32 † Una nuova famiglia †

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Passarono i giorni. Né Daniel, né Oliver, avevano ripreso ancora conoscenza.

Benjamin aveva provato, insieme ad Harvey, ad estrarre l'unghia di Edgar conficcata nel costato di Daniel che, in preda alla febbre, gemeva tra forti allucinazioni. Alla fine c'erano riusciti e adesso Daniel riposava tranquillo in via di guarigione grazie alle erbe applicate e sostituite personalmente da Ellen che aveva preparato una miscela di retrospino e quinquisense dove imbeveva garze di edera celeste per tamponare la ferita.

Oliver, nell'altra stanza, stava riacquistando lucidità, il respiro da demone era sempre più regolare e il colorito della sua pelle, ormai nera, risplendeva su quelle ossa ben visibili a causa del deterioramento del corpo privato della sua vera essenza. Ellen si sedette sul letto vicino a lui, gli prese il polso e rimase ad ascoltare il battito del suo frenetico cuore demoniaco mentre la sua mente riviveva l'istante in cui Edgar aveva strappato dal petto il cuore di sua madre. Un giorno mi ringrazierai per questo, le aveva detto. Quell'immagine sarebbe rimasta impressa per sempre in lei accompagnata dall'eterno silenzio della Voce. Edgar era riuscito a strapparle anche l'ultimo ricordo e legame con sua madre.

Il suo subconscio non riusciva ad elaborare tutti gli avvenimenti, si era rifugiato nella speranza che Daniel e Oliver si sarebbero svegliati presto. Ma i giorni passavano, troppo lentamente, e la tortura di spostarsi da una stanza all'altra per vederli ancora privi di sensi in quei letti completamente bianchi ed asettici, non migliorava il suo umore. Ellen odiava quella parte dell'Ateneo. L'urgentis ātrium medicīnae era un lungo corridoio con infinite stanze tutte uguali con pareti chiarissime da annullare la vista ad ogni accesso, letti completamente bianchi senza rifiniture per contraddistinguerli l'uno dall'altro, giganteschi macchinari che emettevano fastidiosi rumori e una totale rigidità nell'aria già pesante che infondevano in Ellen solo malinconia ed una inguaribile tristezza.

Da quando avevano scoperto che Edgar era riuscito ad acquisire pieno possesso del suo potere, Ellen si sentiva sicura ad avere sempre con sé il suo Petalo di Luce, anche adesso lo stringeva tra le mani.

Si perse ad osservare il rubino incastonato nell'elsa e, distrattamente, accarezzava con le dita la superficie sfaccettata della pietra che divenne calda sotto il suo tocco e si accese in una visione. Vide l'ultimo incontro con Edgar giù all'Inferno ma era come se il suo corpo fosse diviso dalla sua anima che osservava l'intera scena da una diversa prospettiva. Era più vicina ad Edgar come connessa con i suoi gesti e i suoi pensieri.

Riuscì a capire che quel legame era dovuto dalla ferita provocata dal Petalo di Luce e, la lieve linea di sangue ancora visibile sulla sua spada, era il collegamento.

Continuò ad osservare le immagini nella visione mentre con le dita tracciava il contorno del sangue di Edgar sulla lama affilata.

Edgar, possente di fronte a tutti

ammirava i loro poteri,

invidiava il loro potenziale

perché, entrambi uniti,

formavano la sua rovina.

Edgar posava il suo sguardo

su Daniel poi su Ellen

svelando il suo piano:

con il Supremo avrebbe riunito intere legioni

per portare il suo Inferno in ogni dimensione.

Ellen vide Haverock avvolta nel fumo,

nella distruzione, nelle urla,

che cadeva per mano di quei demoni

insieme alla speranza che giaceva

in mezzo a resti umani e detriti.

Edgar avvertì la presenza di Ellen

HaverockDove le storie prendono vita. Scoprilo ora