?" gli chiesi, cercando di far emergere la mia voce sopra la musica.

"Mai stato meglio!" gridò in risposta, ma i suoi occhi raccontavano una storia diversa. Era come se fosse in fuga da qualcosa, cercando di annegare una sofferenza che non riusciva a gestire.

Decisi di non insistere, almeno non subito. Continuammo a ballare e a divertirci, ma dentro di me cresceva linquietudine. Sentivo che cera molto di più sotto la superficie.

Verso le tre del mattino, la folla iniziò a diradarsi. La discoteca era ancora unesplosione di musica e luci, ma lintensità cominciava a diminuire. Tendou sembrava esausto, ma non voleva fermarsi.

"Hope, andiamo a prendere un po' d'aria" disse, prendendomi per mano e guidandomi fuori dalla discoteca.

L'aria notturna era fresca e rigenerante. Ci sedemmo su una panchina poco lontano, Tendou con la testa reclinata all'indietro con i capelli ormai quasi del tutto abbassati, gli occhi chiusi, mentre io stavo ad osservarlo in silenzio. Era strano vederlo così, vulnerabile e fragile.

"Satori, posso chiederti una cosa?" dissi, rompendo il silenzio.

"Certo, tutto quello che vuoi" rispose, aprendo lentamente gli occhi.

"Perché fai tutto questo? Voglio dire, questa vita al limite?"

Tendou sorrise, ma era un sorriso triste, privo della sua solita energia. "Hope, a volte bisogna vivere al massimo per sentirsi vivi. Ma non sempre è così semplice."

"Cosa intendi?" chiesi, avvicinandomi leggermente a lui.

"Vedi, la gente mi vede come il ragazzo pazzo, quello che non ha paura di niente. Ma la verità è che tutti abbiamo le nostre paure, le nostre insicurezze. Io cerco solo di nasconderle, di non pensarci."

"Satori" sussurrai, toccando leggermente la sua mano.

"Non preoccuparti per me, Hope" disse, stringendo la mia mano.

Quella notte capii che dietro la maschera di Satori cera molto di più. Era un ragazzo complesso, pieno di contraddizioni, che nascondeva una profonda solitudine dietro il suo atteggiamento spavaldo.

"Torniamo dentro?" chiese dopo qualche minuto, con un sorriso più genuino.

"Certo, Satori. Andiamo" risposi, alzandomi e stringendogli la mano.

La notte era ancora giovane, e noi eravamo pronti a vivere ogni momento al massimo, insieme.

***

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Faro nell'oscurità (Satori Tendō x oc)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora