Capitolo 4

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Emma's p.o.v.
Corro fino a ritrovarmi davanti alla porta di casa. La apro velocemente e tolgo l'allarme antifurto, poi mi accascio lentamente per terra. Sono ancora con le chiavi di casa in mano, la borsa poggiata sulla spalla ed il cappotto addosso. Sono esausta. Le sensazioni, le emozioni provate oggi sono state tantissime. Oggi mi sono sentita, per la prima volta dopo giorni interi, felice. È quasi strano. È come la luce di una torcia in mezzo al buio più totale, è come il sole che spunta dopo settimane di pioggia, è sentirsi a casa, si, la felicità è sentirsi a casa tra le braccia di qualcuno, e, sia la mia mente che il mio cuore sanno a chi mi riferisco. Ma non posso distrarmi, adesso. E poi, non penso di piacergli. Eh, si, parlo di lui, Mattia Bellegrandi, in arte Briga, che significa lotta, in portoghese. Come faccio a sapere queste cose? È ovvio, mi sono informata. Be', ok, diciamo che mi è interessato da subito, e deve essere stato un vero colpo di fortuna incontrarlo, oggi. Ormai lo considero un amico... forse di più. No! Non devo pensarlo in questo modo! Non posso concedermi il lusso di innamorarmi di nuovo. Le barriere che mi sono creata col tempo devono rimanere intatte, se no, addio ragazza forte, addio stronzaggine con gli uomini e addio carriera. Non mi si fraintenda, non è che non voglio innamorarmi, il problema è che se lo facessi, dovrei espormi troppo, come è successo oggi con Mattia. Certo, lui per me potrà rimanere un buon amico, ma non di più, anche se solo Dio sa quanto potrei desiderare quel di più.
A risvegliarmi dalle mie acute riflessioni, è lo squillo del telefono cordless, che sbraita l'arrivo di una chiamata. Mi alzo dal pavimento. Non mi ero nemmeno accorta di essere rimasta lì! Premo il pulsante verde di risposta sull'orrendo marchingegno, ed accosto il telefono all'orecchio.
Emma:- Pronto?
X:- Amore.
Mi si gela il sangue nelle vene. Il mio cuore manca di un battito, sento le gambe molli, e le lacrime pungere sotto le palpebre, che lottano oer venire fuori. Cerco di darmi un contegno, e di non sbattergli il telefono in faccia. Si, è lui. Fabio.
Non ci credo, ha anche avuto il coraggio di richiamare.
Fabio:- Amore? Ci sei?
Emma:- Amore di 'sto cazzo! Ma vaffanculo, a te e alla tua cinese della minchia!
Fabio:- Emma, perdonami, ti prego. Avevo bevuto! Ero ubriaco!!
Emma:- Non è vero! Non ci credo, mi dispiace. Hai perso la tua occasione.
E gli riattacco il telefono in faccia. Le lacrime scendono a fiotti sulle mie guance, ed i singhiozzi si impadroniscono di me.
Mi gira un po'la testa per... per tutto. Mi appoggio al tavolo, e nell'attesa di riacquistare stabilità penso a cosa posso fare: la prima possibilità sarebbe, come al solito, prendere le pillole e dimenticare. Questa è la più facile, direi. La seconda è chiamare Mattia. Nah... chissà cosa starà facendo, e poi a lui cosa potrà mai fregare di una povera drogata come me, no?
Mi dirigo in bagno e vado a prendere le pillole. Ho preso la mia decisione, la più facile, come al solito.

Mattia's p.o.v.
È mezzanotte, ormai, ed ancora non riesco a prendere sonno. È che il mio pensiero vaga sempre sullo stesso volto, sulla stessa persona, sulla stessa giornata, quella di oggi. È lei, che mi rende così, perché di solito, dopo essermi portato a letto una ragazza, non ne ricordo nemmeno il nome. Invece lei mi ha colpito in una maniera assurda.  è così strano... potrei essere innamorato di lei, anche se la conosco da solo un giorno? Eppure mi sembrava di conoscerla da sempre, quando si è rintanata tra le mie braccia, stamattina. Deve essere stato un colpo di fulmine, ne sono certo, di quelli che ti fanno perdere la testa, che non ti fanno dormire, proprio come adesso. Ripenso al sogno che ho fatto oggi. Lì è stato il culmine. Penso di aver capito in quel momento che mi piaceva... quando si è dissolta nelle mie mani, ed è scomparsa... Chissà cosa starà facendo, adesso. Starà dormendo? Mi starà pensando con la stessa intensità con la quale io sto pensando a lei? Guardo sul cellulare, unica luce della stanza, la schermata del suo profilo su whatsapp. Ultimo accesso alle nove e dieci, quando l'ho riaccompagnata a casa. Decido che le scriverò domani mattina, ma lascio il cellulare acceso non si sa mai.
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Il mio cellulare squilla. Riesco a formulare solo questo pensiero, mentre spalanco gli occhi. Guardo la sveglia con i numeretti luminosi. È l'una di notte passata. Chi diavolo è a quest'ora?! Sul cellulare, appare scritto: "Mimma Memma". Rispondo.
Mattia:- Pronto?
Non sento molto bene, ma capisco che deve star piangendo... cosa le sarà successo?
Sento la sua voce biascicare qualcosa e ci metto un po' a capire cosa stia dicendo.
Emma:- lui... mi ha richiamata! Ahahah
Deve essere ubriaca...
Mattia:- hai bisogno d'aiuto, arrivo subito.
Emma:- ho bisogno d'amore, non di aiuto!
Continua a piangere disperatamente. Per calmarla dico:- aspettami, e non ti muovere, ok? Tra dieci minuti sono lì. Riattacco senza ricevere una risposta. Mi vesto in fretta e furia e dopo dieci minuti sono davanti alla porta di casa sua. Busso, poi noto che è già aperta. È tutto buio, e devo utilizzare la luce del cellulare per raggiungere l'unica stanza che sembra avere vita: è la sua camera da letto. La trovo accasciata a terra di fronte al letto, appoggiata all'armadio, con affianco il cellulare ed una bottiglia che riconosco come vodka. Si trova con le ginocchia al petto e le braccia ad avvolgerle, la testa piegata come a volersi proteggere da qualcosa. Sento i suoi singhiozzi, e, cautamente mi avvicino.
Mi inginocchio fino a sfiorarle la spalla con le dita. Lei alza piano la testa, e con orrore noto le lacrime rigarle il viso, e, ahimè, gli occhi rossi e gonfi. Lei non mi guarda. Oh... si vergogna! Mi dispiace così tanto per lei... In un attimo, me la ritrovo tra le braccia, a sussurrarle paroline dolci all'orecchio. Lei continua a piangere.
Mattia:- cosa ti è successo?
Lei si stacca dall'abbraccio e guarda in basso.
Biascica un "niente di che." poco comprensibile.
Le sorrido, è bellissima, anche ora che, si vede, sta morendo dentro, ed è ubriaca, e si è drogata, ed ha il viso rigato dalle lacrime. Eppure, è bella lo stesso. Piano, la prendo in braccio, per la seconda volta in ventiquattro ore, e la poggio delicatamente sul letto. Lei si gira a guardarmi, e dice:- Mi hai salvata.
I suoi occhi brillano di gratitudine, e le lacrime si sono fermate. È così ubriaca che domani non si ricorderà nulla... Sta parlando a vanvera, non sono mica stato io a salvarla... e non penso proprio che si sia salvata, guardando le sue condizioni al momento. Noto che ha ancora i vestiti di oggi, non si è nemmeno fatta un bagno...
