26 † Ascoltami sempre †

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DANIEL

Daniel scese in sala d'addestramento. Ellen sarebbe tornata presto ma l'attesa aumentava solo il suo nervosismo e la sua impazienza.

Harvey era già lì, pronto, ad aspettarlo. «Usciamo?»

Colpo dopo colpo, Harvey si faceva sempre più fulmineo e preciso. Gli zaffiri incastonati nei Satis sprigionavano fasci di luce coinvolgendolo completamente in una danza di attacchi e contraccolpi che sinergicamente lo autopotenziavano, facendogli superare i più alti gradi di difficoltà; ma nei limiti massimi qualcosa interferiva sui suoi poteri di cui ancora non possedeva la completa autorità cosciente.

«Non sei abbastanza concentrato» gli fece notare Daniel. «Devi lasciarti andare, senti ogni muscolo che si contrae, ascolta il tuo respiro.»

«Non capisco perché ti preoccupi così tanto per me. Sono sempre concentrato!»

«Possiedi l'Angelorum, inizio ad intravederlo.»

«È solamente una voglia, ce l'ho dalla nascita!» sbuffò Harvey. «... Non sono un angelo come voi. Sono un Guardiano della Luce uguale agli altri!»

«Credi in te stesso» gli consigliò poi continuarono ad allenarsi.

Ogni notte Daniel si addormentava sognando la vita passata con Ellen, ogni avventura in Paradiso, ogni segreto momento e ogni mattina la sua mancanza era sempre più forte.

«Buongiorno Daniel...» Zelinda aveva l'aria triste quella mattina, Victor era partito per riunioni importanti del Concillium dei Guardiani della Luce ma quello che non sapeva era che nel frattempo stava organizzando una sorpresa per la sua futura sposa.

«A che punto sono i preparativi?» le domandò per provare a distrarla.

«Quasi dimenticavo... devi scrivere una lettere a tua madre! Ho bisogno che ci raggiunga il prima possibile!»

La zia e Alyssa si erano date da fare, mancavano solo pochi particolari e sarebbe stato tutto pronto per il rito dell'Unum Corpus Duae Animae. Alyssa aveva trascritto ogni invito nella sua perfetta calligrafia e Daniel era volato nelle varie città per consegnarli. Quell'evento d'amore avrebbe riunito migliaia di persone ad Haverock e Zelinda voleva che tutto fosse perfetto.

Daniel prese carta e penna e iniziò a scrivere a sua madre.

Cara mamma,

ti scrivo per avere informazioni sul vostro arrivo ad Haverock, la zia è impaziente per il tuo aiuto nel terminare i preparativi.

Le ho detto che sareste arrivati in tempo

ma continua ad essere irrequieta, credo sia stress pre-ritus e l'assenza di Victor.

Ma non preoccuparti ci sono io a prendermi cura di lei, come ho fatto sempre.

Non smetterò mai di ripeterti quanto io sia felice che le nostre divergenze si siano appianate e che tu e papà mi mancate tanto.

Vi aspettiamo!

Un bacio,

Daniel

«Vado a cercare gli altri per l'allenamento» disse una volta inviata la lettera.

«Seba è rientrato poco fa, la ronda di stanotte l'ha messo a dura prova» lo avvertì Zelinda apprensiva.

«Dal ritorno di Edgar, le incursioni sono aumentate» ribollì Daniel.

Nei giorni precedenti avevano scovato e distrutto sei nidi di demoni Gamchicolh, quattro di Harab e rintracciato decine di nascondigli infernali.

«Un altro giro di pulizia?» gli propose Harvey, troppo pensieroso ed irrequieto per dormire.

«Non aspettavo altro!»

Si diressero a nord del bosco spingendosi fino alle prime montagne che formavano una strana apertura nella roccia. Impronte di lunghi artigli e tratti di mandibola con denti affilati davano tutta l'impressione di essere un nido.

