27 - La speranza

22 2 0
                                    

**Hope**

Finalmente, dopo quello che sembrò un'eternità, un medico uscì dalla stanza. Mi alzai di scatto, il cuore in gola.

"Come sta?" chiesi, la voce tremante.

"È stabile per ora. Ha superato la fase critica, ma dovremo monitorarlo attentamente. È stato molto fortunato" disse il medico, il tono calmo e professionale.

Le parole mi colpirono come una scarica elettrica. Stabile. Superato la fase critica. Fortuna. Mi sentii crollare su una sedia, le gambe incapaci di sostenere il peso dell'emozione che mi travolgeva.

"Posso vederlo?" chiesi, la voce ancora tremante.

"Solo per un momento. Ha bisogno di riposo" rispose il medico, facendomi un cenno verso la stanza.

Mi avvicinai alla porta, aprendo lentamente. Satori giaceva sul letto, pallido e immobile, ma vivo. Sentii le lacrime scendere di nuovo, ma questa volta erano lacrime di sollievo.

"Satori" sussurrai, avvicinandomi al letto. Gli presi la mano, sentendo la sua pelle calda sotto le mie dita. "Sei qui. Sei vivo."

Sedetti accanto a lui, la testa china sul suo braccio, lasciando che le emozioni mi travolgessero. Era stato un incubo, ma almeno era finito. Satori era ancora con me, e quella era l'unica cosa che importava.

Restai lì per ore, vegliando su di lui, ascoltando il ritmo costante della sua respirazione. Ogni suono era una rassicurazione, un promemoria che non ero sola. Mi addormentai accanto a lui, esausta dalla tensione e dalle emozioni della notte.

Quando mi svegliai, la luce del giorno filtrava attraverso le finestre. Satori era ancora addormentato, ma sembrava più tranquillo. Mi stiracchiai, sentendo i muscoli doloranti, ma non mi importava. Avevo passato la notte più lunga della mia vita, ma ora c'era speranza.

Un'infermiera entrò, portandomi un caffè. "Come sta?" chiese gentilmente.

"Sembra più tranquillo" risposi, prendendo la tazza con gratitudine. "Grazie per tutto quello che avete fatto."

"È il nostro lavoro. Ma ricordi, avrà bisogno di molto supporto quando si sveglierà" disse, il tono serio. "L'overdose è solo un sintomo di un problema più grande."

Annuii, sapendo che aveva ragione. C'era ancora molta strada da fare, ma ero determinata a restare al suo fianco, qualunque cosa accadesse.

Passarono altre ore prima che mostrasse segni di risveglio. Ogni movimento, ogni battito di ciglia era una piccola vittoria. Finalmente, i suoi occhi si aprirono lentamente, confusi e sfocati.

"Hope?" sussurrò, la voce debole.

"Sì, sono qui" risposi, prendendogli la mano. "Sei al sicuro, Satori. Ti amo, ma non farmi mai più una cosa simile."

Le sue labbra si piegarono in un debole sorriso. "Ti amo anch'io" disse, prima di chiudere di nuovo gli occhi, tornando a un sonno più tranquillo.

Restai lì, sentendomi finalmente in pace. Avevamo superato un altro ostacolo, e anche se sapevo che ci sarebbero state altre sfide, ero pronta ad affrontarle. Perché alla fine, l'amore che provavo per lui era più forte di qualsiasi cosa, e avrei fatto di tutto per tenerlo al sicuro.

Il giorno dopo, Satori si svegliò per la prima volta in modo più consapevole. I suoi occhi si aprirono lentamente, e mi guardò con un'espressione di confusione e dolore. Mi avvicinai al letto, prendendo di nuovo la sua mano.

"Ciao" dissi dolcemente. "Come ti senti?"

"Sono...confuso" rispose, la voce roca. "Cosa è successo?"

"Hai avuto un'overdose, Satori. Eri così vicino a...non voglio nemmeno pensarci" risposi, la voce tremante mentre cercavo di trattenere le lacrime.

Lui chiuse gli occhi per un momento, come se stesse cercando di elaborare le informazioni. "Non ricordo molto. Solo che mi sentivo...perso."

"Lo so" dissi, accarezzandogli il dorso della mano. "Ma sei qui ora. E dobbiamo affrontare questo insieme."

Le parole sembrarono penetrare lentamente nella sua coscienza. "Hai ragione. Non posso continuare così. Ho bisogno di aiuto."

Annuii, sentendo un'ondata di speranza.

In quei giorni successivi, la nostra vita si trasformò in una routine fatta di visite mediche, colloqui con psicologi e momenti di riflessione dolorosa. Ogni volta che Satori apriva gli occhi, il mio cuore si fermava per un istante, pregando che fosse sveglio e consapevole di ciò che gli era accaduto. La sua fragilità mi colpiva profondamente, facendomi realizzare l'entità dei suoi problemi.

"Satori, devi prenderti cura di te stesso. Non possiamo continuare così" gli dissi una sera, mentre sedevamo nella sua stanza d'ospedale.

"Lo so. Ma è così difficile. Non so se posso farcela" rispose, il tono pieno di incertezza e paura.

"Puoi farcela. E io sarò con te. Ma devi volerlo davvero" replicai, cercando di infondere forza nelle mie parole.

I dialoghi con i medici e gli infermieri aggiungevano un ulteriore strato di ansia e incertezza alla mia esperienza. Ascoltare le loro valutazioni mediche, cercando di decifrare il significato di ogni termine e sperando per un pronostico positivo, era un test di resistenza emotiva che non avrei mai immaginato di affrontare.

"Hope, stiamo facendo tutto il possibile per aiutarlo a riprendersi. Ma dovrà affrontare un percorso lungo e difficile" mi disse uno dei medici durante una delle tante consulenze.

"Capisco. Farò tutto il necessario per sostenerlo" risposi, determinata a non lasciare che la disperazione prendesse il sopravvento.

Le giornate si mescolarono l'una nell'altra, un ciclo interminabile di preoccupazione e speranza. Ogni progresso, per quanto piccolo, era una vittoria. Ogni passo indietro era una sfida.

"Satori, hai mai pensato a parlare con qualcuno? Un terapeuta potrebbe aiutarti a capire meglio i tuoi demoni" suggerii un giorno, mentre camminavamo lentamente lungo il corridoio dell'ospedale.

"Sì, ci ho pensato. Ma ho sempre avuto paura. Paura di quello che potrebbe emergere" rispose, il suo sguardo rivolto verso il pavimento.

"La paura è normale, ma non puoi lasciare che controlli la tua vita. Devi affrontarla" dissi, cercando di infondere coraggio nelle mie parole.

Le nostre conversazioni erano spesso difficili, ma necessarie. Affrontare la verità nuda e cruda dei suoi problemi era come camminare su una lama affilata, ma sapevo che era l'unico modo per avanzare.

Faro nell'oscurità (Satori Tendō x oc)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora