Capitolo 14

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Emma's p.o.v.
Sono passati due giorni, quarantotto interminabili ore di completa autodistruzione, e ancora non so come ho potuto. Me ne sono andata, e non me ne capacito. L'ho lasciato solo, io pure. Chiusa in casa, perennemente singhiozzante, a ricordare ciò che siamo stati. La cocaina mi aiuta a non pensare, ma è praticamente impossibile non ritrovare in ogni minimo particolare della mia vita una sua parola, una sua carezza, un suo bacio, il suo sorriso, i suoi occhi. Ora sono sul divano, nello stato semi-cosciente più pietoso che io abbia vissuto. Bottiglia di birra in una mano e pillole nell'altra. Ormai ho perso il conto di tutti gli alcolici che ho trangugiato, quelle sante bibite che servirebbero a dimenticare, se solo si avesse il coraggio di farlo.
In questi giorni sono più i momenti nei quali piango rispetto a quelli in cui non lo faccio. Mi sembra di essere tornata a dieci giorni fa, quando assomigliavo ad una morta vivente, incapace di vivere e di andare avanti. E di fatto, non sto andando avanti. Perché semplicemente non posso farlo, o meglio, non voglio. Non voglio dimenticare i quattro giorni più belli degli ultimi cinque anni, non voglio dimenticare l'unica persona che si è presa la Briga di esserci per me, che, in qualche modo, è riuscita a farmi ridere, sorridere e piangere di gioia in un solo giorno. È stato capace di curare il mio cuore infranto in così poco tempo da riuscire a strapparmelo via dal petto in un attimo, anche se so di essere stata io a volerlo. Al posto del cuore, adesso c'è una voragine che mi fa male ogni secondo di più, che mi lacera dall'interno, mi corrode e mi procura disperazione. Adesso sono sola. Innamorata e sola. Si, l'ho ammesso finalmente, sono innamorata, cotta, stracotta e bruciata viva di lui, di Mattia Briga. Innamorata dei suoi occhi verdi come la speranza che mi hanno dato, del suo sorriso luminoso da far invidia al sole, del suo "piccola" pronunciato in romanaccio con quella voce così calda e profonda, del brivido che provavo ogni volta che mi sfiorava, del fuoco che mi ardeva dentro ad ogni suo bacio, di tutte le sue attenzioni quando era iper-protettivo, del suo profumo che sapeva semplicemente di lui, ed altro che cocaina, quella era la droga vera! E poi, della sua risata quando abbassavo lo sguardo dopo un complimento, di ogni lusinga che riservava solo a me, e di ogni minuscolo difetto che aveva, e ci sarebbero altre mille cose da dire, ma sembra così inutile menzionarle ora che non c'è più. Che stupida sono stata! Non ha più senso amare senza di lui, non ha più senso vivere senza di lui, penso con tristezza. Quante volte ho desiderato di andarmene da questa terra? Tante, ma mai così ardentemente. E la cosa più ridicola è che non l'ho mai fatto, ma adesso che senso avrebbe continuare ad esserci per condurre un'esistenza inutile?
"NO, no! Non devi pensarla così", dice la mia coscienza, "lo stai proteggendo standogli lontano. Preferisci fare l'egoista e rovinargli la carriera e chissà cos'altro?".
Il mio cuore, se potesse parlare, direbbe che si, preferirei avere Mattia piuttosto di una carriera, preferirei l'amore a tutto il resto.
Continuo a singhiozzare ed a dimenarmi sul divano senza riuscire a fermarmi, ma mi interrompo di colpo allo squillo della suoneria del mio cellulare. Se è Fabio, non posso fargli capire che sto piangendo, oppure lui... lasciamo stare. Cerco di impormi un minimo di autocontrollo mentre prendo il cellulare dal tavolo della cucina, dove l'avevo dimenticato.
Guardo il mittente, è... Maria de Filippi. Oddio, che vuole ora?
Rispondo.
-...Pronto?- la mia voce vacilla leggermente, cercando di non rompersi.
-Emma, sono Maria... volevo chiederti se hai deciso cosa fare...-
-Uh, si, si. Conta pure su di me.-, le dico senza pensarci troppo.
-Va bene, grazie mille cara, ci vediamo il 5 Marzo agli Elios studios.
-Okay, ciao.-
Riattacco, e solo dopo mi rendo conto di aver accettato. Ho accettato di essere la coach di una squadra. Ho accettato stress, lamentele, lavoro triplo, gossip a non finire... ma perché ho detto si? Non che mi pesi, dato che so quale bella esperienza si provi a partecipare ad "Amici", sia come coach che come alunno. Solo che adesso non sono proprio in vena... in questo esatto momento vorrei solo essere stesa sul letto, avvolta dalle calde e forti braccia di Mattia che mi proteggono da tutto, e lui che mi sussurra parole dolci all'orecchio, provocandomi mille brividi... chiudo gli occhi, crogiolandomi nel desiderio, mentre altre lacrime sgorgano dai miei occhi, e c'è di nuovo quella sensazione di affogare in un oceano silenzioso senza poter risalire a galla.

"QUEL SORRISO MESSO COME SCUDO"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora