36 † Ancestre capsula, antica vita †

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DANIEL


La sabbia nella clessidra scendeva inesorabilmente, veloce ed ansimante come ogni loro respiro che li divideva dalla battaglia finale, tetra presenza nell'aria.

In quel nuovo giorno, forse l'ultimo, Daniel ed Ellen si svegliarono insieme.

«Ogni volta che ti vedo, io rinasco...» le confessò Daniel con la voce ancora impastata dal beato sonno.

«Non desidero altro se non di essere stretta tra le tue braccia» rispose Ellen con un piccolo bacio.

Erano concentrati a far restare ogni loro momento, mentre entrambi nascondevano all'altro una sola verità, persi nel calore del loro amore e tormentati dalla maledizione: tutti e due decisi ad anticipare le mosse dell'altro ma nessuno dei due davvero pronti a recidere quel loro impossibile legame.

Ogni giorno Daniel organizzava sorprese, momenti magici e delicati a cui si dedicava anima e corpo per lasciare in lei le memorie di quel tempo.

Il Sole ne era testimone, con la Luna e le sue stelle. L'intero universo ne era a conoscenza e venerava quel potente sentimento che iniziava da un semplice sguardo.

Era il crepuscolo ed Ellen stava per tornare dalla ronda, avevo lasciato la lettera sul suo letto. Con la mano avrebbe sfiorato la carta ruvida per poi leggere le mie parole. Avrebbe cercato di comprendere i miei discorsi confusi, pensieri che si aggrovigliano nella mia testa da non riuscire a dar loro un senso logico.

Avevo cercato di dissipare la coltre di ricordi.

Avevo chiuso gli occhi per far uscire ogni momento indimenticabile passato con lei.

La prima volta che l'avevo incontrata.

I suoi occhi, i suoi movimenti.

La forma che assumevano le sue labbra quando la prendevo in giro.

L'abitudine che avevo di accarezzarle i capelli fino a quando lei non si addormentava.

Io che costringevo il mio volto a sembrare privo di qualsiasi emozione perché avevo promesso a me stesso di non essere mai più vulnerabile. Non volevo lasciarmi ferire ancora.

Ma lei, lei non si era fatta ingannare, aveva polverizzato le mura che mi ero costruito attorno.

Ed io, Luna, ero tornata in vita grazie a Sole.

Le avrei regalato tutto me stesso in ogni modo possibile, era giusto che lasciassi io questo mondo perché, senza il Sole, nessuno sarebbe sopravvissuto. Io senza di lei non sarei sopravvissuto.

Lei è forte, so che ce la farà, io sono un codardo e sto solo prendendo la strada più facile.

Questo non lo scrissi nella mia lettera, speravo che non scoprisse il mio piano perché me lo avrebbe impedito. Nella lettera scrissi un posto dove raggiungermi.

Avevo appena finito di sistemare la tavola al centro della Rocca di Sala, rimasta vuota solo per noi. Un ultimo ricordo da costruire insieme, pensai, mentre accendevo la candela al profumo di anemone perché anche se continuavo a sperare, in un modo o nell'altro le avrei dovuto dire addio per sempre...

La sentii arrivare ancor prima di vederla. Era incantevole nel suo vestito rosso. Sarei rimasto lì per l'eternità, immobile, a crogiolarmi nella sua bellezza. I suoi occhi lucidi mi dicevano di aver apprezzato molto il viaggio di ricordi che avevo cercato di ricostruire nella lettera.

La cena fu silenziosa, entrambi eravamo inghiottiti dal turbine dei nostri pensieri e non vedevamo l'ora di rifugiarsi l'uno nell'altra. In quel luogo, solo nostro, nel conforto della nostra anima.

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