Al suo interno, centinaia di cuccioli di demoni gracchiavano inferociti per la loro presenza.

«La madre non deve essere lontana» – rifletté Harvey mentre un basso urlo lacerava il loro udito. L'enorme mamma-demone li attaccò immediatamente sputando icore verde dalle sue bocche. Daniel e Harvey, in contemporanea, conficcarono le loro armi negli occhi del demone che si polverizzò insieme ai suoi cuccioli.

«Angeli!» Dall'angolo più buio della caverna una scura figura avanzò. «Hai la stessa grinta di Rosie» rise sbeffeggiando Daniel che lo riconobbe subito.

«Mia sorella è morta tanto tempo fa...» rispose cauto per non cadere nella trappola di Edgar che continuava a ridere forte. Harvey, infuriato, si gettò su Satana puntandogli il Sai alla gola.

«Il demone che l'ha rapita» continuò Edgar impassibile tra fragorose risate «... l'ha portata da me che respirava ancora.»

Daniel, immobile, credeva che fossero solo menzogne, bugie per irritarlo ma nel profondo Edgar aveva colpito la sua attenzione.

«Vuoi sapere la parte divertente, angelo?» disse soffocando nelle sue stesse risate: «io l'ho salvata!»

Daniel, incapace di trattenersi ancora, alzò in aria il suo spadone ma non arrivò mai a colpire il suo avversario che, fulmineo, era scomparso. Daniel cadde in ginocchio con luccicanti occhi ad offuscargli la vista.

Non ricordava come fossero tornati indietro, si risvegliò nella camera di Ellen circondato dalla solitudine. Il suo corpo inerme non aveva la forza per alzarsi da quel letto che lo stava risucchiando in una profonda malinconia; solo dopo un tempo indecifrabile riuscì a vincere il suo tormento interiore.

«Preferisco non dire niente agli altri, soprattutto ai miei genitori... faceva parte del suo piano» disse ad Harvey.

«Indagheremo da soli» gli rispose. Daniel gliene fu grato, perché non avrebbe mai voluto affrontare quel dolore nella solitudine di una follia impossibile.

«Sono con te!»

Quella promessa lo riportò al loro primo incontro: due bambini impauriti che insieme avevano affrontato, combattuto e vinto i loro tormenti.



ELLEN

Lasciale vivere, lasciale scoppiare.

Emergere dal più profondo di te stessa.

Sono emozioni, non te ne devi vergognare.

Ellen si stava perdendo nei ricordi che la investivano portando gioia e dolore. Ellen era fatta di emozioni pure, sensazioni che l'avevano resa la creatura che era oggi.

Aveva pianto di felicità e di dolore, aveva pianto per la vita e per la morte. Aveva riso e pianto insieme ricordandone ogni momento. Aveva capito che si moriva sperando nella prossima vita e che si viveva come se non ne esistesse alcuna. Aveva scoperto che amare follemente e senza limiti poteva distruggere l'anima e che l'odio

bruciava finendo per far scoppiare il cuore. Aveva compreso che la distruzione e l'amore coabitavano anche se opposti, non esisteva l'uno senza l'altra. Aveva provato l'immensità della gioia fin dentro ogni sua cellula. Ma il suo unico pensiero continuava a restare Oliver, Oliver, Oliver...

Altri ricordi si sovrapponevano e, adesso, riusciva a vederli con una diversa prospettiva. Strinse forte tra le mani l'amuleto e il ricordo di un dialogo remoto si insinuò nella sua mente.

«Ce la farai, ne sono convinto.»

«Come fai ad esserlo?» gli domandò Ellen.

«Perché è tutto ciò che vuoi» le aveva risposto.

E quella persona aveva pienamente ragione, era l'unica a conoscerla davvero.

In quell'istante il bisogno di tornare a casa divenne insostenibile. Uscì di corsa dal luogo della menzogna in cui era cresciuta e volò via nella notte fino al portale con l'intenzione di ricongiungersi a lui.

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