8 † Scire †

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«Oggi è una bellissima giornata per rinchiudersi in biblioteca, prendiamo un paio di libri ed andiamo fuori in cortile» decise Daniel.

«Direi che è un'ottima idea» concordò Ellen.

«È bello vederti di buon umore» disse mentre si dirigevano verso lo scaffale dei libri che iniziavano con la lettera A. «"Addestramento"» e tirò fuori un grande tomo impolverato che fece starnutire Ellen quando vi soffiò sopra. «E... "Fabularum et fabularum custodes lucis".»

L'Arcanorum Ezekiel era lì, seduto alla grande scrivania, intento a leggere una lettera alquanto importante.

«Buongiorno» disse quando sentì la vibrazione dei loro passi vicini. «Come stai Ellen?»

«Bene, grazie» rispose cordiale, «andiamo in cortile a fare una prima lezione generale.»

«Audite me Daniel, non tormentarla con la tua logorroica 'sapienza'» e un luccichìo negli occhi rese la faccia dell'anziano così gioviale da far spumeggiare ancor di più l'entusiasmo di Ellen che avrebbe accolto come se fosse oro tutto ciò che Daniel avesse avuto intenzione di trasmetterle.

«Mi piacerebbe anche fare una passeggiata nei dintorni prima di sera.»

«Se sarai una brava allieva te lo concederò» rispose con allusione ludica Daniel.

«A quanto pare non sono l'unica ad essermi alzata di buonumore» notò Ellen mentre contemplava incantata il sorriso brillante che Daniel non aveva mai smesso di riservarle durante tutto il percorso nel giardino.

«Iniziamo» disse sedendosi sotto il gazebo sul portico. Ellen lo imitò e si preparò ad ascoltarlo attentamente.

Daniel iniziò a raccontarle di come nacquero i Primi Guardiani della Luce: a quanto pare erano gli eredi sulla terra degli angeli, mandati nelle varie dimensioni per proteggerle dai demoni. Dopo secoli di lotte, finalmente, riuscirono a ricacciare tutti gli spiriti infernali nella loro oscura dimensione d'origine e furono premiati dagli angeli con la creazione di un mondo tutto per loro. Interi villaggi e dinastie nacquero da quel prezioso dono.

Vissero anni di pace dove vennero alla luce importanti Casate che esistono tutt'oggi, come gli:

Scoprì che Daniel apparteneva ad una delle prime e più nobili Famiglie ma non avevano indizi per trovare il Genus araldico cui si legasse il 'sangue' di Ellen.

Achans

Agher

Barren

De Angelis

Greytorn

Light

Markel

Phiras

Sigys

Zenfrys

La loro speranza era che le sue misteriose e strane visioni riuscissero a condurla nelle profondità, senza tempo né spazio, della sua memoria archetipa.

«Raccontami qualcos'altro della tua famiglia» aveva insistito Ellen così affascinata da voler sapere tutto di quel mondo. Ma Daniel era stato schivo a riguardo.

«Non c'è molto da raccontare» aveva detto congedando l'argomento.

In certi momenti come quello, Ellen aveva la strana sensazione che le sfuggisse qualcosa e la certezza di non saperne mai abbastanza, come se lui tenesse nascosta una indicibile verità.

Cosa c'era dietro? Cosa gli stava nascondendo? E soprattutto: chi era in realtà? Di fatto evitava sempre le domande che riguardavano lui e la sua famiglia; ma anche se Ellen lo conosceva così poco, in fondo percepiva la sua bontà. Le era facile scansire la sua anima e non vi trovava alcunché potesse allontanarla e farle cambiare idea.

«Prendi questa» disse Daniel riportandola al presente. Lei afferrò l'arma che le stava porgendo e lo seguì in mezzo al prato un po' spaventata. Provarono le principali posizioni di addestramento. «Devi anche allenarti con la spada» aveva insistito Daniel. «Sarò sempre al tuo fianco ma un Guardiano della Luce sa come guardarsi le spalle» aggiunse perentoriamente.

