Capitolo 10

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Emma's p.o.v.
Io e Mattia ci dirigiamo in cucina, mano nella mano, e raggiungiamo sua sorella per la colazione. Vedendoci con le mani unite, Rebecca si insospettisce, aggrottando le sopracciglia, e chiede:- Ma che è, per caso state insieme?-
Io e Mattia ci guardiamo imbarazzati, non sapendo cosa rispondere. Insomma, lui non mi ha fatto nessuna avance, non mi ha chiesto nulla, quindi nemmeno io mi sono azzardata a domandargli del nostro rapporto... a me piace così, in questo modo di amarci soltanto nostro, in quel modo che non deve stare scritto da nessuna parte dove siamo...
Rebecca ci scruta in viso, e, dato il nostro silenzio imbarazzato, decreta: -Si, state insieme.-
Subito io e Mattia la interrompiamo, dicendo all'unisono:- NO. Non stiamo insieme.-
-Voglio crederci.- risponde lei, ancora indispettita.
Noi ci stacchiamo subito, e prendiamo posto attorno al tavolo. In silenzio, consumiamo la colazione. Io mangio più del solito: ripulisco il piatto dalle brioches e bevo tutto il cappuccino in un sorso. Mattia se ne accorge, e, guardandomi, sorride.
Rebecca si alza da tavola perché deve andare via, e Mattia mi si avvicina, mentre io sono ancora impiantata sulla sedia.
Mi giro a guardarlo, e lui, piegandosi in ginocchio, poggia la sua fronte sulla mia. I suoi occhi verde mare mi intrappolano. Trattengo il fiato, non so cosa potrebbe succedere, anzi, penso di saperlo, ma non si sa mai, lui è imprevedibile. E infatti, non soddisfa le mie aspettative. No, si limita a dirmi, con l'intento di provocarmi:- Stasera ti voglio più bella che mai. Ti porto a ballare.-
E, schioccandomi un bacio sulla guancia, si alza e sparisce nel bagno per la doccia. Io, invece, ancora in trance, vado nella stanza di sua madre, nella quale, teoricamente, avrei dormito stanotte. Prendo dei vestiti dalla valigia: un paio di jeans strappati azzurri, una camicia bianca semi-trasparente, ed una felpa colorata. Stamattina fa più freddo del solito, in questi giorni c'è stato un caldo tremendo, mentre ora di nuovo tramontana. Dopo essermi vestita, pettino i capelli ancora umidi in una crocchia, poi vado da Mattia, per nessuna ragione in particolare. Forse voglio solo averlo accanto.
Entro sommessamente nella sua stanza, che, per mia fortuna, o per mia sfortuna, non so dirlo, è ancora vuota. Si... insomma, non ci tengo a vedere Mattia nudo...
Cammino per la stanza, in attesa. Sento ancora l'acqua scorrere nelle tubature del soffitto, quindi immagino ci vorrà un po'. Mentre osservo, distrattamente, la sua scrivania in mogano, i miei occhi si soffermano su un oggetto poggiatoci sopra. È il foglio che Mattia aveva in mano stamattina, quando è entrato nel bagno di corsa. Sono sicura che qualunque cosa ci sia scritta su quel foglio, è importante. Mi avvicino quatta, come se stessi commettendo un crimine, e lo prendo in mano. Impressa con una Bic nera, c'è la sua elegante calligrafia. Inizio a decifrare le parole lentamente. Sento le lacrime pungermi da sotto le palpebre per uscire, ed il cuore che batte all'impazzata. Sono costretta a sedermi sul letto perché sento le gambe cedermi, ed inizio a singhiozzare senza riuscire ad interrompermi. Vedo una dedica in alto a destra: "a mimma memma". Non riesco a credere che abbia scritto queste barre per me. Nessuno l'aveva mai fatto, insomma, chi scriverebbe così bene di una stupida e sfigata sognatrice come me? Non penso proprio di meritarmelo, non ho fatto altro che complicargli la vita da quando l'ho incontrato, mi sono fatta salvare da lui, e non gli ho dato nulla in cambio, perché non avevo da dargli, se non il mio cuore spezzato e ferito. E lui? Lui invece ha scritto che sono la sua vergine, che vuole che io gli stia vicino, e che l'ho salvato da se stesso. Ma, in realtà, è lui che ha salvato me. Mi ha portata via dai demoni che mi tormentavano, non mi ha permesso di affogare nell'abisso di paura e solitudine nel quale, da tempo, sguazzavo. I suoi occhi verdi sono stati il salvagente a cui mi sono aggrappata. E lui è riuscito a darmi tutto questo in soli quattro giorni. Come abbia fatto, non lo so. Non ho mai detto questo di Stefano, o di Marco, o di Fabio. Mi ci sono voluti mesi per innamorarmi di loro, mentre lui, lui è riuscito ad abbattere tutte le mie barriere, tutte quante, dalla stronzaggine al menefreghismo, dalla cattiveria all'odio. In tre giorni, mi sono messa completamente nelle sue mani, fidandomi in modo da non poter più sappare da lui, ignorando ciò che le mie voci e la mia coscienza dicevano. Stavolta, ho affidato tutto al mio cuore. Tutto.
Piego le ginocchia al petto, cercando di soffocare il mio pianto. Le lacrime, ormai sgorgate sulle gote, cadono sul foglio stropicciato che tengo ancora in mano. Continuo a singhiozzare rannicchiata sul letto di colui che, in poco tempo, mi ha rubato il cuore.

"QUEL SORRISO MESSO COME SCUDO"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora