15 † Le Cinque armi angeliche †

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ELLEN

La mattina dopo Ellen si svegliò accanto a suo fratello che russava piano dall'altra parte del letto. Uscì dalla camera, felice, senza far rumore e scese in cucina.

Seduto al bancone dell'angolo cottura, Daniel sorseggiava una tazza di caffè.

«Buongiorno piccola» la salutò dolcemente, facendo riemergere così il suo desiderio ardente.

«Buongiorno!» gli posò un veloce bacio sui capelli e si versò una tazza di latte fumante. «Quando iniziamo con l'addestramento?»

«Anche subito, se vuoi» le propose Daniel, con sguardo famelico.

Ellen, elettrizzata, salì in fretta in camera per prendere la sua spada diventata una parte della sua anima. Soffermò il suo sguardo su Harvey. Dormiva beato e sembrava non aver intenzione di svegliarsi: suo fratello, la prima gioia dopo tutto quel dolore.

Proteggilo per sempre, era come se a parlarle fosse stata la sua anima.

Non lasciarlo mai, rivelando una paura nascosta.

Ellen aveva vissuto con trepidazione perchè le cose belle sembravano sfuggirle di mano ogni volta che lei abbassava la guardia per godersi il momento. Era cresciuta con la certezza che i suoi genitori le sarebbero rimasti accanto per tutta la sua vita e, quando in quel fatidico giorno sua madre morì, Ellen non fu più la stessa. La sua corazza, che l'aveva condannata ad una vita senza emozioni, rendendola piatta, riusciva a farla sentire forte abbastanza da non crollare ancora. Quella sua perdita aveva prosciugato tutte le sue convinzioni, facendole toccare il fondo dal quale non ne uscì per mesi interi. Visse in un fitto buio, poi si adattò a quella vita senza luce.

Ma ora si sentiva forte come non lo era mai stata e questo nuovo status annientò il bisogno di quella vecchia corazza. Qui assaporava per la prima volta la vera felicità ed era determinata a dare il massimo per difendere questa nuova vita che aveva ricevuto in dono.

Daniel la stava aspettando: scagliava calci e pugni al sacco d'addestramento ed Ellen si concesse qualche istante per osservarlo.

Aveva indosso solo un paio di jeans neri lacerati, i muscoli messi in risalto dal sudore che imperlava il suo corpo. I capelli scompigliati gli ricadevano sugli occhi e sembravano non ostacolarlo nei movimenti decisi che metteva a segno colpendo il suo avversario. «Sei qui» le disse con un tono di voce carico ed eccitante.

Ellen si mise in posizione, pronta al combattimento, Daniel la imitò. La sua spada era molto più grossa di quella di Ellen, meno raffinata, ed al centro, un possente diamante incastonato lanciava una miriade di fasci di luce che si riflettevano sulle pareti della grande stanza. Ma più brillante, splendente, ammaliante e puro era il sorriso che le mostrava.

Si lanciò su di lei ed Ellen parò il colpo riempiendo tutto lo spazio di luce rossa. Il rubino nell'elsa emanava aggressive fiammate che le conferirono forza per scagliarne subito un altro, poi un affondo, un fendente... e Daniel, se pur fulmineo e scattante, si difendeva sempre più con difficoltà.

Continuarono così, nessuno dei due voleva arrendersi.

Ellen portava i capelli legati in una lunga coda di cavallo, i riccioli sfioravano le sue spalle facendole il solletico, la maglietta appiccicata alla sua schiena imperlata di sudore. Con un calcio fece indietreggiare Daniel di vari metri che si voltò a guardarla con una dolcezza furente. Librò in aria la sua arma e, silenzioso, corse verso di lei ed Ellen scartò di lato per schivare il colpo. Ma fu troppo lenta e Daniel, adesso in vantaggio, la afferrò trascinandola con sé. Rimasero distesi in silenzio a riprendere fiato, i loro corpi agitati in quel contatto.

Quando Ellen cercò di alzarsi, lui le strinse i fianchi e si tuffò sulle sue labbra, baciandola avidamente. Il corpo di lei rispose lasciandosi andare in un impeto pieno di passione. Le loro lingue danzavano in un turbine violento, bisognoso, urgente, parlando tutte le parole ancora non confessate.

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