ELLEN
Haverock era in lutto.
Ellen scorgeva il dolore in ogni angolo della città, il freddo e l'assenza del sole rendevano l'atmosfera triste e insostenibile. La cucina, l'ambiente preferito di Zelinda era avvolto in una tenebra di desolazione, l'ultimo luogo in cui il vero Victor le aveva giurato amore eterno chiedendole di unirsi a lui nel sacro rito dell' Unum Corpus Duae Animae.
Dalle prime analisi fatte sul corpo di Victor risultava che fosse morto proprio in quel giorno, questo confermava ogni dubbio che aveva avuto Ellen nei suoi confronti.
Era stata Shani Blus, una delle figlie del Supremo ad ucciderlo «dobbiamo presupporre che l'abbia fatto sotto ordine di Edgar...» disse Daniel.
«Il suo potere è unico» aggiunse Harvey «quando si impossessa del corpo della sua vittima, ruba anche i suoi ricordi, è per questo che non abbiamo mai notato stranezze in Victor.»
«Dopo il Postremo Vale, attueremo il nostro piano del rito sperando di chiudere definitivamente la questione Edgar!» aveva deciso Daniel.
«Eravamo qui riuniti qualche ora fa per festeggiare la pura unione di Zelinda e Victor. E, ora, siamo di nuovo qui per dar loro il nostro Postremo Vale» parlò a voce bassa ma solenne l'Arcanorum, in piedi davanti ai due corpi senza vita. Nei suoi occhi assenti Ellen vedeva tutto il dolore per i compagni caduti, Zelinda e Victor, due Guardiani della Luce che avevano combattuto duramente al suo fianco per millenni.
Ellen teneva stretta la mano di Daniel.
«So che Ellen ci tiene a salutare Zelinda e Victor» continuò Ezekiel invitandola a prendere posto accanto a lui. Ellen respirò a fondo mentre lo raggiungeva.
Lì, di fronte a tutti, poteva vedere quei volti, ad uno ad uno, segnati dal dolore, dalla sconfitta, dal rimpianto, ferite mai rimarginate che eruttavano da squarci d'anima senza tempo.
Infine spostò la sua concentrazione su Zelinda e Victor che, sotto un sottile velo bianco, simbolo di separazione tra il mondo dei vivi e il mondo dei morti, giacevano in bare profumate d'incenso, per tradizione realizzate con il santo legno dell'Albero del giardino dell'Eden, ove ricondurre le loro anime.
Guardò Victor che per settimane era rimasto nascosto sotto cespugli ed erbacce a pochi passi dall'Ateneo con il volto quasi irriconoscibile e il corpo in completa decomposizione ma l'inesauribile divisa da Guardiano della Luce, spiccava inconfondibile sotto le macchie di fango e sangue. Il viso di Zelinda, spento e bianco ceruleo come il vestito della cerimonia che ancora indossava, contrastava con il rosso scuro della sua ferita mortale al petto. La tradizione voleva che ogni Guardiano della Luce deceduto venisse onorato con la sua divisa identitaria, simbolo del sacro ruolo che aveva svolto. Ma nessuno volle profanare il corpo inanime di Zelinda racchiusa in quel suo bellissimo abito. Era morta e sulle labbra aveva il sorriso del cielo.
Ellen ripensò ad una poesia, un canto degli indiani Navajo, e la recitò a memoria in segno di onore e rispetto per quelle persone che erano parte della sua famiglia.
«Non piangere sulla mia tomba,
non sono lì, non dormo.
Sono i mille venti che soffiano,
sono i riflessi del diamante sulla neve,
sono il sole sul grano maturo,
sono la dolce pioggia autunnale
quando ti svegli nel silenzio del mattino,
sono la corsa rapida dei quieti uccelli
che si levano a cerchio in volo,
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Haverock
FantasyLui era Luna ed Ellen era Sole... Nella radura della Versiliana, la scultura N'Uovo di Prasto si illumina. Sotto il tocco di Ellen si risvegliano ignote energie che si scontrano, temporalità diverse si incrociano e il portale si apre su di un altro...