No! Nonono! Non posso SPOGLIARLA e farle un bagno!! Forse dovrei mettere da parte i miei bollenti spiriti e pensare alla sua salute. Si, devo pensare alla sua salute. La porto in bagno, semicosciente, e la appoggio direttamente nella vasca da bagno. Ora devo spogliarla. Oddio. Con mani tremanti, le alzo la maglietta fino a toglierla completamente facendola passare dalla testa. Indossa un reggiseno di pizzo nero a balconcino. Deglutisco. Resisti, Mattia. Le levo anche i jeans e le calze. Resta in intimo. Sto impazzendo, ed anche qualcuno là sotto. Ora devo levarle anche reggiseno e mutandine. Come diavolo farò?! Ok, ora lo faccio, ma devo restare calmo. Calmo. Le slaccio molto lentamente il reggiseno. Oddio. Lo poggio al lato della vasca. Almeno ho la compiacenza di non guardare... in realtà ho dato una sbirciatina e... mamma mia! Va be', ora devo levarle gli slip. Lo faccio delicatamente, con lo sguardo rivolto sofferentemente verso l'altra parte della stanza. Apro l'acqua calda, che inizia a bagnare la sua pelle candida e morbida. Prendo la spugna e ci verso sopra del sapone. Inizio a strofinarle le braccia e le gambe, lei sembra essersi addormentata. Poi passo ai seni, che... oddio... spero di riuscire a trattenermi prima di saltarle addosso. Ora devo metterla a letto. In un suo cassetto trovo una camicia da notte di lino bianco e gliela infilo, poi la copro con le coperte e mi metto affianco a lei.
La luce dell' abat-jour è ancora accesa e vedo i suoi occhioni da cerbiatto spalancarsi di fronte a me. Saranno le due del mattino, e di certo si starà chiedendo cosa ci faccio a casa sua e come si è ritrovata nel suo letto. Invece, sussurra un "grazie" , accompagnato da un sorriso sincero. Le sorrido di rimando, e poggio una mano sulla sua guancia ad accarezzarla. Lei gira la testa e dà un bacio alle mie dita. Un brivido mi percorre la mano, il braccio, la spina dorsale e si ferma nel basso ventre. Wow. Sono proprio cotto. Ma ora voglio sapere cosa le è successo.
Mattia:- Allora, vuoi parlarne?
Emma:- ...Non voglio scocciarti. Mi faccio schifo da sola, non valgo niente... se muoio è meglio...
Ricomincia a piangere.
La prendo tra le mie braccia e lei poggia la testa sul mio petto, io le do un bacio nei capelli, e sussurro: -Non è vero. Nulla di tutto ciò è vero. Tu... sei la creatura più... più dolce, nobile d'animo, forte, solare, bellissima... ed io... non potrò mai essere degno di te... La voce mi si spezza, e riconosco la verità: anche se si innamorasse di me, io non saprei mai trattarla come si dovrebbe. Io non sono un bravo ragazzo, uso le donne a scopi puramente egoistici, non salvo le donne dalla strada e non le porto a casa mia, non mi innamoro, ma forse è questa la cosa bella: lei sarà sempre l'unica, la più bella, la mia Dea, sarà la creatura di Dio scesa in terra, sarà il mio angelo custode, e la mia ancora di salvezza. La guardo negli occhi, in quegli occhioni color nocciola, quelli che mi hanno fatto innamorare. Lei si avvicina, e, molto delicatamente, poggia le sue labbra sulle mie per un secondo, poi si stacca e si riappoggia sul mio petto. Dentro di me, i brividi, le farfalle nello stomaco, lo tsunami e l'uragano insieme. Il cuore che scalpita, e gli occhi a forma di cuore, luccicanti. Io l'accarezzo piano, finché non ci addormentiamo entrambi, testimoni di un segreto che non potrà mai essere rivelato, di un bacio di poca importanza, dato per colpa dell'alcol, di una voglia di volersi che non può essere espressa, di un possibile amore, di una coppia infelice, di un fiore in mezzo al cemento, che è quello che noi siamo.

Spazio autrice
Come promesso, ho postato oggi. Vi sta piacendo la storia? sto facendo dei capitoli lunghi per non dover postare ogni cinque minuti, anche perché ci impiego molto a scrivere un capitolo. Spero tanto che vi piaccia. Scusate per le parolacce contenute nel testo, ma erano necessarie. Penso che posterò domani, vi lascio con un po' di aspettative. Secondo voi emma si ricorderà del suo gesto? E lui? Glielo dirà ? Commentate e fatemi sapere.

"QUEL SORRISO MESSO COME SCUDO"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora