13 - La notte e gli incubi

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**Satori**

Le notti per me erano da sempre un inferno. Ma da quando Hope era entrata a far parte della mia quotidianità, la frequenza dei miei incubi era diminuita. Anche se non mi avevano lasciato del tutto, erano diventati comunque sopportabili. Ora che però ero nuovamente solo, ora che non c'era più lei, che era fuori dalla mia vita, gli incubi erano tornati più intensi che mai. Ogni volta che chiudevo gli occhi, cadevo in un abisso di paura e disperazione. Sognavo di essere intrappolato, di non riuscire a respirare, di essere costantemente inseguito da un'ombra che non riuscivo mai a vedere chiaramente. E quando mi svegliavo, il terrore era ancora lì, palpabile, che mi avvolgeva come una seconda pelle.

Quella notte fu particolarmente difficile. Il sogno che mi tormentava era un misto di ricordi e paure. Vedevo il volto di mia madre, distorto dal dolore, e sentivo le urla di mio padre che mi accusavano, che mi incolpavano. Provavo a scappare, ma le mie gambe non rispondevano. Ero bloccato, paralizzato dalla paura.

Mi svegliai urlando. Appena realizzai, mi tappai subito la bocca con le mani. Il mio cuore batteva all'impazzata. Il sudore mi bagnava la fronte e mi sembrava di non riuscire a respirare. Mi guardai intorno nella penombra della mia stanza, cercando di convincermi che era solo un sogno, che ero al sicuro. Ma l'oscurità sembrava chiudersi su di me, e sentii il panico invadermi.

Il panico si trasformò in terrore quando udii il passo barcollante di mio padre nel corridoio. Era ubriaco, come al solito, e stava venendo verso la mia stanza. L'avevo svegliato. Cercai di calmarmi, di prepararmi all'inevitabile confronto, ma il mio corpo tremava di paura.

La porta si spalancò con un colpo secco. Gli occhi iniettati di sangue e l'odore pungente di alcol che lo circondava.

"Che cazzo urli?" gridò, la voce rauca e minacciosa.

"Mi dispiace...ho avuto un incubo" balbettai, cercando di mantenere la calma. Ma sapevo che non sarebbe servito a nulla.

"Un incubo?" rise amaramente. "La tua vita è un incubo, e per colpa tua anche la mia. Sei solo un peso morto."

Le sue parole, come coltelli mi trafissero nuovamente. Non faceva differenza quante volte le avessi già sentite. "Non è vero." Mi scappò, la mia voce era un sussurro, soffocato dalla paura.

"Sei solo una delusione. Sei la causa di tutto il male in questa famiglia." e nel dirlo si scagliò contro di me.

Balzai giù dal letto ed evitai un pugno per un pelo, ma il secondo mi colpì in pieno volto, facendomi barcollare. Il dolore esplose nella mia testa, e caddi rumorosamente a terra. Cercai di rialzarmi, ma lui era su di me. I suoi colpi senza sosta e senza pietà. I suoi occhi pieni d'odio.

"Smettila! Per favore, smettila!" provai a gridare, ma avevo la voce rotta dal dolore.

Sentivo la vista offuscarsi. Le orecchie fischiavano. Ed aveva solo appena iniziato, avevamo una lunga notte davanti. La mia paura più grande era proprio che prima o poi ci sarei morto sotto i suoi colpi.

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**Hope**

Ero ancora sveglia sulla mia poltrona, un libro tra le mani, incapace di dormire. Continuavo incessantemente a pensare all'ultima volta che avevo parlato con Satori. Mi tormentavo. Avrò fatto bene a rispondergli in quel modo e sparire? Ero sicura che mi avesse mentito sul perché del suo allontanamento. C'era dell'altro ne ero certa. Però il nostro patto era "sincerità e niente bugie". Lui mi aveva mentito guardandomi negli occhi, non potevo passarci sopra. Non finché non lo avesse almeno ammesso. Anche senza scusarsi, non volevo le sue scuse. Volevo la sua sincerità.

Mentre stavo finalmente per chiudere gli occhi, un urlo di terrore riecheggiò fuori dalla finestra lasciata aperta. Mi alzai di scatto e mi affacciai. Satori. La luce del suo balcone era spenta. Un frastuono. Non riuscivo a vedere nulla, ma un brutto presentimento mi invase.

Faro nell'oscurità (Satori Tendō x oc)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora