Mattia's p.o.v.
Se ne va via come se niente fosse, lasciandomi qua da solo come un cretino. Nessuna spiegazione, neanche una parola, una telefonata, un messaggio! La chiamo, le mando SMS, ma niente!! Entro in casa e c'è mia sorella ad aspettarmi. Non devo avere proprio una bella cera, perché quando mi vede, si acciglia, e chiede:- Ma è successo qualcosa?-
-Se n'è andata. - rispondo senza giri di parole. Poggio tutta la spesa a terra e vado in salone, con Rebecca alle calcagna.
-Che significa che se n'è andata?-
-Se n'è andata, punto.-, ribatto seccamente.
-È colpa tua, vero?- mi accusa.
-Boh, è solo andata via. Eravamo andati a fare la spesa, e quando siamo usciti i giornalisti ci hanno fotografati. Poi siamo scappati e lei è andata via.- spiego, mettendomi sulla difensiva.
Evidentemente Rebecca non sa che rispondere, quindi tace.
Provo a richiamare Emma. Ancora nulla.
Sono preoccupatissimo, e se le fosse successo qualcosa? Magari si è persa, o l'hanno investita, o si è sentita male...
Mia sorella interrompe questi pensieri rispondendo alle mie domande:- Starà bene. Forse non poteva farsi vedere in pubblico... è sicuramente da quella sua amica... Francesca, mi pare... stamattina stavano parlando al telefono...-
Un barlume di speranza si accende dentro di me.
-Sul serio? E sai cosa si sono dette?-
Lei, imbarazzata, mi interrompe.
-Si... ma non te lo posso dire!-
Spazientito prendo a camminare per il salotto, e di tanto in tanto provo a telefonare Emma invano. Che ansia, spero solo che stia bene!
È passata quasi un'ora dal mio ritorno, ed ho quasi perso ogni speranza, quando mi vibra il cellulare in mano.
Cazzo, è Emma!
Il messaggio dice:"Mattia, sono tremendamente dispiaciuta per l'accaduto. Sappi che non avrai mai più il mio fastidio. Non chiamarmi, per favore. Starò bene. Verrò a recuperare la mia roba in seguito, un abbraccio."
Ma come?Fisso sbigottito lo schermo del telefonino. È un messaggio freddo, distaccato, quasi professionale. Che diavolo è successo? Questa cosa non può averle seriamente compromesso la carriera... o no? Si, insomma, non è la prima volta che le capita... E poi, non poteva tornare qua e spiegarmi?
Deluso e scazzato, mi avvicino a mia sorella, e mi siedo sul divano con lei.
È... frustrante, non so come rispondere al messaggio per non mandarla a fanculo. Okay, mi piace, però si è comportata malissimo, e non mi ha nemmeno fornito una spiegazione!
-Dai, sta' calmo. Sicuramente avrà i suoi motivi per non averti spiegato.- mi ammonisce Rebecca dopo aver letto il messaggio.
-Si, ma io come faccio a sapere se starà bene, se non ci siamo rovinati la carriera, se non le è successo qualcosa di grave...?-
-Su, vai a riposarti un po', ti vedo stanco.-
Mia sorella mi abbraccia, ed io le dico, staccandomi subito:- Piccole', so' troppo preoccupato!-
-Se ci sono notizie ti sveglio, okay?-
-Uff, okay.- accetto perché sono davvero stanco, stanotte non ho dormito granché.
Vado nella mia stanza e mi stendo sul letto, ma lo sento troppo vuoto, troppo grande senza Emma affianco a me.
Inspiro a contatto col cuscino, percependo il suo odore di fragole e vaniglia. Sorrido davanti all'immagine del suo viso nei miei occhi, è bellissima. La studio col pensiero in ogni minimo particolare: gli occhioni da cerbiatto color nocciola intenso, con quel luccichio divertito quando ride, i capelli biondi che le ricadono sulle spalle in morbide onde, soffici da accarezzare e profumati da baciare; e poi, va be', il sorriso. Quel sorriso mi frega sempre, ogni fottutissima volta. Amo tutti i suoi sorrisi, quello felice, quando apre di più la bocca e mette in mostra il rossetto rosso, quello imbarazzato, quando abbassa lo sguardo ed arrossisce sotto i miei occhi. Quello compiaciuto, quando riesce a sopraffarmi. È il sorriso che più mi piacerebbe baciare, il suo. Poi i suoi modi: gentile, aggraziata come una principessa, ma anche cazzuta, e fragile quando non lo vuole far vedere, quando le lacrime tradiscono le sue parole, e non se ne preoccupa. È così forte, così bella nella sua semplicità. Angelica ed eterea cone una creatura di Dio, come un angelo incatenato dal male di tutto ciò che le succede, come una leonessa che vuole essere liberata dalla gabbia, come quel corpo che sta affondando senza poter riaffiorare a galla, che non può salvarsi da solo. Ed io l'avrei fatto, l'avrei liberata, l'avrei salvata e riportata in superficie con me, l'avrei amata, ne sono certo. Se solo fosse rimasta qua, penso malinconico.
Sarebbe stato tutto meraviglioso... ma non posso crogiolarmi nel dispiacere, sono troppo deluso per quello che ha fatto. Capisco che avrà avuto i suoi motivi, ma se io fossi stato veramente importante per lei, forse sarebbe tornata a spiegarmi, o magari non sarebbe nemmeno andata via.
Distratto dai miei pensieri, non mi accorgo che l'I-phone sta vibrando incessantemente sul comodino, dove l'avevo lasciato. Lo prendo e fisso il numero che sta chiamando per cercare di decifrarlo. Non lo riconosco, ma decido di rispondere lo stesso.
-Pronto, sei... Mattia Briga?- blatera una voce femminile.