Ellen si scoprì essere molto agile e versatile, meravigliandosene. A scuola era sempre stata un po' impacciata negli esercizi a corpo libero, preferendo starsene in un

angolo a farsi ignorare e si sentiva stupida nel cercare di sincronizzare tutti quei movimenti che con l'aiuto di Daniel improvvisamente le apparivano, ora, una banalità.

«Sei nata per questo Ellen. L'hai sempre avuto nel sangue» l'aveva incoraggiata mentre il volto di lei sbiancava davanti alla pesante arma che le stava porgendo.

Lo spadone di Daniel assorbiva la luce del sole creando scintillìi accecanti di ogni colore. Era un'arma a due mani, da utilizzare con l'ausilio di tutto il corpo per farla diventare un prolungamento delle braccia, impreziosita da diamanti puri, incastonati sulla lunga impugnatura che finiva su una lama a doppio taglio. Era stata forgiata con il Ferrum caratteristico di Iron Valley. Un'arma a prima vista grezza e brutale ma se maneggiata da Daniel acquisiva un tocco possente e nobile.

Ad Ellen bastò fare un bel respiro e avvenne tutto naturalmente: si mosse veloce e con precisione, emulando i movimenti mostrati da Daniel. Euforica, si precipitó verso di lui che la strinse in un cosmico abbraccio ove mente e cuore parevano fondersi in una sola anima.

Iniziarono a passeggiare vicini godendosi la vista del sole che si stava immergendo in un tramonto dalle sfumature rosate, le ore erano passate troppo in fretta: "quando stai bene il tempo diventa superfluo", pensò Ellen.

«Non mi stancherò mai di tutto questo» disse indicando il luogo circostante, ritrovandosi a volteggiare su se stessa con le braccia aperte come se potesse congiungersi con l'intera natura tutt'intorno.

"Ed io non mi stancherò mai di guardarti", avrebbe voluto rispondere Daniel ma si limitò a ridere sfogando tutta la sua preoccupazione accumulata nei giorni passati. Poi si sedettero sotto un salice antico, i preferiti di lui.

«Pensi che riuscirò a capire chi sono davvero?» gli chiese pensierosa Ellen.

«Ci riusciremo» le rispose lui, convinto, guardandola sempre più intensamente.

Parlarono per ore senza accorgersi dell'arrivo del buio. Solo le lucciole e i fiori notturni sarebbero rimasti i soli testimoni di quei racconti.

Quando Ellen e Daniel rientrarono, l'intero Ateneo dormiva: la cucina ormai vuota era immersa nel buio e ad attenderli trovarono solo avanzi di cibo, un dolce pensiero di Seba.

«Delizioso» disse Daniel, ingozzandosene.

«Sei più vorace di un mostro» lo prese in giro lei.

«Ti accompagno in camera» disse Daniel quando Ellen si stropicciò gli occhi.

L'oscuro corridoio pregno di aria calda di fine estate era illuminato solo dalla luce della luna che entrava dalle grandi vetrate. Quel tocco misterioso iniziava a piacere ad Ellen, sostituendo così il brivido di paura iniziale.

Si rifugiarono nel silenzio che regalava ad entrambi ancora qualche istante per rimanere insieme. Nessuno dei due aveva il coraggio di concludere quella stupenda giornata.

«Ci vediamo domattina per una nuova lezione» fu Ellen, questa volta, ad interrompere la magia.

«Buonanotte El» la salutò dolcemente accarezzandole la guancia come si era abituato a fare e si voltò.

Ellen chiuse la porta alle sue spalle e si abbandonò sul grande letto matrimoniale sorridendo con pura felicità. Aveva passato una giornata incredibile, stava iniziando ad imparare, conoscersi e, anche se nuove domande si creavano, non si sentiva più scoraggiata.

Si addormentò subito, cullata da una profonda speranza mentre i suoi sogni assumevano nuovi significati.

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