Chapter twenty-nine

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(Capirete poi la foto 🤐💖)


La parte migliore dell'essere considerati degli stronzi senza cuore è che, quando stai male, nessuno se ne accorge mai.

Non riescono minimamente a credere che una persona tanto fredda possa provare... emozioni.

Niente compassione, niente "come stai?" e nienti sguardi di commiserazione.

La sola e unica indifferenza.

Da quando ho litigato con Matt infatti, tre sere fa, ho proseguito la mia vita come al solito. Il macigno che quella sera mi è crollato addosso non se n'è di certo andato, ma nessuno se n'è accorto.

Ho continuato a comportarmi come la stronza di ghiaccio di prima, e ho chiuso nuovamente quei minuscoli spiragli che lui era riuscito ad aprire.

È stato meglio così.

In fondo questa è stata solo una delle tante lezioni mirate a farmi capire che non sono destinata a... stare bene.

È un orizzonte che io non potrò mai raggiungere, o a cui potrò anche solo aspirare...

Metto comunque da parte questi pensieri, non volendo passare tutto il tempo a crogiolarmi, e attraverso il corridoio che porta all'aula di Fisica.

Oggi si terrà un altro esame e sono circondata da alcuni studenti totalmente in ansia e altri che invece ridono e scherzano con assoluta tranquillità.

Prendo posto in terza fila e sfilo la borsa di tela dalla spalla, per poi rileggermi qualche appunto preso a lezione.

Passo così forse un paio di minuti, prima che i miei occhi vengano calamitati - senza neanche sapere come - verso la porta.

Matt sta facendo il suo ingresso in aula con il suo solito fare sicuro e impassibile.

Mastica una gomma a bocca chiusa e digita qualcosa sul telefono, per poi riporlo nella tasca della felpa.

Tento di ignorare con tutta me stessa il brivido che mi percorre la spina dorsale alla vista della sua statura così imponente e atletica, e lo osservo con rancore - ricordando nitidamente la nostra lite di soltanto poche sere fa.

Stringo la matita nel pugno della mano e incricio finalmente i suoi occhi.

Questi, tuttavia, si soffermano nei miei per al massimo tre secondi, per poi spostarsi altrove con un'indifferenza agghiacciante.

Li punta in particolar modo sui banchi in ultima fila e si dirige lì.

Non appena mi passa accanto, l'ondata di vaniglia, muschio e menta del suo profumo mi travolge in pieno. Passa a forse dieci centimetri di distanza da me, ma non mi degna del minimo saluto o sguardo.

Mi ignora completamente. Come se non esistessi.

Serro la mascella nel momento in cui una potente fitta di amarezza si scaglia contro il mio petto, ma faccio finta di nulla.

Non contavo sul fatto che ci saremmo rapportati l'uno con l'altra come se niente fosse, ma non credevo certamente che non mi avrebbe neanche degnata della minima considerazione.

Inspiro ed espiro dalle narici e tengo le palpebre chiuse per qualche secondo, in modo da trattenere la rabbia crescente che sta affluendo in ogni singola parte del mio corpo.

Non ho però neanche il tempo di incazzarmi, che la professoressa Adison entra in aula.

Decido perciò di sgombrare la mia mente da qualsiasi pensiero in cui sia presente Matt, la sua stronzaggine e il mio desiderio di schiaffeggiarlo, in modo da concentrarmi solo e unicamente sulla Fisica.

(Un)expectedDove le storie prendono vita. Scoprilo ora