-Si. Cosa vuoi?- ribatto.
-Mi avevano detto che eri antipatico, ma non pensavo fino a questo punto-replica seccata, -comunque sono Francesca, l'amica di Emma.-
Scatto a sedere sul letto, allarmato.
-Come sta? È da te? Sta bene? Cosa è successo?- sparo a raffica domande prima di essere interrotto.
-In realtà pensavo fosse da te, a me ha detto che sarebbe venuta a casa tua...-
-Quanto tempo fa?-
-Diciamo mezz'ora... Ma l'hai vista?-
-No, non ci è attivata a casa mia, dobbiamo cercarla, ora. Chiamo la polizia, potrebbero averla rapita o...-
-CALMATI! Calmati, cazzarola! Io vado agli studi, tu vai a casa sua, non so cosa sia successo, ma so che è grave. Muoviti okay?-
-Okay, ciao.-
Chiudo la chiamata e scatto in piedi, diretto in soggiorno.
-REBECCA, ESCO!!- urlo per farmi sentire mentre chiudo la porta.
Non c'è tempo da perdere, devo arrivare da lei più velocemente possibile. Prendo il motorino invece della macchina per evitare di imbottigliarmi nel traffico cittadino, e in meno di venti minuti sono sotto casa sua.
Le luci dell'appartamento sono accese, quindi deve esserci per forza.
Corro verso il portone e me lo faccio aprire da un condominiale a caso. Arrivo davanti alla porta, busso freneticamente.
Sento i suoi passi arrivare alla porta e la sua inconfondibile voce chiedere "chi è?"
Rispondo: -Sono Mattia, apri.-
-Mattia, vattene.-
Perché? Perché non vuole vedermi?
-Te prego Emma, apri, ho bisogno che mi spieghi!-
-Devi andare via, non c'è niente da spiegare! -
-M'hai lasciato solo come un cretino e ce sarà un motivo! Che è successo?!-
-Mattia, devi andare, è pericoloso. Non possiamo parlare, vattene.-
-Ti prego, aprimi e parliamone.-
Cerco di farla ragionare con più calma possibile, ma mi si sta incrinando la voce, non ce la faccio.
-Non voglio vederti, vattene cazzo!-
-Emma, aprimi, ti prego, ti scongiuro!-
Mi accascio sulla porta, le lacrime a solcarmi il viso. Non risponde, rimane dietro l'uscio, sento i suoi singhiozzi soffocati.
-APRI QUESTA PORTA, CAZZO!!-
Accecato dall'ira, tiro un pugno al muro, facendomi un male pazzesco.
-Non posso... ti prego, vattene...- replica piangendo.
La sua voce rotta mi spezza il cuore, mi lacera dall'interno. Piango anche io, per rabbia, disperazione.
-NON VADO VIA FINCHÈ NON APRI QUESTA CAZZO DI PORTA!!- urlo in modo da farmi sentire.
-Ti prego, ti prego... Non voglio vederti, vai via.-
-...Ma cosa ti ho fatto?- sussurro.
-Spero che tu stia bene, addio.- le dico, mentre esco dal portone. Sono troppo lontano per sentire la risposta.Salgo sul motorino, ma prima di poter mettere in moto, sento afferrarmi un braccio. Mi giro, spaventato, e trovo Emma più disperata che mai. Lacrime appiccicate alle gote, viso arrossato, occhi stanchi. Mi supplica dicendo:- Aspetta, io...-
-Che?-
-Volevo solo dirti addio...-
-Ma vaffanculo va'!-
Faccio per andare via, ma lei mi blocca ancora.
-Ti prego, un ultimo abbraccio, poi me ne vado. -
Si getta su di me, quasi mi fa cadere dalla moto, ed io la accolgo tra le mie braccia. Sento i suoi singhiozzi sulla mia maglietta, e lei che mi stringe convulsivamente a sé. Io le bacio i capelli, inspirando, per l'ultima volta, forse, il suo profumo dolcissimo."Scappiamo in fondo solo per rincorrerci, innamorati solo per arrenderci, solo per difenderci."
-Devo andare, mi ammazzerá quando lo verrà a sapere...- sospira.
-COSA?! Di chi parli?!-
Come se si stesse accorgendo ora di aver pronunciato quelle parole a bassa voce, sussulta, e si copre la bocca con le mani.
-Sappi che tutto questo non dipende da me. Ora devo andare.-dice piangendo, e scappa nel portone.
-NO ASPETTA! EMMA!!- la chiamo, ma non esce.
Allora vado via, non ce la faccio più.
Raggiungo il pub più vicino, voglio dimenticare tutta questa merda, dimenticare i problemi, tutto. E solo Dio sa quanto io voglia scordare Emma, sradicarla dal mio cuore e dalla mia mente, eppure nulla potrà portarla via dai miei sogni, dai miei pensieri, da ogni mio errore, dai testi delle canzoni che scrivo, dalle frasi fatte, ma soprattutto, rimarrà sempre parte della mia anima.Spazio autrice
Tecnicamente non ho comunicazioni importanti da fare, volevo solo ringraziarvi per le settemila e passa visualizzazioni, per le stelline e per i commenti dolcissimi che mi dedicate anche in chat. Sono veramente felice che questa storia piaccia, davvero. E mi sto mettendo d'impegno prr scrivere meglio e più velocemente, in modo da postare in modo più frequente.
Grazie a tutti, un abbraccio♥
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"QUEL SORRISO MESSO COME SCUDO"
Fanfic*Dal testo* "Volevo dirti che ti amo, solo questo. Si, Memma, mi hai fatto innamorare. Come, non lo so nemmeno io. È solo che quando ti guardo mi sembra di vedere un angelo, se ti tengo tra le mie braccia sono in paradiso. Mi hai reso la persona più...