† Epilogo †

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Piangi che poi passa.

Ma se non piangi poi non passa mai.


Il silenzio che circondava la radura era insostenibile.

Ellen aveva visto scomparire il corpo di Daniel nel punto in cui adesso era inginocchiata. Si era dissolto in una polvere argentata ora visibile in piccole tracce sulla terra bruciata. Aveva cercato di raccoglierla ma le lacrime le annebbiavano la vista.

Due braccia la sollevarono «ci sono io con te» le disse suo fratello all'orecchio stringendola forte.

Poi crollò.


Mi ricordo solo frammenti...

La mia spada fendere l'aria e finire nel collo di qualche demone che si smaterializzava all'istante. Il mio rubino lanciare lingue di fuoco nel cielo. La radura spoglia della sua consueta bellezza che tanto amai. Solo fumi e grida mi circondavano con un ammasso di corpi morti o vivi, smembrati in un aere senza luce.

Mi ricordo di aver cercato a lungo Edgar sul truce campo della battaglia tra cielo ed inferi.

Il mio cuore rimbombare così forte da farmi male quando scorsi Daniel sfrecciare verso il suo obiettivo,

ma quello era solo l'inizio. Tutto fu niente in confronto a ciò che era successo alla fine della Guerra.

L'oscurità aveva reclamato tutti a sé...

soprattutto me.

Ellen si era risvegliata in camera sua.

Harvey ed Oliver erano con lei.

Oliver russava piano sulla poltrona vicino al letto con addosso vestiti puliti di un giorno come un altro. Ma le ferite sulle braccia e sul volto erano segni lievemente visibili della guerra appena conclusa. Mentre suo fratello respirava piano vicino a lei, apparentemente tranquillo nel sonno ma i solchi viola sotto i suoi occhi erano marchi indelebili.

Ellen non riusciva ad immaginare il suo futuro senza Daniel. Azioni semplicissime come alzarsi dal letto, fare colazione, gli allenamenti, andare a dormire accompagnata da incubi in costante ricordo della sua assenza, sarebbero stati una lotta interiore da sconfiggere ogni volta.

Si alzò in silenzio per non svegliarli ed uscì dall'Ateneo. La testa pesante era vuota da ogni pensiero mentre le gambe camminavano da sole.

E poi, si ritrovò lì, seduta accanto al portale nella scultura a ricordare.

E tornava lì ogni volta che voleva sfuggire da quelle terribili sensazioni. Si rifugiava in quel minuscolo angolo della sua mente ancora integra. Passava giorni e notti vicino al portale per non dimenticare niente.

Immergendosi in quel libro che narrava la loro storia d'amore perché aveva bisogno di credere un po' nella magia, di sperare ancora, di salvarlo. Ma soprattutto di ricordare, perché ogni giorno passato insinuava in lei la sensazione che tutto quanto fosse stato solo un sogno.

E tornava lì anche per commemorare le vittime cadute e tutte le persone che se ne erano andate per sempre.

Si soffermò a pensare ad Edgar. Non riusciva a provare niente se non un lieve senso di vuoto nel petto. Era stato un essere malvagio che si nutriva delle sofferenze altrui ma Ellen gli aveva comunque voluto bene in una parte della sua vita e non riusciva a odiarlo davvero.

All'epoca, quando lo aveva creduto suo padre, era stato proprio lui a insegnarle che dietro il male si nascondesse sempre un po' di bene, come una sfumatura di colore che si mimetizza nel grigio dell'anima. Edgar pensava che tutte le persone nascevano buone e che solo la brutalità della vita le rendeva fragili e cattive ma in realtà erano anime sofferenti in attesa di una scintilla che li aiutasse a ritrovare la luce.

Una parte di Ellen si domandava come potesse ancora credere a quelle parole appartenute ad un demone anzi, a Satana in carne ed ossa. Ora, ripensando al suo viso, riusciva a percepirlo leggero, con le labbra serrate in un eterno sorriso e i suoi bellissimi occhi chiari, chiusi in una profonda oscurità, riusciva a ricordarlo soltanto come il primo uomo della sua vita. Ed era anche per questo se ogni giorno tornava lì al portale nella radura, nell'infinita sacralità di dolore e bellezza.

Ma, più di ogni altra cosa, tornava lì perché tutto di Daniel le mancava. Le mancava la sensazione che provava quando si voltava a guardarlo e lo trovava a fissarla, le mancava guardarlo dormire beato al suo fianco, le mancavano le sue carezze. Gli mancava tutto.

E dopo due settimane che lui non era più insieme a lei il ricordo mancava come l'aria e ogni respiro faceva male. Sentiva il dolore nei polmoni come se respirasse anidride carbonica, come se l'ossigeno se ne fosse andato insieme a lui.

Dopo un mese si ritrovò a domandarsi cosa davvero le mancasse di Daniel e la risposta era semplicemente tutto.

Adesso, non poteva far altro che aggrapparsi alla certezza del loro amore e trarne tutta la forza di cui aveva bisogno per continuare a lottare.

E andava lì, ogni volta che quella forza le mancava.

Andava lì per rivivere la loro storia.

Andava lì per paura di scordarlo come in passato si era dimenticata di tutta la sua vita, perdendo anche se stessa.

Andava sempre lì. E lì sarebbe tornata sempre, anche se per ammirarlo di sfuggita. Quel bagliore nel portale che adesso riusciva a scorgere facilmente sarebbe sempre stato lì ad indicarle la via di casa, la sua vecchia e la sua nuova vita.

E tornava lì ogni volta che voleva scappare dalla realtà.

Ma, quella realtà, era l'inizio di un nuovo viaggio, di un N'Uovo Mondo, che la stava soltanto attendendo.

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