Capitolo 29

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Mattia's p.o.v.
C'è un uomo seduto al tavolo della cucina. Non ci penso due volte, è Fabio. Emma stringe la presa sulla mia mano, ed io, per farla sentire protetta, le circondo le spalle con un braccio. Al rumore dei nostri passi, si volta verso di noi, rimanendo pur sempre seduto. Lo guardo attentamente: occhi rossi, capelli scompigliati, un graffio sulla fronte.
-Esci da questa casa.- gli intimo con fare minaccioso. Lui si alza dalla sedia, la sicurezza sembra averlo abbandobato. Si avvicina a noi, ed io mi metto davanti ad Emma. Non la deve toccare. Le spalle incurvate, i passi pesanti. Da l'impressione di avere appena pianto.

-Emma, queste sono le foto. So di aver sbagliato con te. Scusami per tutto. Ti auguro il meglio, addio.-

Così, prende e se ne va.
Ci metto un po'per metabolizzare le sue parole. Mille domande mi assalgono, mentre tendo la busta ad Emma, ancora incredulo.

-Ma si è scusato davvero?- mi interpella.
-Così sembra... spero solo nun stia fingendo.-
-Già, anch'io. Matti, ho sonno. Ne riparliamo domani mattina?-
Annuncia con uno sbadiglio.
-Si, piccole', ma io nun ce credo che s'è scusato, dopo tutto il male che t'ha fatto.- ribatto.
-Eppure... mah, non so più cosa pensare...'ste robe qui mi mettono solo ansia.-
-Daje, 'namo a dormi' che semo stanchi.-. La prendo per mano e andiamo in camera da letto. Ci leviamo giacche e scarpe, accantonandole sul pavimento.
Mi volto a guardarla, lei fa lo stesso. Abbassa lo sguardo, arrossendo.
-Te vergogni?- le chiedo, avvicinandomi.
-Guarda che t'ho già vista nuda...-
Arrivo davanti a lei. È bassissima, in confronto a me. La sua testa è all'altezza del petto. È la mia nana.
Sorride, imbarazzata. Magari può sembrare una forte, senza paura, ma davanti a me le sue barriere cedono. Appare fragile, insicura, timida. Ecco perché ci completiamo a vicenda. Quando siamo uno di fronte all'altra la sicurezza cede il posto all'ingenuità, alla voglia di scoprirsi. La paura di soffrire si trasforma in paura di perdersi e non ritrovarsi. Ma noi ci siamo ritrovati, combaciando come i pezzi di un puzzle ancora da disegnare. Siamo i tasselli di una storia tutta nostra, parti dell'Universo fuori da tutto che si crea prima di un nostro bacio. La amo a tal punto che non mi interessano le difficoltà, il gossip, gli ostacoli. Mi basta avere lei e posso arrivare anche fino in capo al mondo. I nostri sguardi si inseguono in una dolce tortura, finché gli occhi non si legano insieme. Rimango incantato dai suoi, così grandi, profondi, che la fanno essere eterea, paradisiaca come un angelo. C'è tristezza in quegli occhi. Ma anche speranza. La speranza di poter fuggire almeno per un secondo da tutto il male che le hanno inflitto. Ed io farò l'impossibile perché ci riesca.
Le bacio la punta del naso, lei sorride e lo arriccia in un espressione buffissima. Io rido, per poi lasciarle un altro bacio a fior di labbra. La spoglio della camicia di flanella rossa, facendola cadere lungo i fianchi. Osservo il suo collo, dove sono ancora visibili alcuni lividi e le cicatrici dei graffi. Accanto ad uno di essi, una minuscola macchia rossa. Contemplo, soddisfatto, il succhiotto. Lei cerca di guardarsi, spostando la testa da una parte all'altra, facendomi sbellicare dalle risate.
-N'è gniente, oh! Lascia perde'... è 'n succhiotto.-
Capisce, e si ferma. Le sue mani, minuscole rispetto alle mie, si posano sulle mie spalle, sfregandole. I nervi, piano, si sciolgono sotto le sue dita abili, infondendomi una piacevolissima sensazione di tranquillità.
-Ne avevi proprio bisogno, mi sa.- afferma.
-Già...-
Mi sfila la felpa della divisa di Amici, accantonandola sul letto. I polpastrelli sfiorano il petto sopra la maglietta, provocandomi un uragano di farfalle nello stomaco. Ci scrutiamo intensamente, senza distogliere mai lo sguardo. Le accarezzo una guancia, lei mi sorprende, gettandosi nelle mie braccia, subito pronte ad accoglierla. Si accuccia sul mio petto, facendosi ancora più piccola di quel che è, e mi stringe forte.
-Non lasciarmi mai...-
-Mai. Te lo prometto. -

I nostri corpi si incastrano perfettamente, come a volersi completare l'un l'altro. Io, grande e grosso, all'apparenza stronzo, arrogante, lei piccola, ma con una grinta da leonessa. Così bella, nonostante il male che si porta addosso, però anche fragile, che si ha paura di toccarla per poi vederla dissolversi.
La amo più di ogni altra cosa, perché siamo uguali ed opposti, siamo imperfetti, ma in un abbraccio ci spogliamo di tutte le paure e i difetti.
La amo perché mi fa sentire "a casa", perché quando la bacio posso dimenticare la merda che ho dentro, perché è meravigliosa, dentro e fuori, perché la sua risata mi entra nei polmoni come ossigeno.
La amo perché questo mondo tremendo, lo rende stupendo soltanto esistendo.

"QUEL SORRISO MESSO COME SCUDO"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora