8 - Il vero mostro

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**Hope**

Amavo la biblioteca della Shiratorizawa. C'era qualcosa di rassicurante nel profumo dei libri e nel silenzio che regnava tra gli scaffali. Era il mio rifugio personale, un luogo dove potevo immergermi nelle pagine di un buon libro e dimenticare per un po' il mondo esterno. Quel giovedì mattina, mentre il sole filtrava attraverso le finestre e illuminava delicatamente la stanza, decisi che ci avrei trascorso qualche ora dopo le lezioni.

Arrivato il momento, con la macchina fotografica appesa al collo e una borsa piena di libri, mi diressi verso uno degli angoli più tranquilli dell'immensa biblioteca. Lì trovai un tavolo vuoto vicino ad una finestra e in quell'angolo di pace mi persi tra le pagine di un romanzo. Il silenzio attorno a me era rotto solo dal lieve fruscio delle pagine e dal ticchettio delle dita sulla tastiera di qualche studente intento a scrivere.

Ero così assorbita nella lettura che non mi accorsi subito della presenza di qualcun altro due sedie più in là. Solo quando alzai la testa per sgranchirmi un po' la schiena lo vidi. La figura solitamente alta e slanciata, ora ricurva sul tavolo. Satori. Era con il naso immerso in un libro. Il suo volto era concentrato e sereno, i suoi occhi cremisi viaggiavano con avidità e interesse su quelle pagine. Una scena completamente diversa rispetto all'immagine del giocatore di pallavolo energico, caotico e imprevedibile che conoscevo.

La calma e la tranquillità che emanava mi sorpresero e allo stesso tempo mi affascinarono. Non riuscivo proprio a conciliare questa versione di lui con il ragazzo notturno e festaiolo. Sentii l'impulso di prendere la macchinetta e scattargli una foto. Era veramente appagante da guardare in quel momento. Ma invece di prendere la macchinetta, senza accorgermene ero già diretta verso di lui. Ero curiosa di conoscerlo meglio, di sapere cosa lo prendesse così tanto.

"Hey, Satori" dissi sorridendo, avvicinandomi al suo tavolo. "Non mi aspettavo di vederti qui."

Satori alzò lo sguardo dal libro e mi sorrise, un sorriso sorpreso ma sincero. "Ciao, Hope. Potrei dire la stessa cosa io a te."

Mi misi a sedere di fronte a lui sorridendo. "Questo è uno dei miei posti preferiti. Mi piace la tranquillità e l'atmosfera rilassante. E tu?"

Annuì. "Mi piace venire qui quando ho bisogno di pensare. È un buon posto per sfuggire al caos e alla confusione."

Ricordai che infondo, la sera in cui ci sorprese la tempesta, mi confidò che da piccolo i libri erano il suo rifugio. Osservai il libro che teneva tra le mani. "Cosa stai leggendo?"

Mi mostrò la copertina. "È un libro di filosofia. Mi piace leggere di pensieri e idee che vanno oltre il quotidiano."

Ero sorpresa. "Filosofia? Non avrei mai immaginato che ti interessasse la filosofia. Ti facevo più tipo da horror o azione."

"Ci sono molte cose di me che la gente non conosce. E va bene così." disse facendo spallucce.

Percepii una punta di tristezza nella sua voce. "Sai, anch'io a volte mi sento così" dissi lentamente. "Come se non appartenessi completamente a questo mondo. È una sensazione difficile da spiegare."

Gli occhi di Satori si accesero. "Capisco cosa intendi. È come se ci fosse una parte di noi che rimane sempre nascosta, che nessuno può davvero vedere."

Annuii. "Esatto. A volte mi sembra di essere una spettatrice della mia stessa vita, come se guardassi tutto da lontano."

Sorrise amaramente. "È una sensazione familiare. Ma forse è proprio questa parte di noi che ci rende unici." Poi fissò la mia macchinetta. "Non te ne separi mai?"

Abbassai gli occhi per guardarla, poi tornai a guardare i suoi che mi fissavano sinceri e curiosi. "Questo" dissi porgendogli l'oggetto "è il mio modo di vedere il mondo e per esprimermi. E spero un giorno di avere l'opportunità di condividere con altri la mia visione. Magari aiuterà qualcuno a sentirsi meno solo, o a far scoprire a qualcun altro nuove sfumature della realtà."

Continuammo a chiacchierare per non so quanto tempo. "Devo andare, ho gli allenamenti." Disse guardando l'orologio.

Mentre lo guardavo allontanarsi ripensai a questo sorta di attimo di intimità che avevamo appena vissuto. Parlando ci ritrovammo a esplorare pensieri e sentimenti, così in modo del tutto casuale e spontaneo. E lì, in quel condividersi l'un l'altro, avevo iniziato a vedere delle piccole crepe su quella sua facciata così ben costruita. Piccoli dettagli che rivelavano una vulnerabilità nascosta a tutti. C'era qualcosa di profondamente umano in lui, un'umanità che lo rendeva più vicino e più reale.

"Ciao." La voce di una ragazza interruppe i mie pensieri. "Tutto bene?"

"Sì, tutto bene. Perché?" chiesi, un po' sorpresa.

"Abbiamo visto che stavi parlando con Tendou" rispose la sua amica accanto a lei. "Volevamo solo assicurarci che stessi bene."

Sentii una punta di fastidio crescere dentro di me. "Perché non dovrei stare bene?"

"Beh, Tendou non è esattamente il tipo di persona con cui vorresti avere a che fare. È un po'...strano, sai?" riprese la prima, abbassando un po' la voce.

Serrai le labbra. "Strano? In che senso?"

Fece una smorfia. "Sai, è sempre così imprevedibile e a volte può essere un po' inquietante. Anche pericoloso scommetto. La gente lo chiama 'Guess Monster' per un motivo."

Sentii la rabbia crescere dentro di me. Non potevo credere che stessero parlando di Satori in quel modo. Specialmente non dopo che avevo visto la sua vulnerabilità e umanità. "Non credo che sia giusto chiamarlo così" dissi, cercando di mantenere la mia voce calma. "Vi suggerirei almeno di parlarci prima di giudicarlo. Satori è una persona come tutte le altre. Forse non lo conoscete abbastanza per giudicarlo."

Le ragazze sembravano sorprese dalla mia reazione. "Pa..parlarci? Parlare con il nostro? Stai scherzando? Stavamo solo cercando di metterti in guardia e proteggerti" disse la seconda ragazza quasi stizzita. "Non volevamo tu finissi nei guai a causa sua."

Scossi la testa. "Non sono io quella che ha bisogno di protezione. Forse dovreste riflettere su come trattate le persone che non capite e che soprattutto non conoscete. Gli unici mostri qui sono quelli che etichettano e giudicano senza sapere." Le ragazze rimasero in silenzio, sconcertate dalle mie parole. Una di loro stava per riaprire bocca, ma non le dieti il tempo. "Scusatemi, ma ho delle cose da fare" dissi, alzandomi e prendendo la mia borsa. "E vi suggerisco di riflettere su quello che avete detto. Satori è molto più di quello che la gente dice."

Mentre mi allontanavo, sentivo una strana miscela di emozioni. Ero arrabbiata per l'ingiustizia verso Satori, ma allo stesso tempo sentivo una profonda gratitudine per aver avuto l'opportunità di difenderlo.

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**Satori**

Sentivo il peso dei miei passi riecheggiare nel corridoio deserto della scuola. Il cuore pesante, la mente una tempesta di pensieri. Avevo sentito tutto. Ogni singola parola pronunciata da quelle galline, ogni giudizio crudele, ogni insulto mascherato da falsa preoccupazione. Il soprannome 'Guess Monster' era un'etichetta che mi avevano appiccicato addosso da così tanto tempo che quasi avevo smesso di sentire il dolore. Quasi. Ma questa volta era diverso. Le parole di Hope risuonavano nella mia testa come un conforto per le mie ferite. Non riuscivo a ricordare l'ultima volta che qualcuno mi avesse difeso. Ero abituato a combattere le mie battaglie da solo, a nascondere le mie debolezze dietro una maschera di indifferenza e sarcasmo. Ma Hope aveva visto oltre quella maschera. Aveva visto qualcosa di più.

Satori è una persona come tutte le altre. Satori è molto più di quello che la gente dice. Le sue parole erano come una luce che squarciava le tenebre della mia anima. Come un faro nell'oscurità. Non ero solo un mostro, non ero solo il ragazzo strano e imprevedibile che tutti vedevano. Ero una persona, con sentimenti, pensieri e paure. E Hope lo aveva riconosciuto.

Mi fermai per un istante, appoggiandomi al muro e chiudendo gli occhi. Un'onda di emozioni mi travolse. Per quanto fingessi indifferenza, ero ferito dalle parole delle ragazze. Ma più che dalle parole, ero ferito dalle intenzioni che avevano. Avevano visto una ragazza gentile sorridere e parlare con me, e si sono subito sentite in dovere di intervenire per evitare che riaccadesse. Come se volessero assicurarsi che io rimanessi solo, isolato. Perché? Non avrei permesso che le parole degli altri mi definissero. Avevo trovato una nuova amica, qualcuno che credeva in me.

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Come sempre, dite la vostra liberamente :D

Faro nell'oscurità (Satori Tendō x oc)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora