29 - Il perdono e la guarigione

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**Satori**

Le pareti del salotto di Hope sembravano accogliermi con un abbraccio caldo e rassicurante mentre ci sedevamo sul divano. L'atmosfera intima e familiare mi faceva sentire al sicuro, come se finalmente potessi abbassare le difese e aprirmi sinceramente.

Il profumo di caffè appena preparato si diffuse nell'aria, mescolandosi con il leggero ticchettio della pioggia che batteva contro le finestre. Era un pomeriggio tranquillo, perfetto per affrontare quei nodi irrisolti del passato che continuavano a stringere il mio cuore.

"Come ti senti oggi, Satori?" disse, poggiandomi una mano sulla spalla.

Sorrisi debolmente, mi sentivo ancora vulnerabile. "Meglio, credo. È strano...mi sembra di aver finalmente trovato un po' di pace interiore. Forse è perché ho iniziato a confrontarmi con il mio passato."

La luce soffusa della stanza sembrava riflettere la gentilezza nei suoi occhi mentre mi guardava, un sorriso di incoraggiamento sulle labbra.

"Sono così orgogliosa di te, Satori. Sai, non è mai troppo tardi per chiedere perdono e perdonare." Disse con gli occhi pieni d'amore.

Mi sentii un nodo nella gola, sapendo che dovevo affrontare una conversazione difficile che avevo rimandato per troppo tempo. Non ebbi il tempo di pensarlo, che il campanello suonò. Ed eccoli lì, tutti i miei amici che avevo ingannato, ed alcuni anche ferito. Pronti a sentire quello che avevo da dire. Il mio stomaco si contorceva nervosamente mentre mi preparavo a fare i conti con i miei errori.

Ingoiai il mio orgoglio in cerca delle parole giuste. "Volevo chiederti scusa per la rissa alla festa. Non avevo motivo di comportarmi così, e mi dispiace per come ho reagito. Spero che tu possa accettare le mie scuse, Kuroo."

Hope mi osservò con occhi gentili, pieni di comprensione e sostegno.

Kuroo mi guardò per un attimo, i suoi occhi maturi riflettevano una comprensione silenziosa.

Annuì lentamente e mi sorrise. "Va bene, Satori. Accetto le tue scuse. È passato, possiamo andare avanti, non preoccuparti."

Un senso di sollievo mi pervase mentre sentivo un peso sollevarsi dalle mie spalle.

"Allora, come stai, Satori? Abbiamo sentito che sei stato in ospedale. Ci siamo preoccupati per te." Disse Semi.

Un miscuglio di gratitudine e vulnerabilità mi pervase. "Sto meglio, grazie. È stato un periodo difficile, ma sto facendo del mio meglio per rimettermi in sesto.

"Se hai bisogno di qualcosa, non esitare a chiedere. Siamo qui per te." Aggiunse Ushijima con il suo solito tono serio. Ma io che ero il suo migliore amico, sapevo l'affetto che nascondevano quelle parole.

"Grazie ragazzi, davvero. Non so cosa farei senza di voi." Dissi con sincera graditutine.

La giornata si concluse con un senso di comunione e sostegno reciproco, rinforzando il legame che condividevamo come squadra, ma soprattutto come amici. Infondo loro c'erano sempre stati per me, anche quando ero io a non volerli far entrare nel mio privato. Avevo paura dei loro giudizi, di ritrovarmi solo. E invece, proprio come Hope, anche loro mi vedevano ed accettavano per quello che ero.

Con il sostegno di Hope e dei miei compagni, stavo imparando a perdonare me stesso e ad accettare il perdono degli altri. Era un lungo viaggio verso la guarigione interiore, ma ora sapevo di non essere solo. E con il loro sostegno, sapevo che ce l'avrei fatta. Ma un ultimo ostacolo mi attendeva se volevo realmente riprendere in mano la mia vita. Dovevo affrontare mio padre.

Il respiro affannoso mi accompagnava mentre chiudevo alle mie spalle la porta di quell'appartamento che ho tanto odiato. Un tumulto emotivo si agitò dentro di me.

"Dove diavolo sei stato, Satori? Come osi sparire per settimane senza nemmeno farmi sapere se sei vivo o morto?" mi accolse la sua voce carica i alcol e rabbia.

Fu come un pugno nello stomaco, il timore e la rabbia si intrecciavano in una danza senza fine nella mia mente. Strinsi i denti e cercai di mantenere la calma. "Sono stato in clinica, papà. Ho bisogno di aiuto e ho cercato di trovarlo lì. "

"Aiuto? Tu non hai bisogno di aiuto, Satori. Hai solo bisogno di rimetterti in riga e smetterla di fare lo sciocco." La sua risata beffarda riempì l'aria, come un eco sinistro dei miei incubi più oscuri.

Le sue parole erano come lame affilate che tagliavano attraverso la mia determinazione, ma dentro di me ardeva ancora una fiamma di speranza, una promessa di redenzione che non potevo ignorare.

Respirai profondamente, e alzai lo sguardo per incontrare il suo. "Papà, dobbiamo parlare. Dobbiamo affrontare il nostro passato e trovare un modo per andare avanti." Le sue spalle si irrigidirono all'idea di affrontare i demoni che avevamo tenuto nascosti nel buio per troppo tempo, ma i suoi occhi, velati dal dolore e dall'orgoglio ferito, mi chiesero silenziosamente di continuare. "La mia nascita ti ha distrutto, papà. E non posso più fingere che tutto vada bene. Ma so che possiamo fare qualcosa per affrontare tutto questo. Possiamo cercare aiuto insieme."

La sua espressione si trasformò in una mescolanza di sorpresa e incredulità, come se non credesse alle parole che sentiva. La voce traballante per l'alcol e l'emozione. "Tu...Tu vuoi aiutarmi? "

Annuii con fermezza. " Sì, papà. Voglio aiutarti a combattere il tuo problema con l'alcolismo. Ad affrontare il lutto per la mamma. Voglio fare qualcosa di bene, qualcosa che possa ridare senso alla nostra famiglia. "

Le parole rimbalzarono contro le pareti della stanza, un'eco di speranza in un mondo avvolto dall'oscurità. E, per un istante fugace, mi sembrò di vedere un barlume di accettazione nei suoi occhi.

I suoi occhi si abbassarono. "Devo ammetterlo. Ho sempre sperato che tu sparissi dalla mia vita. Pensavo che non vedendoti più sarei stato meglio. Ma quando non ho più avuto tue notizie. Quando sei sparito nel nulla. Quella sensazione di benessere non è mai arrivata. Non mi sono sentito meglio come credevo. Forse hai ragione, Satori. Forse è giunto il momento di affrontare i nostri demoni."

La riconciliazione era come un soffio di vento primaverile dopo un lungo inverno. Le tensioni si sciolsero come neve al sole, lasciando spazio a un nuovo inizio, incerto ma pieno di promesse.

Sentii un peso sollevarsi dalle mie spalle. "Grazie, papà. Grazie per avermi dato un'altra possibilità."

Con un abbraccio silenzioso, sigillammo il nostro patto di rinascita e speranza. Non sapevamo cosa ci riservasse il futuro, ma sapevamo di poter affrontare qualsiasi cosa, insieme. In quel momento, la pioggia iniziò a battere contro il vetro con un ritmo rassicurante, come se il cielo stesse lavando via le nostre vecchie ferite, preparandoci per una nuova alba di speranza e riconciliazione.

***

Faro nell'oscurità (Satori Tendō x oc)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora